Marzo 1997, Missa "In Coena Domini". L'Omelia di Sua Santità Giovanni Paolo II.
"Siamo, dunque, convocati per esprimere di nuovo la vivente memoria del più grande comandamento, il comandamento dell'amore: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15, 13). Il gesto di Cristo lo rappresenta al vivo sotto gli occhi degli Apostoli: "Era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre"; l'ora del sommo amore: "Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine" (Gv 13, 1).2. Tutto questo culmina nell'Ultima Cena, nel Cenacolo di Gerusalemme. Siamo convocati per rivivere questo evento, l'istituzione del mirabile Sacramento, di cui la Chiesa vive incessantemente, del Sacramento che, sul piano della realtà più autentica e profonda, costituisce la Chiesa. Non vi è l'Eucaristia senza la Chiesa, ma, prima ancora non vi è la Chiesa senza l'Eucaristia.Eucaristia vuol dire rendimento di grazie. Perciò abbiamo pregato col Salmo responsoriale: "Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?" (cfr Sal 115, 12). Presentiamo sull'altare l'offerta del pane e del vino, come incessante azione di grazie per ogni bene che riceviamo da Dio, per i beni della creazione e della redenzione. La Redenzione si è operata per mezzo del Sacrificio di Cristo. La Chiesa, che annunzia la redenzione e vive della redenzione, deve continuare a rendere presente sacramentalmente questo Sacrificio, da esso deve attingere le forze per essere se stessa. [...]"
immagini Cordis, Daylife
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