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Alla Basilica Antoniana il Delegato fa crack

Il chiostro del Generale al Santo, dove si affacciano gli appartamenti della delegazione papale



di Nicola Munaro e Davide D'Attino per il Corriere del Veneto 

C’è un’inchiesta in procura sul presunto abuso edilizio realizzato in via Orto Botanico, a Padova, all’interno dell’ex casa del custode che fa parte della Basilica di Sant’Antonio. Ad aprire il fascicolo è stato lunedì il procuratore aggiunto Matteo Stuccilli che, sebbene non figurino indagati né sia indicato un reato specifico da perseguire, ha comunque deciso di dare seguito all’esposto presentato dal Comune il 9 ottobre scorso. Anche se, in proposito, da Palazzo Moroni continua a trapelare nulla o quasi: «Si tratta di una vicenda molto, molto delicata», è il ritornello di questi giorni, intonato non solo in municipio ma pure al comando dei vigili urbani in via Gozzi. La questione, che adesso la procura intende approfondire in ogni dettaglio, riguarda un edificio che fino a qualche anno fa veniva adoperato come biblioteca e magazzino dai frati del Santo e che ora è stato trasformato in un piccolo residence con 5 mini-appartamenti di 35 metri quadrati ciascuno, da affittarsi al miglior offerente. Una scelta, quest’ultima, operata dal delegato pontificio monsignor Francesco Gioia, cioè colui che rappresenta la proprietà della Basilica: il Vaticano. Nell’esposto, il Comune di Padova si sarebbe appellato al proprio regolamento edilizio, che all'articolo 106, comma 2 recita: «La superficie abitabile delle singole unità abitative non può essere inferiore a mq 45». Quindi, i mini-alloggi di via Orto Botanico sarebbero fuori norma. Senza contare che l’immobile è pure vincolato dalla Soprintendenza per i beni architettonici del Veneto e dunque, per essere ristrutturato, necessiterebbe di precise autorizzazioni che monsignor Gioia non avrebbe richiesto né ottenuto. Su Internet, però, l’annuncio rimane: «Si affittano con trattativa riservata e con regolare contratto - si legge su www.corriereimmobiliare.com - 5 mini-appartamenti con ingresso da via Orto Botanico, a pochi metri da piazza del Santo, massimo 3 posti letto, completamente arredati, compreso angolo cottura. Particolarmente adatti per professionisti e studenti, no famiglie. Per informazioni rivolgersi alla delegazione pontificia per la Basilica di Sant’Antonio in Padova, piazza Pio XII Roma». Intanto, il presidente della Veneranda Arca del Santo, l’ente laico che dal 1396 si occupa della manutenzione del patrimonio immobiliare antoniano, stoppa sul nascere le voci (non nuove) che parlano di dissapori tra la stessa Arca ed il delegato pontificio: «E’ chiaro ed evidente - scandisce Gianni Berno, che è pure capogruppo del Pd in Comune - che se la proprietà effettua interventi in proprio e in completa autonomia nel complesso basilicale, essa debba attenersi al rispetto delle normative vigenti, esattamente come opera la stessa Veneranda Arca. Da questa incresciosa vicenda deriva certamente un auspicio che credo ben interpreti le attese di tutta la città: oggi serve lavorare tutti con lo stesso stile e nella medesima direzione».


16 commenti:

Anonimo ha detto...

Lo sterco del diavolo diventa una droga per certi preti e vescovi. Un giorno se la vedranno con Dio!

Anonimo ha detto...

Amici cari dopo i patti lateranensi del1929 tutto il complesso del Santo
è diventato extraterritoriale, cioè:
lo stato italiano ha ceduto la sovranità statale alla Città del Vaticano. La propietà dell'immobile è della Veneranda Arca di S.Antonio,cioè dei padovani (solo 2 componenti sono di nomina pontificia,tutti gli altri sono nominati dal consiglio comunale di Padova.
I frati nel complesso sono"ospiti"
Tutti i cespiti derivanti dalla Basilica vanno all'Amministrazione Pontificia che gli gestisce tramite il Delegato Pontificio.
Nel caso specifico il proprietario dell'immobile ha deciso la ristrutturazione seguendo le leggi vaticane in barba ai regolamenti edilizi del comune di Padova.
Propongo di cacciare il delegato pon tificio che probabilmente ha fatto pressione affinchè venga fatto il lavoro e di sfiduciare i componenti della veneranda Arca di nomina comunale.
Mi meraviglia che il Comune di Padova abbia scomodato la Magistratura per un abuso avvenuto in un territorio sotto amministrazione estera.

Anonimo ha detto...

Cosa ci entra la veneranda arca?

Anonimo ha detto...

Mi sembra proprio che questa volta l'eminentissimo Gioia abbia orinato alla grande fuori dal boccale, mettendosi a fare il gioco dei maghrebini che subaffittano le camere per i disperati.

Anonimo ha detto...

tutti sanno perché è stato buttato fuori da Camerino e come è stato defenestrato da San Paolo... è evidente che per essere ancora in circolazione sta ricattando qualcuno oppure fa il protetto. Naturalmente a Padova ha delle talpe che lo informano di tutto.

Adelino Caldon ha detto...

Anonimo di ieri delle 23.58 infila una serie di perle della disinformatia.

Dopo i Patti Lateranensi il Complesso antoniano non è né extraterritoriale né, tanto meno, sotto sovranità pontificia (!). Venne semplicemente ceduto in proprietà alla Santa Sede (Art. 27 Concordato). La quale, come tutti i proprietari di immobili che si trovano sul territorio italiano, deve osservare le leggi dello Stato.

L'extraterritorialità padovana è una leggenda metropolitana come quella del cagnolino messicano portato dall'estero etc.

La Veneranda Arca, in questa luminosa faccenda, sembra non entrarci proprio.

Il Comune ha fatto esattamente il suo dovere: agendo come avrebbe agito verso qualunque proprietario sospettato di aver commesso un abuso edilizio.

Artemio Radicetti ha detto...

Ecco. Sono curioso di capire come si giustificherà la segreteria di stato.

Anonimo ha detto...

Parlate come foste un branco di madri in calore.

Anonimo ha detto...

Parlerai bene te... vergogna!

Anonimo ha detto...

è tutto un piano della veneranda per fare le scarpe a il cappuccino rompiscatole che quando predica parla di tutto tranne che di Cristo, testimone io.

Anonimo ha detto...

E quelle che hanno tirato fuori sono le cose più piccole. Speriamo che continuino a scavare e liberino Padova da questo vescovo vergognoso che già tanto male a fatto a Camerino, diocesi da cui è stato rimosso in fretta e furia. Indagate il perché.

Anonimo ha detto...

Io ho sentito. Naturalmente ti chiedi come figure del genere possano ricoprire ancora cariche... spero che il successore sia almeno Cardinale e faccia vita in delegazione in una città che il Vaticano ha utilizzato come la carta igienica. Vergogna! Chi ha mosso certe nomine se la vedrà con Nostro Signore perché si è reso colpevole di scandalo e decadimento se non il degrado della cura delle anime di una città che era la sacrestia d'Italia! Vergogna!

Anonimo ha detto...

Un piano della Veneranda Arca?

A me non sembra proprio: il Delegato fa tutto da solo per rivelarsi.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

Leggo in Wikipedia che mons. Gioia è stato condannato a Camerino per un REATO!!!! QUALE? Qualcuno sa?

Anonimo ha detto...

Si sa ma non si dice.... È la regola ufficiosa in uso dagli anni '80 dello scorso secolo, ma ora sembrerebbe legge in decadimento....

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