L'imposizione dei palli: semplificazioni in vista
di Gianluca Biccini (per l'Osservatore Romano)
Per le celebrazioni papali ancora un piccolo passo in direzione del rinnovamento
nella fedeltà alla tradizione: venerdì prossimo, 29 giugno, in occasione della messa
per la solennità dei Santi Pietro e Paolo,
che Benedetto XVI celebrerà alle ore 9 nella
basilica Vaticana, sarà anticipato lo svolgimento del rito di benedizione e imposizione dei palli agli arcivescovi metropoliti,
che tradizionalmente avviene in questa circostanza.
La cerimonia di consegna della piccola
fascia di lana bianca — che manifesta visibilmente l’autorità dei pastori delle maggiori arcidiocesi del mondo nell’unione
con il vescovo di Roma — non ha infatti
natura sacramentale. Monsignor Guido
Marini, maestro delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, in questa intervista al nostro giornale spiega i motivi della decisione approvata dal Papa.
Com’era accaduto nel Concistoro dello scorso
18 febbraio, ancora una volta un rito viene
anticipato rispetto alla collocazione precedente
nel contesto della celebrazione. Come mai?
Anzitutto vorrei precisare che il rito della benedizione e imposizione dei Palli rimane sostanzialmente invariato. Tuttavia,
da quest’anno, nella logica di uno sviluppo nella continuità, si è pensato semplicemente a una diversa collocazione del rito
stesso, che avrà luogo prima dell’inizio
della Celebrazione eucaristica. La modifica
è stata approvata dal Santo Padre ed è dovuta a tre diversi motivi, strettamente collegati l’uno con l’altro.
Quali sono?
Anzitutto si intende abbreviare la lunghezza del rito. Infatti, si darà lettura
dell’elenco dei nuovi arcivescovi metropoliti
appena prima dell’ingresso della processione iniziale e del canto del Tu es Petrus, al
di fuori della celebrazione vera e propria.
Poi, quando Benedetto XVI sarà giunto
all’altare avrà subito luogo il rito dei Palli.
Una scelta che consentirà anche di evitare
tempi eccessivi?
In pratica — ed è questo il secondo motivo — si preferisce evitare che la Celebrazione eucaristica sia interrotta da un rito
piuttosto lungo, il che potrebbe rendere
più difficile la partecipazione attenta e raccolta alla Santa Messa. Basti considerare
che il numero dei metropoliti si aggira ormai ogni anno intorno ai 45.
E quest’anno?
Quest’anno son ben 46, anche se due di
essi — un ghanese e un canadese — non potranno essere presenti personalmente. Tra
loro ci sono due cardinali — Rainer Maria
Woelki, di Berlino, e Francisco Robles Ortega, di Guadalajara — e il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia. Il Paese maggiormente rappresentato è il Brasile con 7
presuli, seguito da Stati Uniti d’America,
Canada e Filippine con 4, Italia e Polonia
con 3, Messico, India e Australia con 2.
Lei ha parlato di sviluppo nella continuità.
Cosa significa?
È un richiamo al terzo motivo: attenersi
maggiormente allo svolgimento del rito di
imposizione del pallio, così come previsto
nel Cæremoniale Episcoporum, ed evitare
che, a motivo della collocazione dopo
l’omelia, si possa pensare a un rito sacramentale. Infatti i riti che vengono inseriti
nella celebrazione eucaristica dopo l’omelia sono normalmente riti sacramentali.
L’imposizione del pallio non ha invece in
alcun modo natura sacramentale.
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