Moraglia Patriarca: il primo Redentore








"Per i Veneziani del sedicesimo secolo essersi riferiti al Solo in grado di aiutarli, quando ogni altra risposta risulta insufficiente, ha un significato che appartiene all’uomo di ogni tempo che è intrinsecamente segnato da fragilità, debolezze, limiti creaturali a cui si aggiungono quelli che provengono dalla situazione di peccato che - rimosso col battesimo - permane nelle conseguenze come propensione al male. 
Certamente quello che poteva essere considerato un ostacolo insormontabile nel passato - ad esempio nel sedicesimo secolo - oppure lo è ancora in una determinata circostanza, può non esserlo più oggi - nel ventunesimo secolo - o in altre differenti circostanze. Secondo l’immagine biblica, l’uomo è simile a un vaso di creta che può sbrecciarsi o frantumarsi in mille pezzi. 
Oggi, noi, uomini del terzo millennio che assistiamo, quasi increduli, ai progressi  delle 
tecno-scienze, portiamo in noi - nonostante i risultati conseguiti  - le nostre tante fragilità, paure e domande che, non di rado, rimangono prive di risposte, anche se il nostro problema, oggi, non è più il contagio della peste. 
Attualmente, per noi, costituisce rilevante disagio una società che non riesce più a garantirci un futuro e si qualifica sempre meno con i caratteri della fiducia e della progettualità condivise e sempre più come incerto, un futuro che “viene meno” proprio quando ci interroghiamo su di esso. 
Il nostro timore riguarda il non “aver futuro”. Ma  non “aver futuro” significa veder precipitare nel non senso anche il proprio presente che smarrisce la sua capacità di interessarci alla vita, al bene comune, all'educazione delle nuove generazioni, nei confronti delle quali siamo chiamati a trasmettere i valori che hanno dato forma alla nostra città, alla sua storia, alla nostra convivenza civile. 
Mentre la peste portava lo sfacelo dei corpi, la mancanza di futuro, il senso diffuso della precarietà, dell’incertezza, dell’impotenza, la convinzione che nulla sia più governabile a livello economico e sociale, afferra la vita soprattutto dei giovani, che si sentono “buttati”  nell'esistenza, non più capaci di solcarla procedendo verso una meta, ma sentendosi sbattuti qua e là dalle onde dell’incertezza. 
Ora, il cristiano è plasmato dalla fede che chiama in causa tutto l’uomo; la fede si interessa di tutto ciò che appartiene all'uomo. L’annuncio cristiano, così, riguarda la retta ragione e la legge naturale ma, nello stesso tempo, non si riduce solamente a ciò, essendo, appunto, annuncio di Gesù Cristo e su di Lui. Secondo tale linea, la fede non si pone “accanto” all'umano, giustapponendosi ad esso ma, piuttosto, “intercetta” l’umano e lo porta a “compimento”, incominciando col “sanarlo”. 
Anche l’umano entra, a pieno titolo, nella salvezza; la fede non si limita, così, a considerare l’apice superiore dell’uomo, disattendendo ciò che viene prima di esso. 
La nostra esistenza di ogni giorno caratterizza quindi la vita eterna, il nostro destino ultimo; consideriamo, per esempio, che l’atto di fede non può esser posto se non da una persona che sia libera, conscia, consapevole, padrona di sé. In termini teologici: la grazia suppone la natura, la perfeziona e porta a compimento."
 
dall'Omelia del Mons. Moraglia, Patriarca.
Festa del Santissimo Redentore 2012










12 commenti:

  1. Ancora quei camici foderati... IL PATRIARCA VESTE DI ROSSO, TOGLIETE QUELLE PEZZE ROSSE! A VENEZIA C'è UN PATRIARCA DI CLASSE! ADEGUATEVI! DATEGLI DELLE MITRIE DECENTI NON QUESTE ROBETTE MODERNE!

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  2. concordo sulla fodera del camice, ma le mitre sono le sue personali...

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  3. Il trasparente rosso o nero ha in realtà due funzioni:
    I°quella di non far vedere le gambe se il celebrante non porta la veste.
    II°molti merletti sono antichi e delicati e il trasparente li protegge dagli strappi, però la puntatura deve essere fatta sopra e sotto altrimenti è inutile.
    In genere la scelta della mitra la decide il celebrante.

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  4. E se vogliamo dirla tutta, il velo omerale usato è quello della Messa in terzo, non il velo eucaristico.

    E' possibile essere un po' più attenti?

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  5. Il velo è bianco e va bene.

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  6. Anche i sassi sanno distinguere tra il velo omerale della Messa (che veniva portato dal suddiacono per la patena e che ora qualche volta viene usato per i leggii) e quello per le benedizioni eucaristiche, che in genere portava una raggiera preziosa tanto ampia da coprire tutta la schiena.

    La distinzione sembra talmente ovvia e corrispondente ad una consuetudine delle nostre zone, che mi sento imbarazzato a doverne parlare.

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  7. siete delle donnette!
    La liturgia è qualcosa di più profondo. E' catechesi.
    Le vostre invece sono solo chiacchere, formalismifine a se stessi.
    Grazie a Dio il nostro Patriarca unisce la sostanza al gusto liturgico.
    Avrei voluto che ci fossero dei commenti sulla sua omelia.
    Abbiamo un Patriarca che ha una statura da gigante.
    Ogni sua omelia è un arricchimento della nostra fede.
    Quello che conta è la Vita eterna. Lui ci indica la strada.

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  8. Sapete cosa vi dico? Mi viene voglia di celebrare una messa more antico con alba bianca senza trine,manipolo,stola e casula.
    Cosa ne dite?

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  9. Perchè no, nulla lo impedisce, anzi è una ottima proposta. Corro subito. Ma il patriarca si metta camici decenti e mitrie di pregio e non robette...

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  10. per Anonimo delle 17.21 di ieri.
    La Liturgià è una cosa, la Catechesi un'altra!
    Poi hanno inventato la "Liturgia Pastorale" che ha portato i fedeli e i sacerdoti dal cristocentrismo all'egocentrismo... belle robe!
    Poi la sua frase finale "Quello che conta è la vita eterna"... allora cosa ci stiamo qui a fare in questa? sgozziamoci tutti che tanto è tutto tempo perso!
    ma daaaaiiiii.....
    Stimo moltissimo il Patriarca per quel che è e come lo concretizza!
    saluti

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  11. "La liturgia è catechesi"?

    La Liturgia è azione di Cristo e della Chiesa e corrisponde al munus sanctificandi Ecclesiae. La catechesi rientra invece nel munus docendi. Ognuna di esse ha un suo proprio statuto.

    Confonderle è assai grave e conduce alle Messe nelle quali il celebrante "crea" (per "adattare"), con le tristi conseguenze ben conosciute. Di queste confusioni Joseph Ratzinger ha svolto analisi acute.

    Il patriarca Moraglia, anche da questo punto di vista, è una vera benedizione per la Chiesa nel Triveneto. Egli dimostra di servire la Liturgia e non di servirsene e sarebbe bene che le liturgie per Lui organizzate gli fossero congrue.

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  12. Caro anonimo de 17/07/2012 ore 16.56, questo cos'è?
    https://lh4.googleusercontent.com/-LoYYBJUBMa8/TYth5-I9J7I/AAAAAAAAAIY/nsuTPreD8Bc/s1600/IMGP7236.JPG
    Bel modo, la raggiera, per distinguere i veli omerali...
    Suvvia, quello del patriarca era bianco ed andava bene.

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