Uno sguardo veneto sulla Liturgia, musica e arte sacra, le attualità romane e le novità dalle terre della Serenissima.
Sul solco della continuità alla luce della Tradizione.

Al di là di resistenze ed interpretazioni... cosa?




di don Luigi Girardi*  per La Difesa del Popolo 
All'indomani dell’apertura del concilio Vaticano II, il documento sulla liturgia fu il primo a essere discusso, approvato e promulgato da papa Paolo VI con la firma di tutti i padri conciliari (4 dicembre 1963). Ciò spiega perché la costituzione liturgica porti il nome dell’evento che l’ha prodotta: Sacrosanctum concilium. Nel primo numero, infatti, si dichiara la finalità generale del concilio(rinnovare e dare impulso alla vita della chiesa), e proprio per questo si afferma che è necessario occuparsi anzitutto della riforma e della promozione della liturgia. Ciò va inteso in un duplicesenso: da un lato, il rinnovamento della chiesa dovrà coinvolgere anche la liturgia, la quale è una sua espressione fondamentale; dall’altro, la liturgia va riformata perché possa a sua volta contribuire a rinnovare la chiesa. È convinzione del documento che alla liturgia deve partecipare pienamente ogni battezzato e che da tale partecipazione tutti attingono il «genuino spirito cristiano» (Sc 14).

Il testo della Sacrosanctum concilium ha raccolto e rielaborato quanto era stato prodotto nel tempo precedente, a livello di studio, di vita pastorale, di documenti magisteriali e di prime iniziali riforme della liturgia. Costituisce quindi un punto fermo, che acquisisce ma anche rilancia il cammino della chiesa. Dei suoi sette capitoli, il primo è quello fondamentale: offre i principi generali per la riforma e la promozione della liturgia. Superando una visione ritualistica o solo giuridica della liturgia, afferma che essa è un momento in cui si attua la storia della salvezza di Dio con l’umanità, perché gode di una speciale presenza di Cristo. Richiama poi la necessità di un’approfondita formazione e indica le norme con cui gli organismi competenti dovranno procedere a una riforma generale della liturgia, in modo da «conservare la sana tradizione e aprire la via al legittimo progresso» (Sc 23). Alcune di queste norme riguardano la natura ecclesiale della liturgia (la liturgia è azione della chiesa, coinvolge tutta l’assemblea e chiede la partecipazione di tutti, ciascuno secondo il proprio stato), altre derivano dalla natura didattica e pastorale della liturgia (il suo grande insegnamento, in particolare la Scrittura, deve essere reso più facilmente accessibile, anche introducendo le lingue vive). Altri criteri sono dati per procedere nell'adattamento della liturgia alle culture dei vari popoli; si raccomanda infine la vita liturgica nelle diocesi e nelle parrocchie e la pastorale liturgica.
Questi principi di riforma vengono applicati a tutta la liturgia: l’eucaristia (cap.2°), i sacramenti e i sacramentali (cap. 3°), l’Ufficio divino (cap. 4°), l’anno liturgico (cap. 5°). Nella stessa direzione viene avviato il ripensamento e la valorizzazione della musica e dell’arte sacra, precisando la loro qualità liturgica (cap. 6° e 7°): anch'esse  come tutti i linguaggi del rito, sono parte integrante della celebrazione e ne condividono le caratteristiche fondamentali; perciò devono esprimere la ricchezza del mistero
celebrato e devono consentirne la partecipazione dei fedeli. Sacrosanctum concilium è il primo documento nella storia dei concili che si è interamente occupato della liturgia e che ne ha richiesto una riforma generale. Il suo fine era promuovere in tutti un’esperienza profonda dell’incontro con il Signore proprio attraverso la forma ecclesiale del rito celebrato, superando anche un certo individualismo. A tal fine, si è dato impulso a una nuova pastorale liturgica, in cui la celebrazione (massimamente l’eucaristia) è vista come «culmine» dell’azione della chiesa e «fonte» da cui scaturisce la sua energia (Sc 10).
Lo sforzo messo in atto dalla chiesa per attuare queste indicazioni è stato grandissimo e ha bisogno di un lungo tempo per una ricezione e una attuazione che ne siano all'altezza  Al di là di comprensibili resistenze o interpretazioni troppo sbrigative, l’accoglienza della Sacrosanctum concilium e i frutti che ne sono derivati segnano una direzione fondamentale per il cammino di una chiesa che voglia vivere la propria fede nelle condizioni del mondo attuale. La cura per imparare a celebrare come il concilio ci ha indicato resta la vera sfida da raccogliere.


(presidente dell'istituto di Liturgia Pastorale di Padova)

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Mina canterebbe PAROLE PAROLE PAROLE PAROLE PAROLE PAROLE

istriano ha detto...

bla...bla...bla...bla....!

Simone Bassanelli ha detto...

Il solito chiacchierame anni settanta. Non riescono a rimanere al passo con i tempi. Perché quando parla di musica sacra non ha proposto, un nome, una raccolta di canti, un volume? Perché è solo una cosa campata in aria, non vivono la realtà.

Anonimo ha detto...

Questi sono quei signori che predicano continuamente che il Concilio ha chiesto di essere vicini alla gente, al popolo, ai fedeli... Poi però quando aprono bocca non sanno far altro che parlare in conciliese, ecclesialese e altri linguaggi che esprimono solamente una cosa: un senso di vacuità impressionante. Parole senza alcun significato e discorsi vuoti. Vorrei dire "inutili", ma il problema è che invece sono molto dannosi per la Chiesa e la sua opera di Santificazione ed Evangelizzazione. Questa gente crede di predicare la Parola di Dio, invece rema contro la missione che Cristo ha affidato alla Chiesa e ai suoi presbiteri. Spero tanto che il tempo di questo indegno parlare a vuoto finisca al più presto.

Elio Boretola ha detto...

Naturalmente della Sacrosanctum Concilium si citano i principi generali - o quelli che si credono tali - non le singole disposizioni.
Ad esempio cosa dice la Costituzione sul Gregoriano e sulla Polifonia? Cosa dice sull'uso del latino nella liturgia?

Cosa dice sui vespri parrocchiali domenicali il Concilio visto che dopo di esso sono spariti quasi ovunque?

Cosa dice il Concilio sugli altari e sugli organi a canne?

C'è una logica che articoli come questo siano pubblicati sul settimanale diocesano di Padova, in cui la frequenza cala costantemente e la media d'età dei fedeli s'innalza paurosamente anno dopo anno.

E si ha coraggio di parlare ancora di mancata recezione della Riforma litugica? Se si va avanti così, resterà la c.d. Riforma e non ci sarà più chi la deve recepire.

Anonimo ha detto...

Non servirà proprio, perché significa che si ripartirà da zero, con molta facilità.... ma tra vent'anni però.

Anonimo ha detto...

http://goanimate.com/videos/0bf01ByhhZJQ/1

Anonimo ha detto...

frutti?
Le chiesa vuote.
Pubblicato da La Croix (Les Français et le catholicisme 50 ans après Vatican II - h/t to Le Salon Beige)

Baptized Catholics:

92% in 1961
80% in 2012

Mass attendance:

(Note: what is translated here as 'sometimes' is to be understood as 'sometimes in the course of the year' - quelquefois dans l'année.)

Among all French, whether baptized Catholic or not:

1961: 35% every Sunday or more, 33% sometimes, 24% never, 8% non-baptized.
2012: 6% every Sunday or more, 28% sometimes, 46% never, 20% non-baptized.

Among all baptized Catholics:

1961: 25% every Sunday, 13% "as often as possible", 36% sometimes, 26% never
2012: 5% every Sunday, 2% "as often as possible", 35% sometimes, 58% never

Regarding Mass attendance among baptized Catholics in 2012, by age group:

Age group 65 and above:

15% every Sunday, 4% "as often as possible", 35% sometimes, 46% never

Age group 50 to 64:

3% every Sunday, 3% "as often as possible", 38% sometimes, 56% never

Age group 35 to 49:

2% every Sunday, 1% "as often as possible", 37% sometimes, 60% never

Age group 25 to 34:

1% every Sunday, 1% "as often as possible", 33% sometimes, 65% never

Age group 18 to 24:

No figures (0%) for every Sunday, 2% "as often as possible", 19% sometimes, 79% never


Sinceramente, poteva andare peggio? Ma di che crisi c'é bisogno per arrivare a dire che qualcosa é andato storto?

Anonimo ha detto...

Sarebbe opportuno che i liturgisti, invece di celebrare il concilio, lo applicassero nella sua interezza. La Sacrosanctum cocnilium non parla mai di riforma liturgica, ma di "instauratio". Non ha mai detto di riscrivere tutto il messale, di abolire la musica sacra, di cancellare il graduale romano e sostituirlo con penosi repertori di canzonette, di inventarsi gli animatori al microfono che monopolizzano la liturgia, di demolire gli altari ecc, ma ha detto esattamente il contrario di ciò che è stato fatto in questi decenni. E' ora che il concilio venga tolto dalle mani dei professori sessantottini, che lo hanno travisato secondo le loro lenti ideologiche, e restituito alla chiesa nella sua integrità.

Anonimo ha detto...

Credo che l'apice della perversione della "lettura conciliare" l'abbia raggiunta Andrea Grillo, che vede in questo pontificato la piaga delle piaghe della "comunità ecclesiale". Guardatevi il suo blog... è delirante!

Amerino Botteon ha detto...

Il quale Grillo continua a non rispondere ad una domanda ben precisa: perché gli dà tanto fastidio un Rito (quello straordinario) che il Papa ha concesso come facoltativo e non reso obbligatorio.

Questa facoltatività sarebbe in linea con la categoria del "pluralismo liturgico", che tanti effetti anarcoidi ha avuto sullo stesso Rito approvato da Paolo VI (danneggiandolo).

In sostanza: in liturgia fate quel che volete; l'unica cosa proibita è celebrare con un Rito usato per secoli. Cosa semplicemente assurda, per altro non dire.

p.s. per celebrare i 50anni del Vaticano II a Padova hanno invitato a parlare sulla liturgia proprio questo contestatore del Pontefice.
C'è qualche "sorvegliante della Comunità" che ha qualcosa da dirci in proposito?

Anonimo ha detto...

Grillo non risponde a quella domanda perché non può rispondere (credibilmente).

E' vero che lo hanno invitato a Padova - i Preti sessantottini non mancano mai -, però è altresì vero che il Vescovo Mattiazzo ha concesso la Messa antica stabilmente, in Centro, fin dal 1984.

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