Il I secolo è l'epoca della formazione della Chiesa, tra diatribe locali, nascita di importanti comunità cristiane e figure di spicco, come quei Padri diretti continuatori di quegli Apostoli investiti dallo Spirito Santo, nel giorno della Pentecoste; nei loro scritti e nelle loro figure traspare il tentativo di trasmettere la giusta dottrina, difesa dalle dispute e dalle nascenti forme d'eresia, dalla lotta con le comunità giudaiche.
La celebre lettera scritta dal vescovo di Roma Clemente Romano alla comunità di Corinto tra il 96 e il 98 oltre ad essere indicato tra più antichi documenti cristiani è una fondamentale testimonianza del primato della Chiesa di Roma: il papa Clemente intervenne per via epistolare nella comunità corinzia per sedare una spaccatura tra anziani (sacerdoti) e giovani ribelli. Nell'epistola Clemente invita alla penitenza e a ripristinare la pace della comunità e dei suoi membri, alla luce della Sacra Scrittura, portatrice di concordia.
"Ora invece date ascolto a gente da nulla a persone che vi pervertono e gettano il discredito su quella vostra coesione fraterna, che vi ha resi celebri. Un disonore che dobbiamo eliminare al più presto. Buttiamoci ai piedi del Signore e supplichiamolo con lacrime perché, fattosi propizio, ci restituisca la sua amicizia e ci ristabilisca e ci ristabilisca in una magnifica e casta fraternità d'amore"
Epistola ai Corinzi, Clemente Romano.
A papa Clemente era attribuita anche la più antica omelia cristiana pervenutaci, oggi datata al 150 d. C. scritta da un autore ignoto di provenienza forse siriaca.
La maggior parte delle informazioni sulla liturgia celebrata dalle prime comunità cristiane sono tratte dalla Didaché (insegnamento). L'opera, scoperta un centinaio d'anni fa in un codice costantinopolitano, è di anonimo autore ed è stata data agli anni Cinquanta del I secolo il che la porterebbe ad essere il documento cristiano più antico in assoluto. Alcuni l'anno definita proto-manuale di diritto canonico, infatti, oltre a contenere istruzioni dottrinali (la catechesi della vita e della morte) e letture esagetiche, vi sono istruzioni liturgiche e commenti al rito del battesimo e alla liturgia eucaristica.
"Nel giorno del Signore, riunitevi, spezzate il pane e rendete grazi, dopo aver confessato i vostri peccati, perché il vostro sacrificio sia puro. Chiunque invece ha qualche discordia con il suo compagno, non si raduni con voi prima che si siano riconciliati, perché non sia profanato il vostro sacrificio. Il Signore infatti ha detto: in ogni luogo e in ogni tempo mi si offra un sacrificio perfetto, perché un grande Re sono io, dice il Signore, e mirabile è il mio nome fra le genti"
Liturgia delle Ore, Didaché.
Nella scia dell'aspro scontro dei primi secoli tra Giudei e Cristiani si inserisce la cosiddetta Epistola di Barnaba, scritta da un anonimo tra I e II secolo. La lettera è un lungo sermone sull'uso cristiano dell'Antico Testamento che non risparmia stoccate alle comunità Giudaiche, accusate di accostarsi carnalmente ai testi sacri e non spiritualmente, con corretta lettura esagetica.
"Qualunque cosa ti accada, la prenderai in bene, sapendo che nulla avviene che Dio non voglia. Non sarai volubile nel pensare né userai duplicità nel parlare; la lingua doppia infatti è un laccio di morte."
Epistola di Barnaba
Il documento chiamato Pastore di Erma si inserisce nel grande discutere teologico che si compiva a Roma tra I e II secolo, quando si dibatteva sul problema della ricaduta nel peccato grave anche in seguito al Battesimo. La proposta di Erma, che si basa sulle rivelazioni di un angelo che gli apparve in forma di pastore, fu quella di concedere al peccatore già battezzato la possibilità di rimediare attraverso una penitenza, da compiersi prima della morte corporale.
La figura di Ignazio di Antiochia apre invece il grande periodo delle persecuzioni. Le epistole del santo vescovo, inviate ad amici ed estimatori durante il viaggio che lo condusse verso le belve che a Roma lo avrebbero divorato, profilano l'imponente figura spirituale e l'enorme carisma dell'episcopo, che, anche se destinato alla morte imminente, non rinuncia ad amministrare le anime, a scontrarsi con l'eresia docetista e a compiere un'esagesi del martirio, implorando i cristiani di non dissuaderlo nell'affrontare le belve del circo, nell'anno 107.
"Scrivo a tutte le chiese, a tutti annunzio che morrò volentieri per Dio, se voi non me lo impedirete. Vi scongiuro, non dimostratemi una benevolenza inopportuna. Lasciate che io sia pasto delle belve, per mezzo delle quali mi sia dato di raggiungere Dio. Sono frumento di Dio, e sarò macinato dai denti delle fiere per diventare pane puro di Cristo"
Epistola ai Romani, Ignazio di Antiochia
Nessun commento:
Posta un commento