Uno sguardo veneto sulla Liturgia, musica e arte sacra, le attualità romane e le novità dalle terre della Serenissima.
Sul solco della continuità alla luce della Tradizione.

Moraglia Patriarca: la Solennità di San Marco





Il primo Pontificale del Patriarca Moraglia nella festa del patrono di Venezia, San Marco: qualche immagine e l'omelia.

Celebrare la festa di san Marco evangelista significa riprendere in mano la nostra storia; San Marco, infatti, è stato, per circa mille anni patrono della Serenissima. Egli, così, richiama l’identità veneziana che si caratterizza, da sempre, come volontà d’incontro, di scambi culturali e commerciali, di viaggi; una ricchezza che non è solo economica ma umana, culturale, artistica, spirituale. In tal modo, san Marco, ci ricollega all’Oriente - la Terra santa -, all’Egitto - la città di Alessandria -, di cui l’evangelista secondo un’antica tradizione fu vescovo. Ssoprattutto, però, Marco ci riporta, attraverso il suo vangelo, al Signore Gesù che da lui viene presentato, fin dall’inizio, come il Figlio di Dio. In Marco, che ci unisce all’Oriente ma soprattutto alle origini del cristianesimo, c’è la profezia di quello che, nei secoli, sarebbe diventata la nostra città, la Regina dell’Adriatico, la Dominante, la Serenissima. 

Per questo oggi, in un’epoca di difficoltosa transizione con la quale il nostro territorio e la nostra città devono fare i conti, i veneziani non possono guardare a San Marco chiedendogli solo una generica protezione ma devono più che mai domandargli il coraggio e l’intraprendenza per guardare al presente e al futuro con più forza e ottimismo. I momenti di crisi, infatti, sono tempi in cui, a tutti, viene chiesto di dare di più, non di meno, d’essere più coraggiosi e meno timorosi. In particolare bisogna non cedere alla tentazione dell’individualismo, anzi impegnarsi a “far rete” e a guardare insieme alle scelte che riguardano l’interesse generale e che non parlano la lingua di una sola parte o, addirittura, di una parte contro l’altra ma, piuttosto, il linguaggio complesso e variegato del bene comune, con particolare attenzione al mondo del lavoro, della famiglia, dei giovani; soggetti che, in modi diversi, oggi sono messi a dura prova.  
Come membri della comunità religiosa e civile siamo convinti che sia necessario fare appello a tutte le risorse morali e spirituali per guardare, con più serenità e determinazione, al presente e al futuro. Non si può cedere allo sconforto, non possiamo vivere il tempo che ci è stato dato, come una condanna. Al contrario, il tempo che ci è stato dato da vivere è qualcosa in cui dobbiamo abitare dando il meglio di noi stessi, per lasciare, a chi verrà dopo, i frutti della nostra fatica, del nostro coraggio, della nostra fantasia. Il nostro protettore Marco, non fece parte della cerchia apostolica - ossia dei Dodici - ma, attraverso il legame con essi e in modo particolare con l’apostolo Pietro - fondamento degli Apostoli e di tutta la Chiesa - ci trasmette quello che viene considerato il secondo vangelo; in esso abbiamo la testimonianza ecclesiale di tutte le cose dette e fatte da Gesù per noi. Nell’odierna, solenne, ricorrenza dell’evangelista che, come da calendario, cade in tempo pasquale, vogliamo soffermarci su un aspetto importante riguardante le apparizioni con cui il Signore risorto si manifesta ai suoi. In Marco, come d’altronde negli altri evangelisti, gli incontri col Signore risorto costituiscono e legittimano la Chiesa che appare come la comunità che nasce dalla sua morte/risurrezione e dal dono dello Spirito Santo. Il Vangelo di Marco termina con una duplice conclusione; la seconda costituisce - come è noto - un’aggiunta successiva, pur essendo, a tutti gli effetti, ispirata e canonica. In tal modo il vangelo che abbiamo appena ascoltato, proclamato dal diacono, vuol garantire che, una volta asceso al cielo, il Signore Gesù non è più visibilmente accessibile ai suoi. Allora, a Lui, subentreranno gli Undici, ossia, la Chiesa, che proprio da Lui, e tramite gli Undici, riceve il mandato missionario: “Apparendo agli Undici , Gesù disse loro: Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato”. Ma, dopo aver detto che, al posto di Gesù, vi è la santa Chiesa - ossia gli Undici mandati in missione dal Risorto -, il vangelo di Marco ne vuole proclamare l’indefettibilità, ossia il suo “non venir meno” a causa del male con cui, in ogni epoca, essa dovrà fare i conti, misurandosi con presenze che le si opporranno non solo dall’esterno ma, purtroppo, anche dall’interno. 
Il prosieguo del brano evangelico odierno ci aiuta a comprendere tutto questo: “Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti, e se berranno qualche veleno, non recherò loro danno; imporrano le mani ai malati e questi guariranno ” (Mc16,17-18). Queste affermazioni non vanno intese pensando che gli apostoli e i loro successori saranno dei super-uomini o persone dotate di poteri magici, una specie di prestigiatori da spettacolo. Non saranno niente di tutto questo. Al contrario, il vangelo di Marco descrive, in estrema sintesi, quello che attraverso generi letterari fra loro differenti, occupa due interi libri del Nuovo Testamento: gli Atti degli Apostoli e, soprattutto, l’Apocalisse. Infatti, i due versetti che chiudono il Vangelo di Marco ci dicono, servendosi di immagini: “Scacceranno i demoni… prenderanno in mano i serpenti… se berranno qualche veleno non recherà loro alcun danno…”. Ciò significa che, alla fine, la salvezza ottenuta da Cristo sulla croce, e affidata alla sua Chiesa avrà - nonostante le tante sofferenze e persecuzioni - la meglio. Le porte degli inferi non prevarranno! Non a caso il libro degli Atti degli Apostoli s’interrompe proprio quando la salvezza raggiunge Roma che, all’epoca, era il centro e insieme il simbolo della totalità del mondo, mentre il libro dell’Apocalisse, dopo la narrazione di tante persecuzioni e sofferenze da parte delle Chiese e dei discepoli, termina con l’invocazione della Sposa - ossia la Chiesa - e dello Spirito che insieme dicono: vieni Signore Gesù! Per noi, che ci rallegriamo della protezione dell’evangelista Marco, la lettura meditata del suo Vangelo, in questo tempo pasquale, diventi il modo in cui vogliamo entrare personalmente e comunitariamente, di più e meglio, nella sua protezione. Ricordiamo, ancora, che cento anni fa, come oggi, s’inaugurava il ricostruito campanile di san Marco; infatti, proprio il 25 aprile 1912, alla città e ai veneziani, veniva restituito el paron de casa che, con le sue cinque campane ne ritmava e animava la vita; così, dopo dieci anni dal crollo del 14 luglio 1902, il grande campanile, piantato al lato della Basilica, tornava a presidiare una delle più belle piazze del mondo, per noi veneziani, la più bella piazza del mondo. Infine, oggi, è mio vivo desiderio anche a nome di tutta Chiesa veneziana, porgere gli auguri al carissimo patriarca Marco, la Vergine Nicopeia lo sostenga sempre con la sua tenerezza di Madre.


+ Francesco Moraglia

Patriarca di Venezia





52 commenti:

Anonimo ha detto...

Cioè... 2 mesi de Veneto e anca el pì tradissionae dei vescovi che poeva rivare Venessia... se veste come l'arcivescovo de Canterbury (post Enrico 8). MA SE RENDEMO CONTO?? MITRIA ROSSA??? MA QUANDO MAI?? Ma quindi a Venessia el cativo gussto no se ferma ae candeabre scrococò so l'altare o ai drappi mal fatti alle spalle del trono de piera alla spalle del trono de veudo... mancava il trionfo ROSSO al dì de Samarco! Poro patriarca!

Cicìn rosto ha detto...

Profondo rosso... altro che trionfo.

Anonimo ha detto...

Mi no me par che i o gabia obligà coa pistoea puntada aea tempia ... el podea anca dir de no ! Desso no stemo dir "poareto jù" che sel vol e robe e decide e e fa !

Anonimo ha detto...

Anche Scola lo scorso anno alla Domenica delle Palme aveva una mitra rossa...

Anonimo ha detto...

Da che mondo è mondo il giorno di s. Marco Ho sempre visto il patriarca celebrare con una spendida pianeta rossa ricamatissima. La mitria rossa è un esperimento di una ditta romagnola?
Purtroppo la sacrestia di S Marco non possiede parati moderni degni di quelli antichi. Bisognerebbe coivolgere i grandi e blasonati editori tessili veneziani esempio Bevilacqua, Rubelli ecc... a contribuire al decoro della Basilica patriarcale, ne avrebbero un grande ritorno di immagine.
Purtroppo quello che ho visto ad Aquileia non fa ben presagire circa le future scelte per la sacrestia.

Anonimo ha detto...

Ma Moraglia è uno spilungone, non so se ogni cosa che trova in un armadio gli stia bene addosso...

Comunque sia: a Caorle, il giorno dopo, a quanto vedo parrebbe "tornato in sé stesso"..

http://nuovavenezia.gelocal.it/cronaca/2012/04/27/news/il-patriarca-a-caorle-incontra-la-comunita-per-fare-amicizia-1.4433091


(E bella quanto semplice l'omelia:

http://caorleduomo.blogspot.it/2012/04/visita-del-patriarca-lomelia-alla-messa.html )

Anonimo ha detto...

ma da dove saltea fora chea mitra a ____________

Anonimo ha detto...

Non andrò più a San marco.

Anonimo ha detto...

www.siriogroup.it da qua a salta fora!

Anonimo ha detto...

...Da Sirigroup a Siriogroup?!?

Noooo!!!!!!

Anonimo ha detto...

Navigando per caso su internet ho scoperto il Vostro Sito ed ho letto i pro e i contro nei confronti di Mons. Moraglia.
Sono un prete della Diocesi di La Spezia e durante la permanenza di Mons. Moraglia a La Spezia non ho mai espresso un giudizio nè in pubblico, nè in privato. Potrei dire con il Manzoni: "Lui folgorante in solio vide il mio genio e tacque"(5 Maggio) ora mi permetto di esprimere una mia opinione. Ho ascoltato attentamente le sue omelie e relazioni ai vari convegni, ho attentamente analizzato la sua produzione letteraria e mi pare di poter dire che Mons. Moraglia è u"Un ottimo Scolastico" ma non uomo di cultura, perchè cultura vuol dire capacità di tradurre in esperienza di vita ciò che la mente ha pensato e ideato. C'è un forte divario tra ciò che Mons. Moraglia confessa di pensare e il suo modo di agire. Non è necessario elencare i vari avvenimenti messi in atto perchè la lista sarebbe lunga. Mi pregio di dire al termine di queste poche righe che ha coronato il suo Episcopato nominando quattro Monsignori e non si riesce a capire il perchè. E lui stesso ha detto:"Spero che a La Spezia non mi ricorderanno soltanto per queste nomine:" Anonimo

Cicìn rosto ha detto...

Caro Anonimo sacerdote della Spezia: il tuo è un commento che desta molti interrogativi. Puoi dunque essere un po' più chiaro? Fai perlomeno un paio di esempi che ci possano far capire perché Moraglia non sarebbe un uomo di cultura. E sulle nomine dei monsignori, puoi dirci di più?
Grazie.

Anonimo ha detto...

anch'io sono un prete di Spezia e posso testimoniare l'esatto contrario di quanto ha affermato l'"anonimo" (si sa bene chi è, perchè tutti loconosciamo e conosciamo il suo modo di agire) delle 09:56.
il Vescovo Moraglia è invece uomo di cultura che traduce in atti la carità del buon pastore. Spezia non ha mai avuto un vescovo di così grande cuore e di cosi grande mente come Mons. Moraglia. Chi ha un briciolo di onestà intellettuale, non può non dare atto di come Moraglia in questi quattro anni si sia speso con tutte le sue forze per arrivare a tutto e a tutti, cercando di sanare ciò che andava sanato e di curare ciò che andava curato. Anche chi ideologicamente è lontano dal pensiero della Chiesa (politici e sindacalisti di sinistra) è rimasto conquistato dal fatto che il Vescovo Moraglia non solo diceva ma che anche agiva di conseguenza arrivando là dove non riuscivano ad arrivare loro.
Mi fa sorridere poi quel "navigando per caso", ma se hai già "lasciato la firma" su altri commenti!
Circa i 4 monsignorati, li ha dati a sacerdoti buoni che ha premiato perchè si rimboccano le maniche lavorando nella Vigna del Signore come pastori, come preti. Non come chi considera il compito a cui è stato assegnato come un suo feudo personale da difendere con le unghie e con i denti.
Non nobis domine, sed nomini tuo da gloriam.

Anonimo ha detto...

mamma mia !!!! sono andato su Siriogroup.it e me ne sono scappato via.
ma chi è che disegna i suoi prodotti: Pablo Picasso???
Ma per carità !!!

Anonimo ha detto...

a me non spiace affatto la mitra rossa. Anzi, sarebbe bello che le avvesse dei vari colori liturgici.

Anonimo ha detto...

PAROLE SANTE

Anonimo ha detto...

Anonimo delle 09,56 SANTO SUBITO!

Anonimo ha detto...

A me 'sti preti di La Spezia che scrivono su Sacris non mi convincono mica tanto, nè che siano preti nè che siano di La Spezia.

Anonimo ha detto...

bella l'idea delle mitre dei vari colori liturgici. E perchè no! anche una azzurra per il mese di maggio e le feste mariane?

d. Vittorio ha detto...

Secondo me invece tanti degli anonimi che commentano questo Blog sono preti di venezia. È inutile continuare a nasconderlo.

Anonimo ha detto...

ecco un paio di esempi:
1°esempio, i 120 operai della ex San Giorgio licenziati e messi in cassintegrazione tutti riassunti grazie all'opera efficace e silenziosa (non plateare) di Moraglia (vedi questo link: http://www.gvonline.it/public/articolo.php?id=6900);
2°esempio, la presenza fisica del vescovo tra gli alluvionati delle Cinque Terre, di Brugnato e di Borghetto Vara, durante i giorni tragici dell'alluvione (vedi questo link: https://sfidaeducativalaspeziablog.wordpress.com/2011/11/05/a-scuola-di-vita-seminaristi-con-badile-e-carriola-a-monterosso-e-in-val-di-vara/) gli aiuti materiali durante l'emergenza (i seminaristi mandati a spalare fango), e quelli successivi all'emergennza (vedi questo link: http://www.cittadellaspezia.eu/mobile/articolo.aspx?id=99497) quando le istituzioni si erano dimenticate di chi era stato messo in ginocchio dalla calamità.
Questo noi spezzini lo possimao testimoniare e non lo dimenticheremo, mai! Qui da noi c'è ormai un detto: "Moraglia: fatti, non parole!".
Chi scrive certe cose è in grave malafede; mente, sapendo di mentire.

Minotto Ottoboni ha detto...

S.E. Moraglia è stato inviato dal Pontefice a Venezia come vescovo e non come professore. Conseguenza: egli fa omelie vere e proprie, non lezioni. E molti fedeli se ne sono accorti con reazioni molto positive.
Effettuare commenti tipo "è uno scolastico" - per esempio - è privo di interesse e dunque irrilevante.
E' come se io accusassi il mio pasticcere di non cantare bene: sul piano epistemologico, qualcuno mi potrebbe chiedere se ho sostenuto la licenza elementare.

Anonimo ha detto...

MI PIACE IL DIBATTITO SU MONSIGNOR MORAGLIA XCHE' RIVELA CHE NELLA CHIESA C'E' SPAZIO DI LIBERTA'.
NEL DIALOGO LA VERITA' SI FA AVANTI ANCHE ATTRAVERSO QUELLA CHE E' LA FRAGILITA' UMANA.

Minotto Ottoboni ha detto...

Curricolo di S.E. Moraglia (prima di Venezia):

Dottore in teologia dogmatica, è stato direttore dell’ufficio per la Cultura e l’Università della diocesi genovese; assistente diocesano del Meic; docente di cristologia, antropologia, sacramentaria e di storia della teologia alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale; preside e docente dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose Ligure".

Commento di S.E. Scola alla sua nomina a Venezia:

"La nomina di mons. Moraglia a Patriarca di Venezia suscita in me due commossi sentimenti. Il primo è di gratitudine al Santo Padre per la scelta di un Pastore di solida dottrina, di considerevole formazione teologica e culturale, e di squisito senso del popolo santo di Dio. Il secondo... etc."

Leggo qui, nell'Anonimo precedente, che "Moraglia è certamente uno scolastico e niente affatto uomo di cultura".

Ma ci rendiamo conto delle enormità penose che qui si dicono sotto l'usbergo dell'anonimato?

Anonimo ha detto...

E' proprio così, sotto l'usbergo dell'anonimato si dicono cose false e si disinforma.
Bisognerebbe che la redazione cambiasse e accettasse solo commenti di persone che si registrano con nome e cognome anagrafico, non con pseudonimi.
Forse ci sarebbero meno commenti, ma certamente la gente prima di scrivere certe falsità ci penserebbe bene

Redazione Sacris Solemniis ha detto...

La discussione può continuare, ma si resti nei limiti di rispetto e decenza. Vescovi e sacerdoti meritano deferenza.

Grazie

RSS

Redazione Sacris Solemniis ha detto...

Accogliamo il suggerimento di Anonimo (13:23): è proprio il caso di dare un taglio alle inutili chiacchiere e alle diffamazioni verso il Patriarca Francesco. Gli interventi su Sacris Solemniis sono sempre ben accetti, naturalmente sino ai normali limiti del rispetto e del buon gusto.

Buona continuazione.

R.S.S.

Antimoraglia ha detto...

La Redazione ha cancellato il succo della questione, cioè l'inaccettabile pretesa della partigianeria di Moraglia di accreditarlo come uomo di cultura. Ebbene, ribadisco che moraglia più che un amministratore, concedo scrupoloso, non risulta essere, né per il suo storico come vescovo, né per la sua formazione come chierico !

Anonimo ha detto...

Morale della favola: come sempre durante il suo pontificato, il papa Benedetto ha colto nel segno.

Buona Domenica a tutti.

Hypothesis ha detto...

"Antimoraglia" (già Anonimo) avrebbe chiesto anche a ...Socrate la "lista delle pubblicazioni scientifiche" (per un concorso a titoli per una cattedra di Filosofia alle regie scuole, forse?) , disconoscendolo come "uomo di pensiero"..

Figuriamoci con Moraglia. (Che è uomo di grande fede e cultura, beninteso.)

Anonimo ha detto...

Cosa c'azzecchi quest'ultimo commento Dio solo sa!

Anonimo ha detto...

Vogliono farvi credere che l'acqua del mar è salata, e invece vi dico che l'acqua del mare non è salata, anzi è dolce. ma che dico dolce, è dolcissima.

Anonimo ha detto...

concordoi pienamente con Hipotesis e concordo anche con l'anonimo delle 00:06, infatti dire che Moraglia non è uomo di cultura è come dire che l'acqua del mare non è salata.
Però adesso basta! La redazione fa male a dare spazio ad un soggetto come "Anonimo" che continua a scrivere gratuitamente contro il nostro carissimo e amatissimo Patriarca.
Tutti sono liberi di dissentire, ma una volta espresso il loro pensiero, basta. Continuare a "dare spago" ad un individuo tale declassa questo sito. In nessun programma televisivo un conduttore lascerebbe continuare un partecipante ad un dibattito a diportarsi in questo modo.
Peccato, mi piaceva navigare su questo sito, c'erano delle belle cose, ma non voglio più disgustarmi nel leggere gli interventi di "anonimo". Quindi in segno di protesta non accederò più a questo sito ed invito anche altri a seguire la mia scelta.

Antimoraglia ha detto...

Bene, mi sono pertinato di fare un giro di consultazioni pretesche sia a Spezia che a Venezia che altrove. I pareri sono differenti, e non c'è da stupirsi, ma convergenti su un fatto; parlare di Moraglia come "uomo di cultura" è veramente una forzatura in quanto - e qui le voci sono tutte coerenti - non ha prodotto nulla che non si discosti dalla normale letteratura omiletica legata al suo ruolo pastorale. Chi vuole enfatizzare o accreditare Moraglia come "uomo di cultura" probabilmente usa una differente accezione del, premessa la buona fede; e in caso contrario, come penso, è solo un supporter più o meno prezzolato che non intende ragione alcuna. Nel mondo culturale e accademico internazionale vi sono precisi riscontri di produzione letteraria o scientifica per essere accreditati come uomini di cultura, non basta svegliarsi un bel mattino e dirsi allo specchio che lo si è !

Antimoraglia ha detto...

...ah, di Socrate conosciamo da mo' la lista delle pubblicazioni scientifiche, ma forse Hypo lo ignora !

Anonimo ha detto...

anchi'io mi sono stufato e seguo l'esempio di anonimo delle 11:16 e lascio che Antimoraglia/Anonimo, che è privo di alcuun freno inibitore, si parli addosso.
La Redazione ha proprio deluso!

Antimoraglia ha detto...

Cioè, e veramente straordinario che ci sia gente che pretende di porre positivamente la propria visione di fatti e personaggi, in continuo e ad nauseam, e se qualcuno li contraddice di adontano in modo inverecondo, insultando, denigrando e minacciando Redazione ed infine, lasciando il campo sdegnati. Certo che per uno arrivato da due mesi "carissimo ed amatissimo" mi sembra un etichetta sulla confezione piuttosto che un sentimento cordiale, ma tant'è, che il grande fratello ci spinge a mimare sentimenti che non abbamo e a dir parole che non sono nostre, magari solo per uniformità nelle chiacchere.

Anonimo ha detto...

Redazione, non ho parole per descrivere tutto il mio disappunto per come ti sei comportata in questo frangente. Mi hai proprio deluso!!!

Anonimo ha detto...

Io invece ho molto apprezzato la posizione equilibrata di Redazione proprio in questo frangente. Dar spazio a tutte le voci è un preciso compito editoriale, e Redazione si è dimostrata leale con tutti. Considerando la sua spiccata posizione a favore di Francesco Moraglia, avrebbe potuto farla propendere per i pii supporter di Monsignore, il che non è stato. Brava Redazione !

Hypothesis ha detto...

Ma ci vuole la patente anche per portare aggettivi come "colto" , "erudito", "sapiente", etc... ? (E non mi riferisco necessariamente a Mons. Moraglia.)

Certo, forse qualcuno auspicherebbe una sorta di "peer review" episcopal-accademica : in ogni caso, per stare alle "volgari" omelie, pare che il Moraglia nell'agorà ecclesiale abbia un "impact factor" dal pulpito di gran lunga superiore a quello di tecnicissime pubblicazioni su riviste specializzatissime...


(Per stare al Patrono del Patriarca: quante pubblicazioni su riviste internazionali produsse il Santo di Assisi? - Ok: meglio compararlo con Bonaventura, Scoto, Occam... "se non non vale : lo avete chiamato per primi pur voi 'uomo di cultura'...")

Antimoraglia ha detto...

Si, Hypo, si ... ma questo è un altro discorso, tutto un altro discorso! Comunque "colto, erudito e sapiente" non sono sinonimi e sarebbe troppo lungo in questa sede delineare le reciproche connessioni e le eventuali applicazioni a Monsignore. Sull'impatto delle omelie di Monsignore, a ognuno il suo, a chi piacciono e a chi no. Il Santo di Assisi era il Santo di Assisi; che gli serviva - e a noi - che fosse accademicamente colto ? Hypo adesso sta glissando con categorie affatto diverse da quelle da cui siamo partiti, per l'evidente motivo che non è in grado di proporre argomenti in tal senso cogenti. Che Monsignore possa essere un bravo ed apprezzato omileta senza essere uomo di cultura è sfondare una porta aperta e rientra del gusto soggettivo dell'uditore (a me per esempio non piace). Non per questo gli si deve cucire addosso, forzandolo, uno status altrimenti oggettivo - cioè uomo di cultura - status che non possiede per i preclari motivi addotti.

Hypothesis ha detto...

Caro Anonimo-par-excellence, non ho mai sostenuto che "colto, erudito e sapiente" fossero dei sinonimi, tanto meno che, ciascuno a suo modo, fossero riferibili al Patriarca Moraglia. In ogni caso, mi par di capire che Lei sia dell'avviso di rigettare, eventualmente, pure ciascuno di questi termini, anche se proposto singolarmente intendo, nei riguardi del Patriarca.
Eventualmente intendo, a priori e comunque.

Di Moraglia -alla fine dei conti- non si potrebbe diire né che sia "uomo di cultura", né "colto", né "erudito", né "sapiente" : cose -ben inteso- affatto diverse!

La questione è però che mentre il primo termine potrebbe (dico: potrebbe) in principio trovare più o meno una connessione (se declinato come "voce di punta del 'mondo della Cultura' " , soprattutto) nel "numero e livello delle pubblicazioni scientifiche", per gli altri tre la cosa si fa più complicata (o più semplice, in fondo).

Intendo: deve un Patriarca possedere l'erudizione che ebbero nell'Ottocento i Cardinali Mai e Wiseman? O la brillantezza, fondata su un immenso sapere, di pensiero di un Newman?

E poi: quando mai gli stessi illustri predecessori di Moraglia, Roncalli e Luciani, poterono esibire una lista di pubblicazioni pari a quelle del successore Scola, o -che so- degli attuali cardinali Lehmann e Kasper?

Se per Lei "uomo di cultura" non può essere suffragabile con un Dottorato in Teologia Dogmatica ottenuto già in giovane età alla Pontificia Università Urbaniana, ma necessita per forza di una chilometrica lista di pubblicazioni "di rango" (e magari di una venia legendi all'Università di Tubinga o Heidelberg o Lovanio, etc...), va bene, abbiamo capito che Lei ha una concezione dei titoli di studio sufficientemente sana da non fermarsi al "pezzo di carta" (dopotutto Bagnasco ha bacellierato e
laurea in Filosofia alla Statale, e non di più - c'è chi ha "ancor meno"), al "titulo" in quanto tale: complimenti!

Lei è un vero sapiente che sa distinguere "il valore legale del titolo di studio" (dopotutto nel mondo anglosassone e soprattutto germanico Moraglia sarebbe appellato "Francesco Dr. Moraglia": niente di più usuale, laggiù) dalla vera nobiltà
dell'animo dell'uomo di cultura, dalla vera "aristocrazia dell'intelletto" , che non si misura in diplomi e pergamente che ingialliscono sul muro, ma in una diuturna fecondità scientifica, attestabile dalla "lista delle pubblicazioni" (e dal ranking internazionale delle riviste su cui compaiono).

Lei, caro Anonimo, ha capito davvero cosa sia quella che gli Antichi chiamavano "sophia".


Con ammirazione.

Antimoraglia ha detto...

Si, o prolissa Hypo, un cardinale Patriarca deve essere uomo di eccellente e riconosciuta erudizione e di immenso sapere, perchè il suo titolo e nome è più eminente di quello d'altri. Tutto qui. Dieci righe di un qualsiasi testo sono bastanti per delineare lo spessore di un uomo nel senso che diciamo, oppure un minuto di sua conversazione. A mio parere Monsignore non gode del favore divino, e con questo non voglio dire che non sia un bravo vescovo (c'è positivamente ben di peggio in giro) ma solo che non è un accreditato uomo di cultura, nonostante i titoli (ma c'è chi ne ha di più) le "curazioni" (ma c'è chi ne ha di più), la giovane età del conseguimento (ma se si è trovato in posizione favorevole è facile per chiunque che sia men che analfabeta arrivare in fretta al dunque) e nonostante tutti i gradi accademici che può produrre ed ostentare quali il citato Dott. et cetera. L'errore di Hypo è quello di volerne fare un "campione d'ingegno" mentre ci troviamo di fronte ad un normale prodotto delle Pontificie Università, come molti ce ne sono.

Anonimo ha detto...

dedicato ad Antimoraglia/Anonimo:
«Fu il sangue mio d'invidia sì riarso
che se veduto avesse uomo farsi lieto,
visto m'avresti di livore sparso.
(Dante Alighieri, Purgatorio, XIV, vv.82-84)

Moraglia è amato, stimato, autorevole, sa stare in tutte le situazioni e con tutte le persone: con gli alti politici, con i poveri operai sull'orlo del licenziamento, con i parroci e con i cardinali, con i bambini e con gli anziani, con i colti e con gli illetterati. Sa presiedere un alto consesso di studi ed una semplice riunione parrocchiale. Dedica il suo tempo a tutto e a tutti. Tutti per lui sono importanti. Il segreto di tutto ciò è che ama Dio, la Sua Chiesa Universale e quella che è in Venezia affidatagli da Pietro.

Caro Antimoraglia/Anonimo guarda nel tuo cuore e chiediti se tutto quello che scrivi non è frutto di invidia. Pregherò per te! Perchè quando si scrivono certe cose poi non si è sereni interiormente.

SP ha detto...

Mi fate ridere perché vi accapigliate su argomenti piuttosto labili.
Invece che spulciare se Monsignor Patriarca sia colto, erudito o sapiente, ci sono altre domande da farsi:
è stato un pastore secondo il cuore di Dio?
ciò che ha fatto nella diocesi di provenienza era ad maiorem gloriam Dei, oppure ad maiorem suam propriam speciem?
Per il poco che l'ho conosciuto non l'ho trovato umile né accogliente né affabile né lungimirante né misericordioso.
Ma non il mio né qualunque altrui giudizio lo cambierà in meglio è in peggio.
Gli auguro buon lavoro e alla diocesi di Venezia auguro buona fortuna

Antimoraglia ha detto...

Caro anonimo delle 14.16, ciò che dici è semplicemente falso, sia in rapporto alla mia personale disposizione d'animo che a quanto vò dicendo in queste pagine. Il tuo è il classico atteggiamento di chi vuole un leader a tutti i costi e, ottenutolo, lo divinizza attribuendogli ogni sorta di virtù e buone disposizioni. Si chiama "culto della personalità" ed è atteggiamento comune nelle ideologie totalitarie. Moraglia non è amato né stimato né autorevole, se non nella testa di qualcuno che amerebbe e stimerebbe e si sottometterebbe a chiunque.Nella diocesi di provenienza ha agito nel secondo modo che hai detto ed il commento seguente di SP ce lo conferma. Quanto a me, sono serenissimo davvero, perchè la verità rende liberi e felici, però accetto volentieri le tue preghiere che il Signore saprà riformulare per il mio bene spirituale.

Anonimo ha detto...

Caro SP, alias Antimoraglia, Alias Anonimo. l'abbiamo capito che dietro tutti gli pseudonimi ci sei tu.
Cerchi solo di dividere con la menzognia. Ma non ci riuscirai!

Anonimo ha detto...

SP che non è di SPEZIA è sbugiardato da questi articoli:

http://sfidaeducativalaspeziablog.wordpress.com/2012/02/01/quattro-anni-tutti-di-un-fiato-ecco-perche-spezia-ricordera-per-sempre-il-vescovo-moraglia/

http://www.gvonline.it/public/articolo.php?id=6900

Leggeteli! Vi faranno Bene

Antimoraglia ha detto...

Anonimo - alias Hypothesis - continua a ripetere le stesse cose trite e ritrite nel solco del culto della personalità che lo ossessiona. Gli articoli citati sono roba giornalistica: dicono il sentimento del momento, spesso mentono, sempre dissimulano. Ieri ho sentito un chiarissimo professore del Marcianum il quale mi conferma l'assoluta irrilevanza dell'uomo dal punto di vista culturale e la sua modestia pastorale, niente quindi di significativo. Ma se alcuni ossessivi vogliono farne il loro idolo d'oro per calmierare la loro insicurezza, prego, come desiderano; non lo impongano però ad altri specialmente con questa mal'orchestrata campagna di bugie e di depistaggi mediatici!

Anonimo ha detto...

A me basta vedere come celebra per capire che è veramente un uomo mandato da Dio! La cultura fatevela voi che ne avete bisogno!

Anonimo ha detto...

"La cultura fatevela voi che ne avete bisogno". Certo che è un commento intelligente e costruttivo e particolarmente scevro di livore e rabbia. A me basta vedere come Moraglia celebra per capire che è un uomo mandato dalla Curia Rmana. A ognuno i suoi punti di vista!

SP ha detto...

Primo: io non sono Antimoraglia né un altro Anonimo, altrimenti non avrei meso SP. E sono di Spezia, ma tu continuerai a credere quello che vuoi: è proprio di chi è piuttosto limitato.
Questo per chiarezza.
Sui commenti e gli articoli citati da Anonimo 21, 11:
i giornali scrivono quello che vogliono ma non hanno incontrato l'eminente Vescovo, l'hanno solo sentito parlare. Solo che un conto è predicare e un conto è amare. Un conto è dare del proprio e un conto è distribuire ciò che invece non esce dalle nostre tasche.
Un conto è argomentare e un altro è testimoniare.
Se a Venezia lo amate già così tanto è proprio un bene che sia venuto da voi. Altrettanto bene e anche di più che sia andato via da noi.
Chi vuole se lo ricorderà come un pastore eccellente e chi invece ha avuto esperienze diverse lo ricorderà come un pastore di passaggio.
Ciò che resta è la fede in Gesù Cristo: per noi e per lui. Ciascuno al posto affidato da Dio, ciascuno coi propri talenti, ciascuno chiamato a lavorare all'ora opportuna, ciascuno a seminare senza sapere che ne sarà del frutto, ma confidando che il Signore farà crescere.
Speriamo che cresca anche la consapevolezza che c'è stato un Concilio Vaticano II con il quale la Chiesa si è proposta di trovare le strade più adatte ad incontrare gli uomini e le donne di questo millennio: fino ad oggi mi pare che non abbia concretizzato poi così tanto a livello istituzionale.

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