Uno sguardo veneto sulla Liturgia, musica e arte sacra, le attualità romane e le novità dalle terre della Serenissima.
Sul solco della continuità alla luce della Tradizione.

In piedi, seduti e in ginocchio


Uno dei punti non sempre chiari durante la celebrazione della Santa Messa è la postura da assumere.
A riguardo si può citare indubbiamente come norma principale nella Chiesa la rubrica n. 43 dell'IGMR (Institutio Generalis Missalis Romani), III edizione tipica, che afferma:
"I fedeli stiano in piedi dall’inizio del canto di ingresso, o mentre il sacerdote si reca all’altare, fino alla conclusione dell’orazione di inizio (o colletta), durante il canto dell’Alleluia prima del Vangelo; durante la proclamazione del Vangelo; durante la professione di fede e la preghiera universale (o preghiera dei fedeli); e ancora dall’invito Pregate fratelli prima dell’orazione sulle offerte fino al termine della Messa, fatta eccezione di quanto è detto in seguito.
Stiano invece seduti durante la proclamazione delle letture prima del Vangelo e durante il salmo responsoriale; all’omelia e durante la preparazione dei doni all’offertorio; se lo si ritiene opportuno, durante il sacro silenzio dopo la Comunione.
S’inginocchino poi alla consacrazione, a meno che lo impediscano lo stato di salute, la ristrettezza del luogo, o il gran numero dei presenti, o altri ragionevoli motivi. Quelli che non si inginocchiano alla consacrazione, facciano un profondo inchino mentre il sacerdote genuflette dopo la consacrazione.
Spetta però alle Conferenze Episcopali adattare i gesti e gli atteggiamenti del corpo, descritti nel Rito della Messa, alla cultura e alle ragionevoli tradizioni dei vari popoli secondo le norme del diritto. Nondimeno si faccia in modo che tali adattamenti corrispondano al senso e al carattere di ciascuna parte della celebrazione. Dove vi è la consuetudine che il popolo rimanga in ginocchio dall’acclamazione del Santo fino alla conclusione della Preghiera eucaristica e prima della Comunione, quando il sacerdote dice Ecco l’Agnello di Dio, tale uso può essere lodevolmente conservato.
Per ottenere l’uniformità nei gesti e negli atteggiamenti del corpo in una stessa celebrazione, i fedeli seguano le indicazioni che il diacono o un altro ministro laico o lo stesso sacerdote danno secondo le norme stabilite nel Messale."
A loro volta le Precisazioni liturgiche della Cei affermano che:
"La C.E.I. fa proprio quanto indicato in « Principi e norme per l’uso del Messale Romano » e cioè:
In piedi dal canto d’ingresso fino alla colletta compresa. Seduti durante la prima e seconda lettura e il salmo responsoriale.
In piedi dall’acclamazione al Vangelo alla fine del Vangelo. Seduti durante l’omelia e il breve silenzio che segue. In piedi dall’inizio del Credo, recitato o cantato, fino alla conclusione della preghiera universale o dei fedeli. Seduti durante tutto il rito della presentazione dei doni. Ci si alza per l’incensazione dell’assemblea.
In piedi dall’orazione sulle offerte fino all’epiclesi prima della consacrazione (gesto dell’imposizione delle mani) esclusa. In ginocchio, se possibile, dall’inizio dell’epiclesi preconsacratoria (gesto dell’imposizione delle mani) fino all’elevazione del calice inclusa.
In piedi da Mistero della lede fino alla comunione inclusa, fatta la quale si potrà stare in ginocchio o seduti fino all’orazione dopo la comunione.
 Durante il canto o la recita del Padre nostro, si possono tenere le braccia allargate; questo gesto, purché opportunamente spiegato, si svolga con dignità in clima fraterno di preghiera.
In piedi dall’orazione dopo la comunione sino alla fine.
N.B. Durante l’ascolto della Passione del Signore (Domenica delle palme e Venerdì Santo) si può rimanere seduti per una parte della lettura.
Anche qualora il canto del Gloria a Dio comportasse uno svi­luppo musicale di una certa ampiezza, in casi particolari, ci si potrà sedere dopo l’intonazione."

Anzitutto va sottolineato un problema di norme. L'IGMR si riferisce alla III edizione tipica del Messale, di cui non esiste la traduzione ufficiale italiana. Attualmente nel territorio nazionale è utilizzata la II edizione tipica; le precisazioni liturgiche Cei fanno riferimento ad essa. Sembrerebbe quindi che la prima norma citata non abbia valore in Italia: essa è però una traduzione ufficiale, approvata dalla Cei, senza alcuna limitazione (per soli fini di ricerca, di confronto, etc.). E' dunque del tutto ragionevole ritenerla in qualche modo valida.
Un dubbio importante pare sorgere riguardo al comportamento da tenere durante la Preghiera Eucaristica e all'Ecce Agnus Dei.
Nel primo caso, secondo il Messale si potrebbe rimanere sempre in ginocchio, mentre la Cei prescrive di farlo solo dall'epiclesi preconsacratoria sino al Mistero della fede. Va detto che le Precisazioni, come si può notare, riprendono in maniera piuttosto fedele la prima parte della rubrica n. 43 (pur se fanno riferimento, come detto, all'edizione tipica precedente), ma tacciono riguardo la seconda parte.
Allo stesso modo, dopo l'Ecco l'Agnello di Dio, secondo il Messale ci si può inginocchiare, mentre le Precisazioni prescrivono di rimanere in piedi. Anche qui c'è silenzio, che non è di semplicissima interpretazione.
Pare comunque che, come insegna la secolare sapienza della Chiesa, in dubiis libertas.
Un Responsum ufficiale della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti può essere di ulteriore aiuto.

Riportiamo qui di seguito una traduzione dall'inglese:
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
5 giugno 2003
Prot. n. 855/03/L

Dubium: In molti luoghi, i fedeli sono abituati ad inginocchiarsi o a sedersi in preghiera personale al momento di ritirarsi al proprio posto, dopo aver ricevuto individualmente la Sacra Comunione durante la Messa. E' intenzione del Missale Romanum, editio typica tertia, di proibire questa pratica? [va infatti notato come, per esempio, il Messale non preveda esplicitamente di potersi inginocchiare al proprio posto, dopo aver ricevuto la Comunione]
Responsum: Negativo, et ad mentem. La mens è che la prescrizione dell'Institutio Generalis Missalis Romani, n. 43, è da intendersi, da un lato, come un modo di assicurare entro limiti generali una certa uniformità di postura dell'assemblea nelle varie parti della celebrazione della Santa Messa e, dall'altro lato, di non regolare la postura così rigidamente che coloro che desiderassero inginocchiarsi o sedersi non siano più liberi di farlo.


Francis Cardinale Arinze
Prefetto
Dunque, per quanto la liturgia richieda (e il Messale stesso lo ricordi) che una certa uniformità dei gesti e delle posture sia da perseguirsi, nondimeno le prescrizioni vanno considerate con una certa flessibilità, evitando di considerarle in maniera eccessivamente rigida, come se si trattasse di irregimentare i fedeli. Certamente coloro che, per esempio, abbiano problemi di salute (ad esempio persone molto anziane e con disturbi motori) possono adottare posture diverse da quelle prescritte. Non sembra neppure eccessivamente peregrino immaginare che, pur essendo da rifuggire l'esibizionismo, pure ragioni di personale devozione possano portare ad inginocchiarsi, per esempio, durante la Comunione del celebrante (cioè all'Ecce Agnus Dei) .

immagine da Corbis.

12 commenti:

Caterina63 ha detto...

Io vorrei aggiungere solo una riflessione:

Nella Messa noi non ci ritroviamo davanti ad un simbolo, ma soprattutto dopo la Consacrazione, QUEL PANE E QUEL VINO che abbiamo davanti, sull'Altare SONO DIO VIVO E VERO....e allora mi sorge spontaneo chiedermi: come sia possibile che siamo arrivati a delle Norme che NON tengono conto di questa REALTA' E PRESENZA quanto piuttosto il problema della "postura a seconda della gente, della loro cultura..." ma perchè, mi domando, NON PARLIAMO LA STESSA LINGUA ALMENO NELLA CONSACRAZIONE? Non è forse QUELLA PRESENZA CHE ADORIAMO CHE CI UNISCE facendo scomparire ogni differenza?
E non è forse L'INGINOCCHIARSI il modo migliore per testimoniare al mondo che ci troviamo davanti a Dio VIVO E VERO sull'Altare, in modo che possa essere trattato COME SI CONVIENE AD UN DIO?
Io temo che a forza di "normare" ( termine inventato ma che si riferisce proprio alle NORME) si è arrivati a dimenticare chi abbiamo sull'Altare in quei momenti.... tanto è che molti sacerdoti NON si inginocchiano neppure dopo la Consacrazione, ma fanno solo un profondo inchino....
Non c'è per molti fedeli LA REALTA' VIVA DEL SACRAMENTO E DI CHI E' PRESENTE, ma è come se la Messa fosse UN RITUALE DI MEMORIA DI UN EVENTO PASSATO....
se fossimo realmente coscienti della Reale Presenza... resteremo in ginocchio - per chi può - sacerdote compreso, in ogni occasione DEL RITO.... senza che una Norma debba suggerire cosa fare dal momento che questo non era mai stato messo in dubbio....
Troppi DUBBI affollano oggi i fedeli e i sacerdoti...troppi....
i Santi ci insegnano la vera postura per stare alla MESSA: IN GINOCCHIO A CONTEMPLARE IN SILENZIO IL DIVINO PRODIGIO E LA DIVINA PRESENZA.....

;-)

Aurelio ha detto...

Concordo con Caterina, è tempo che le norme siano rivalutate, in luce alla grande risensibilizazione della Liturgia in questo pontificato.

Anonimo ha detto...

Il vecchio parroco della mia parrocchia godeva nell'umiliare i ragazzi, facendoli stare in ginocchio il più possibile. Quando cofessava un ragazzo, lo faceva sempre inginocchiare; le preghiere di penitenza dovevano sempre essere recitate in ginocchio e, ancora in ginocchio, doveva fare l'adorazione della croce.
Entrando in chiesa, i ragazzi dovevano fare la genuflessione con il ginocchio piegato a terra; prima della messa, dovevano inginocchiarsi al banco in attesa del suo inizio; durante la messa dovevano stare in ginocchio per tutto il canone e, dopo la comunione, dovevano mettersi in ginocchio al loro posto.

Anonimo ha detto...

COSì SI FA O SI DOVREBBE FARE IN TUTTE LE CHIESE! NON è UMILIARE...

Anonimo ha detto...

Anonimo delle 14:24.... il tuo parroco era un bravo prete e ti insegnava bene.

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con i commenti ad anonimo: la genuflessione in chiesa è un atto di giusta sottomissione: Mi ricordo che una volta, da ragazzo, dopo una confessione naturalmente fatta in ginocchio davanti al confessore, come penitenza dovetti recitare alcune preghiere inginocchiato, fare atto di adorazione della croce in ginocchio sotto lo sguardo di altri ragazzi e assistere alla messa al primo banco restando in ginocchio per tutto il canone e poi ancora in ginocchio da dopo la comunione fino alla fine della messa. A messa finita, dovetti fare la genuflessione con entrambe le ginocchia per terra e fare in questa posizione il segno della croce.
Al momento mi sentii umiliato e sottomesso, ma poi capii che quella era la giusta penitenza e punizione per le colpe che avevo confessato (quelle sì davvero umilianti!)

Anonimo ha detto...

Non capisco, è la storia dell'orso.

Anonimo ha detto...

PER UN RAGAZZO STARE IN GINOCCHIO, SOPRATTUTTO SOTTO LO SGUARDO DI ALTRI RAGAZZI - MAGARI SUOI AMICI - E'UNA PUNIZIONE UMILIANTE MA ASSAI CORRETTIVA: UN RAGAZZO UMILIATO IN GINOCCHIO DAVANTI AGLI OCCHI DEL PUBBLICO DIFFICILMENTE RIFARà GLI ATTI CHE - E' PROPRIO IL CASO DI DIRLO -LO HANNO MESSO IN GINOCCHIO!!!

pietro ha detto...

Non riesco bene a capire queste normative e a cosa servano o serviranno, io la S. Messa la seguo sempre in ginocchio dall'inizio alla fine, tolto in piedi per Vangelo e Credo e seduto solo per l'Omelia, a me va bene così, poiché sono ospite nella Casa di Dio e credo nella Sua Presenza Reale e cerco pure di vestirmi decentemente e convenientemente poiché sono alla Sua Presenza. Questo dovrebbero farlo tutti i Credenti, perché se si va alla presenza di una persona di riguardo e importante sia religiosa o laica si cerca di comportarsi in modo adeguato e con il massimo rispetto. Ricordo un piccolo particolare di quando ero giovane (periodo antecedente al Concilio) che ero obbligato a fare la Prostrazione (cioè tutte e due le ginocchia) se per un motivo valido entravo o uscivo dalla chiesa durante la S. Messa nel periodo tra la Consacrazione e la Comunione, proprio perché in quello spazio l'Eucaristia era presente sull'altare e non riposta nel tabernacolo. Allez cordialmente.

Anonimo ha detto...

Nella missa lecta ai fedeli era prescritto l'obbligo di rimanere ginocchioni durante tutta la celebrazione.
Attualmente mi sembra prudente attenersi alle norme relative alle messe cantate (e solenni) e rimanere inginocchiati:
- durante tutte le preci ai piedi dell'altare
- durante l'intero Canone
- dalla fine dell'Agnus Dei fino alla fine della Comunione
- alla benedizione finale
Non ho considerato le genuflessioni puntuali (non prolungate) da fare durante la recita di particolari preghiere.

Anonimo ha detto...

Adoro andare a Messa e soprattutto adoro stare in ginocchio il più possibile.
Il mettersi in ginocchio davanti al celebrante simboleggia il genuflettersi ai piedi di Dio Creatore: è atto di sottomissione alla Sua maestà.
Non c'è nulla di più bello che inginocchiarsi al cospetto dell'Onnipotente.

Anonimo ha detto...

se la persone non sanno come comportarsi durante la celebrazione è un pò colpa anche dei sacerdoti che non spiegano cosa fare,c'è anche chi entra in chiesa per la prima volta e le regole non le sa,ogni atteggiamento ha un significato che va trasmesso specialmente ai più giovani,molti dei quali non hanno una fede e un comportamento trasmesso come me,ad esempio,dai miei nonni o i miei genitori,molti giovani non li porta in chiesa nessuno

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...