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Padova, Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta, Cappella di San Gregorio Barbarigo, particolare |
Forse vi è capitato qualche volta davanti ad una scultura, ad un quadro,
ad alcuni versi di una poesia, o ad un brano musicale, di provare
un’intima emozione, un senso di gioia, di percepire, cioè, chiaramente
che di fronte a voi non c’era soltanto materia, un pezzo di marmo o di
bronzo, una tela dipinta, un insieme di lettere o un cumulo di suoni, ma
qualcosa di più grande, qualcosa che "parla", capace di toccare il
cuore, di comunicare un messaggio, di elevare l’animo. Un’opera d’arte è
frutto della capacità creativa dell’essere umano, che si interroga
davanti alla realtà visibile, cerca di scoprirne il senso profondo e di
comunicarlo attraverso il linguaggio delle forme, dei colori, dei suoni.
L’arte è capace di esprimere e rendere visibile il bisogno dell’uomo
di andare oltre ciò che si vede, manifesta la sete e la ricerca
dell’infinito. Anzi, è come una porta aperta verso l’infinito, verso una
bellezza e una verità che vanno al di là del quotidiano. E un’opera
d’arte può aprire gli occhi della mente e del cuore, sospingendoci verso
l’alto.
Ma ci sono espressioni artistiche che sono vere strade verso Dio, la
Bellezza suprema, anzi sono un aiuto a crescere nel rapporto con Lui,
nella preghiera. Si tratta delle opere che nascono dalla fede e che
esprimono la fede. Un esempio lo possiamo avere quando visitiamo una
cattedrale gotica: siamo rapiti dalle linee verticali che si stagliano
verso il cielo ed attirano in alto il nostro sguardo e il nostro
spirito, mentre, in pari tempo, ci sentiamo piccoli, eppure desiderosi
di pienezza… O quando entriamo in una chiesa romanica: siamo invitati in
modo spontaneo al raccoglimento e alla preghiera. Percepiamo che in
questi splendidi edifici è come racchiusa la fede di generazioni.
Oppure, quando ascoltiamo un brano di musica sacra che fa vibrare le
corde del nostro cuore, il nostro animo viene come dilatato ed è aiutato
a rivolgersi a Dio. Mi torna in mente un concerto di musiche di Johann
Sebastian Bach, a Monaco di Baviera, diretto da Leonard Bernstein.
Al termine dell’ultimo brano, una delle Cantate, sentii, non per
ragionamento, ma nel profondo del cuore, che ciò che avevo ascoltato mi
aveva trasmesso verità, verità del sommo compositore, e mi spingeva a
ringraziare Dio. Accanto a me c'era il vescovo luterano di Monaco e
spontaneamente gli dissi: "Sentendo questo si capisce: è vero; è vera la
fede così forte, e la bellezza che esprime irresistibilmente la
presenza della verità di Dio.
Ma quante volte quadri o affreschi, frutto della fede dell’artista,
nelle loro forme, nei loro colori, nella loro luce, ci spingono a
rivolgere il pensiero a Dio e fanno crescere in noi il desiderio di
attingere alla sorgente di ogni bellezza. Rimane profondamente vero
quanto ha scritto un grande artista, Marc Chagall, che i pittori per
secoli hanno intinto il loro pennello in quell’alfabeto colorato che è
la Bibbia. Quante volte allora le espressioni artistiche possono essere
occasioni per ricordarci di Dio, per aiutare la nostra preghiera o anche
la conversione del cuore! Paul Claudel, famoso poeta, drammaturgo e
diplomatico francese, nella Basilica di Notre Dame a Parigi, nel 1886,
proprio ascoltando il canto del Magnificat durante la Messa di Natale,
avvertì la presenza di Dio. Non era entrato in chiesa per motivi di
fede, era entrato proprio per cercare argomenti contro i cristiani, e
invece la grazia di Dio operò nel suo cuore.
Cari amici, vi invito a riscoprire l’importanza di questa via anche per
la preghiera, per la nostra relazione viva con Dio. Le città e i paesi
in tutto il mondo racchiudono tesori d’arte che esprimono la fede e ci
richiamano al rapporto con Dio. La visita ai luoghi d’arte, allora, non
sia solo occasione di arricchimento culturale - anche questo - ma
soprattutto possa diventare un momento di grazia, di stimolo per
rafforzare il nostro legame e il nostro dialogo con il Signore, per
fermarsi a contemplare - nel passaggio dalla semplice realtà esteriore
alla realtà più profonda che esprime - il raggio di bellezza che ci
colpisce, che quasi ci "ferisce" nell’intimo e ci invita a salire verso
Dio. Finisco con una preghiera di un Salmo, il Salmo 27: "Una cosa ho
chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e
ammirare il suo santuario" (v. 4). Speriamo che il Signore ci aiuti a
contemplare la sua bellezza, sia nella natura che nelle opere d'arte,
così da essere toccati dalla luce del suo volto, perché anche noi
possiamo essere luci per il nostro prossimo.
Papa Benedetto XVI, discorso all'udienza generale del mercoledì.
31 agosto 2011, Castel Gandolfo.
© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana
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