Uno sguardo veneto sulla Liturgia, musica e arte sacra, le attualità romane e le novità dalle terre della Serenissima.
Sul solco della continuità alla luce della Tradizione.

Una liturgia "prossima al popolo di Dio"




Una stoccata in piena regola quella mossa dai Vescovi del Triveneto ai responsabili delle celebrazioni liturgiche della visita di Papa Benedetto XVI e del secondo Convegno Ecclesiale Triveneto: proprio durante la chiusura di quest'ultimo, al momento dei ringraziamenti, Mons. De Antoni ha precisato che i curatori delle celebrazioni sono stati raggiunti dalla richiesta di rendere la liturgia "prossima al popolo di Dio" provocando il plauso plateale dei partecipanti (Vescovi compresi). Proseguendo, l'Arcivescovo ha precisato che nel celebrare "vogliamo riconoscere il primato di Dio nella nostra vita". L'accaduto -di cui, sinceramente, non c'eravamo nemmeno accorti- ci è stato segnalato da un attento lettore. 
Forse un'équipe liturgica troppo "romana" o mancava il ritmo

A voi l'imperdibile video (da 3:04:19), :


25 commenti:

Anonimo ha detto...

confidiamo nel nuovo presidente CET. Che dia una sistemata a quei quattro vescovi boari.

Anonimo ha detto...

W DON DI DONNA, VERO VESCOVO DI PADOVA! ALTRO CHE BELGRADO2! I PARTECIPANTI HANNO RICEVUTO LA PRAWDA?

don Vittorio ha detto...

Io invece plaudo al lavoro di don Gianandrea Di donna. Non dev'essere facile lavorare avendo a che fare con certi prelati e grandi laici indottrinati sapientoni dalla parlantina facile. Gli auguro che il Patriarca lo chiami a san Marco per far risplendere le liturgie marciane.

Anonimo ha detto...

Il popolo di Dio non la pensa come loro!

Solo ideologia sprezzante di tutto e di tutti. Vergogna.

Anonimo ha detto...

Nulla potrà fare Moraglia, già in grave difficolà a casa sua, per mancanza di persone, di mezzi, di idee, di consonanze, di corresponsione, di lealtà, di sincera collaborazione, di obbedienza etc. etc. etc.

Anonimo ha detto...

Il Vescovo Soravito fa il furbetto e poi cerca di spegnere l'incendio da lui stesso provocato...
Cosa vorrebbero costoro? Spieghino cosa significa "liturgia prossima al popolo": il coro e Di Donna hanno orchestrato una liturgia fin troppo prossima, ci sarebbe stato spazio per qualche mottetto a più voci, che ahimé non c'è stato.
C'è tanto da vergognarsi, per coloro che applaudono e per coloro che istigono gli stessi con mezzucci...

Caterina63 ha detto...

???????
al punto 3:2:30 in poi, sulle proposizioni, si sente dire da un Vescovo:
alla società civile diciamo sostanzialmente questo che noi siamo presenti fin d'ora ACCANTO AI PROBLEMI CRITICI DEL NOSTRO TERRITORIO, AL LIVELLO ECONOMICO, POLITICO E SOCIALE!!

PUNTO!!
fatemi capire, si diventa sacerdoti per questo?
i Vescovi sono mandati per risolvere problemi ECONOMICI, POLITICI E SOCIALI?
ma alle ANIME chi ci pensa?

Anonimo ha detto...

Primato di Dio, non dell'uomo!
Che pena questa "chiesa"

Anonimo ha detto...

A) Certo primato di Dio, perchè nella liturgia eucaristica si celebra Cristo, Nostro Signore, non la comunità parrocchiale! Essendo noi a somiglianza di Dio, in lui si origina e discende ogni rispetto per la dignità dell'uomo in quanto tale.
B) I Vescovi sono mandati a fare i pastori, fare i pastori vuol dire pascere il gregge, ciò vuol dire preoccuparsi di tutto quanto hanno bisogno le pecore affidate, sia per la loro anima, che per il loro corpo. Non ci ha forse insegnato Nostro Signore a pregare il Padre dicendo anche: "dacci oggi il nostro pane quotidiano"?
Un buon padre di famiglia non si preoccupa solo dell'educazione morale e religiosa dei suoi figli, ma anche del loro benessere materiale, dei mezzi di sostentamento nel loro presente e nel loro futuro, della loro istruzione scolastica, di avviarli verso una professione e di aiutarli a formarsi una famiglia.
Guai se i vescovi fossero insensibili. Siamo fatti di anima, ma anchge di corpo. Così ci ha Voluti Dio.

Bartolomeo Gavanto ha detto...

Chi ha organizzato Aquileia dovrebbe ringraziare Sacris Solemniis. Nel Popolo parrocchiale - quello che frequenta le messe domenicali per intenderci - in genere non si sa neppure che l'evento sia avvenuto.

Le centinaia di migliaia di persone che sono accorse a vedere il Papa a san Giuliano, invece, hanno acclamato il Successore di Pietro sia all'inizio che alla fine della Celebrazione, manifestando il vero sensus Fidei del Popolo cristiano. Dissensi di certo non ve ne sono stati, tanto meno sulla liturgia là celebrata.

Ora i 44 gatti in fila per sei col resto di due di Aquileia vorrebbero interpretare i sentimenti delle centinaia di migliaia di fedeli di san Giuliano.

Semplicemente... (fate voi).

Caterina63 ha detto...

Caro anonimo non si tratta di insensibilità, ma del ruolo del vescovo, del sacerdote che NON è affatto quello "politico, sociale ed economico"... avesse affiancato anche la CURA SPIRITUALE DELLE ANIME, le potrei dare ragione, ma le parole del vescove sono tremendamente gravi anche perchè scritte sul foglietto, quindi preparate...
e dice testualmente:
siamo presenti fin d'ora ACCANTO AI PROBLEMI CRITICI DEL NOSTRO TERRITORIO, AL LIVELLO ECONOMICO, POLITICO E SOCIALE!!

il Papa ha già detto invece che i PROBLEMI critici del nostro tempo, la stessa crisi economica non possono essere affrontati in modo esclusivamente MATERIALE, PERCHE' NON E' QUESTO IL COMPITO DELLA CHIESA!!
Il Papa ha parlato di una crisi economica SCATURITA DA UNA CRISI MORALE ED ETICA e che deve essere affrontata correggendo LE ANIME...

la priorità sono le ANIME NON I CORPI!!
Gesù non ha mai dato la priorità all'economia o alla politica, ma ha guarito I CORPI...ossia le anime...
al cieco non ha tolto la condizione in cui viveva da mendicante...
guarendo la figlia del centurione non ha parlato al padre di politica sociale o di Cesare...
alle folle non ha mai parlato di politica sociale ed economica...

se non si interviene sulla CRISI MORALE ED ETICA del nostro tempo, inutile sperare di risolvere la crisi economica...
Madre Teresa a ragione diceva: ci sarà vera Pace solo quando questa comincerà dal grembo materno...
il che significa, se di politica si vuol parlare, fare la politica DEL CRISTO... non quella di Cesare...
questo è il nodo rimasto annodato...

Anonimo ha detto...

Concordo con Gavanto.

La polifonia eseguita a san Giuliano a me è piaciuta tantissimo.

Fosse dipeso da me, avrei eseguito una messa dei nostri grandi ceciliani, quelli che riempivano la "messa granda" delle nostre chiese parrocchiali e cattedrali "fin fora dea porta"; la I Pontificalis di Perosi o la messa della Salute a 6 voci dell'immortale Ravanello.

Torniamo ad usare l'antica e popolare terminologia, anche se questo non piace a qualche Facoltà di liturgia pastorale. Visti i risultati da queste ottenuti con l'"assemblea concelebrante" (allontanamento e desertificazione) è un onore non servirsi dei loro strumenti concettuali.

Anonimo ha detto...

A proposito di Don Gianandra Di Donna; è noto a tutti che il Patriarca Scola lo investì del compito immane di organizzare la visita papale, nel suo aspetto liturgico, perchè a Venezia non c'era nessuno che fosse in grado di farlo. Particolare e specifica incapacità manifestarono proprio i referenti liturgici del Patriarcato, pasticcioni e buoni a nulla, investiti da Di Donna di mansioni elementari che neppure riuscirono a portare a compimento. Costoro, provvisti in egual misura di boria e dabbenaggine, furono lasciati ai margini delle responsabilità operative, a fare i figuranti; belle statuine dai grandi sorrisi, mentre d'intorno si svolgevano eventi ben al di la della loro comprensione !

Anonimo ha detto...

Egregi signori commentatori del blog...
A me pare abbastanza chiaro che alla Messa del Papa di san Giuliano (cui ero presente) e alle celebrazioni di Aquileia2 (cui non ero presente) ci sia stato una sorta di violenza fatta ad un popolo che è educato a pregare in un certo modo (sicuramente perfettibile) in nome di una presunta corrispondenza ad un canone di perfezione liturgica. Ribadisco il risultato percepito è una violenza.
Il popolo di Dio a San Giuliano ha acclamato il Santo Padre, ma si è trovato frastornato da una liturgia che per 2 ore e 15 minuti ha dovuto ascoltare sotto il sole potendo al massimo rispondere "Amen" opppure "Et cum Spiritu tuo". Mi domando se coloro che si sono compiaciuti dell'alto livello musicale della celebrazione non se ne stessero comodamente seduti in qualche posto per addetti ai lavori piuttosto che davanti alla televisione. Lo stesso cardinal Scola ebbe un moto di rabbia quando si rese conto che l'ordinario della Messa era secondo la melodia Orbis Factor e non la ben più nota De Angelis (concedo che il cardinale scola non sappia i nomi delle varie Messe), ma ormai i libretti erano stampati... I libretti stampati comunque non erano utili a seguire il canto del Vidi Acquam perché la schola gregoriana ha cantato un altra versione "tanto -avranno pensato- non canta niente nessuno comunque e il cd che verrà fuori da questa messa è bene che contenga la versione più bella". Il canto di ingresso e il canto di offertorio sono proseguiti ben oltre i momenti liturgici che che dovevano accompagnare lasciando l'anziano Santo Padre in piedi per 7-8 minuti ma almeno lui era all'ombra a differenza di altre 300.000 persone... l'impressione era davvero quella di essere ad un concerto di musica sacra.
A Milano il popolo di Dio ha acclamato il Santo Padre ma la celebrazione della Messa (devo ammettere con sincerità, più sciatta nella cura dei dettagli del servizio liturgico) ha avuto il coraggio di alcuni adattamenti che tenevano conto dell'assemblea composta di famiglie, bambini, stranieri... alcuni per chiarire: Missa VIII De Angelis (senza intermezzi polifonici della Schola), Preghiera eucaristica III, alcuni canti corali in più lingue eseguiti in modo che l'assemblea potesse effettivamente cantarli ( a differenza di Sei tu Signore il Pane e Cristo Risusciti eseguiti a san Giuliano con una tale complicata armonia che era impossibile seguire con il canto la melodia principale).
QUesti sono tutti estetismi senza carità che confermano che chi ha preparato il tutto si è preoccupato innanzitutto di far bella figura e poi ha pensato a servire il popolo di Dio. Si poteva fare tutto come si è fatto in realtà... ma ci volevano anni preparazione della gente. L'impressione è stata quella di voler far trangugiare con l'imbuto la cura miracolosa della liturgia solenne alle oche senza cervello delle chiese trivenete.
Ad Aquileia 2 non c'ero ma credo, dai racconti ascoltati che si possa imputare la stessa indole violenta anche a quelle celebrazioni: vi insegnamo noi come si prega...
Il fatto è che si può pregare sia con i Vespri in latino, sia in italiano, sia con i toni gregoriani solenni, sia con quelli semplici, sia con qualche melodia artigianale che molti conoscono già...
Sicuramente educare ed insegnare richiede tempo e pazienza, ma queste sono due importanti espressioni di carità: virtù teologale che mi pare manchi totalmente in tanti puristi della liturgia. Iniziate a dedicare un'ora alla settimana a fare catechismo ai ragazzi di II media, magari portandoli ad ascoltare la bellissima musica polifonica cristiana... poi, quando avrete rischiato l'esaurimento nervoso, vi accorgerete che ci vuole tanta pazienza e carità nella Chiesa che non vi sognerete più di aggiungere le vostre manie alle cose da sopportare. Sia lodato Gesù Cristo.

Anonimo ha detto...

Intendevo Lux et Origo
... non Orbis Factor.
Frizzolone

Bartolomeo Gavanto ha detto...

A parte qualche passaggio che non comprendo (ma la III Prece in latino di Milano è più intellegibile del Canone romano in latino di Mestre?), le osservazioni (finali) di Anonimo delle 11.48 sono interessanti e da meditare, se non altro per il tono.

Sulla musica sacra e sul suo rilevo liturgico vorrei dire questo. Pensare che si "partecipi" veramente alla Liturgia solo cantando a squarciagola - ad esempio - tutte le parti fisse, significa distruggere il "Lodate Dio con arte". Sono andato a Messa a Vienna e a Salisburgo e ritengo di avervi partecipato da fedele anche se a cantare Kyrie, Gloria etc. era un coro, con orchestra, nelle armonie di Mozart e di Haydn (siano benedetti), alle quali io non ho "partecipato" cantando ma ascoltando.

Scusami il richiamo puramente analogico Anonimo, ma qualcuno non aveva detto "Fides ex auditu"? E se io durante la Messa di Pentecoste partecipo all'Offertorio ascoltando il mottetto Dum complerentur di Palestrina (senza metterci le mie corde vocali) dovrei pensare di non aver partecipato abbastanza?

Mi rifiuto di pensare ad una Chiesa che, nella cosa più preziosa che ha su questa terra - la Liturgia - butta a mare l'arte, pensando di attirare più gente. Ma il Vero, il Giusto, il Bello non vanno assieme?

Lo so bene che, ai ragazzi di II media, è più facile insegnare "alè oh oh" che la Orbis Factor. Ma con "alè oh oh", o col Santo delle lampadine, checché ne dicano le Facoltà di liturgia pastorale o forse proprio grazie a loro, la realtà inesorabile è la seguente: che celebrata la Confermazione, i giovani fuggono dalle chiese.
Gli ultimi rilevamenti statistici sul Veneto religioso dicono proprio questo.

Caro amico Anonimo: più la partecipazione è estrinseca e secolarizzata, più la gente - maturando con l'età - rileva una mancanza di senso profondo, tenendosi alla larga.
Offrire uno spritz sul sagrato della chiesa per attirare qualche giovane può servire una volta; la volta successiva egli andrà direttamente al discobar.

Anonimo ha detto...

Frizzolone replica:
Sono perfettamente d'accordo con le tue considerazioni sulla preghiera come ascolto e sulla fede ex audituuttavia a San Giuliano l'ascolto interessava la totalità della celebrazione (nemmeno le risposte gregoriane dell'assemblea) e - ripeto - non nella comoda cattedrale di Westminister bensì su un prato sotto il sole - ascoltando la pregevole esecuzione musicale dalle casse da concerto rock, che credo facciano perdere gran parte della "meditabilità" di questi brani) A pregare ascoltando a me ci sono voluti anni di vita comunitaria e qualcuno che pazientemente mi ha spiegato e introdotto a questa forma di preghiera. Non ho mai insegnato alè oh oh ne lampadine, tuttavia con un'ora di catechismo a settimana e una Messa frequentata con poca fedeltà è ben difficile introdurre una comunità cristiana a questo tipo di preghiera. Ci vuole molta pazienza e gradualità. Questa pazienza e gradualità sono state, a mio avviso, dimenticate allo scopo di far bella figura col Papa e magari ricevere un invito ad andare a Roma a reggere le pontificali sottane...

Anonimo ha detto...

La prex eucaristica III è semplicemente più breve della I... quindi alleggerisce un po' il rito.
Frizzolone

Bartolomeo Gavanto ha detto...

Sono assolutamente d'accordo sulla gradualità (la lex gradualitatis almeno qui). Tuttavia se non si inizia mai e ci si adagia, ci si stabilizza sullo squallore.

Frizzolone poi introduce (inavvertitamente?) il tema delle liturgie di massa e all'aperto. Prima del Concilio erano eccezione (congressi); poi sono diventate quasi regola. Globalmente, a mio avviso, sono assolutamente diseducanti.

Se poi leggiamo attentamente i testi del rito della Dedicazione, fanno star male.

"Ora, o Padre, *
avvolgi della tua santità questa chiesa,
perché sia sempre per tutti
un luogo santo; **
benedici e santifica questo altare, *
perché sia mensa sempre preparata
per il sacrificio del tuo Figlio.**
Qui il fonte della grazia
lavi le nostre colpe, *
perché i tuoi figli muoiano al peccato *
e rinascano alla vita nel tuo Spirito. **
Qui la santa assemblea
riunita intorno all'altare, *
celebri il memoriale della Pasqua *
e si nutra al banchetto della parola
e del corpo di Cristo. **
Qui lieta risuoni la liturgia di lode *
e la voce degli uomini
si unisca ai cori degli angeli; *
qui salga a te la preghiera incessante
per la salvezza del mondo. **
Qui il povero trovi misericordia, *
l'oppresso ottenga libertà vera
e ogni uomo goda della dignità dei tuoi figli, *
finché tutti giungano alla gioia piena
nella santa Gerusalemme del cielo. **
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, *
e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo, *
per tutti ì secoli dei secoli. **
Amen".

Bartolomeo Gavanto ha detto...

p.s. "reggere le sottane": qualcuno deve pur farlo. Mi sembra ovvio che sia chiamato chi sa apprezzare la teologia liturgica da Benedetto XVI elaborata in anni e di cui al primo volume della Sua opera omnia.

El massea ha detto...

....A me piacerebbe reggere le sottane pontificali, come del resto a molti (se non tutti). Chi critica lo fa solo per invidia da carrierista.

Anonimo ha detto...

Frizzolone ha detto...
Ho letto il primo volume e mi pare di una saggezza e di un equilibrio encomiabili. Dico solo: cuius commoda eius incommoda. Non accetto che le critiche alla pastorale liturgica della Chiesa triveneta vengano rivolte da chi sta a guardare sulla porta ed è disposto al massimo a spolverare con i pizzi della cotta lo sgabello su cui si siede quando decide di partecipare ad una messa in rito antico.
A me non piacerebbe reggere le sottane del Papa, se mi venisse chiesto lo farei con tutto l'amore possibile, così come preparerei con cura l'altare per la Messa al campo scout (con crocifisso, ceri, pianeta da campo e se avanza anche una pietra da altare).

Anonimo ha detto...

"Pianeta da campo"?. E' un'anticaglia. Meglio lo stolone, possibilmente con l'arcobaleno che fa tanto adattamento.

Anonimo ha detto...

Pianeta da campo.... ahahahaha siete spassosissimi!

Frizzolone ha detto...

Quando troverai in sacrestia la pianeta del vecchio parroco cappellano in russia (duble face, viola e bianca) intrisa nel sangue di un soldato, come se gli avesse posato la testa ferita in grembo, forse intuirai la potenza dei segni sacri... anche in situazioni che potrebbero dirsi "informali".

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