di Michelangelo Nasca per Vatican Insider
“Don Camillo monsignore... ma non troppo” era il titolo del quarto episodio della famosa saga di Don Camillo e Peppone, diretto da Carmine Gallone e tratto dai racconti di Giovannino Guareschi. A Venezia – ci scherza su qualche sacerdote – il “Monsignore… ma non troppo” è diventato un vero e proprio decreto diocesano!
Seguendo, infatti, la linea della sobrietà e del servizio, e nel rispetto delle norme canoniche stabilite dalla Chiesa, il patriarca di Venezia Francesco Moraglia ha firmato recentemente un provvedimento che riserva il titolo di “monsignore” solo ai sacerdoti che hanno ricevuto una onorificenza pontificia direttamente dal Papa; mentre tutti gli altri componenti del clero diocesano, manterranno il semplice “don”.
Una scelta, questa, che ha lasciato alcuni sacerdoti ed ex “monsignori” scontenti, anche se in Curia si tende a precisare che sull’utilizzo dei titoli ecclesiastici non c’è in atto una manovra di retrocessione ma “una rigorosa revisione che rientra nella linea di sobrietà di papa Francesco”.
Già da alcuni mesi il Patriarca di Venezia, nel corso di alcune assemblee diocesane, aveva iniziato a sostituire il titolo di “monsignore” con quello di “don”, e in modo particolare nel corso di una importante e recente riunione, per annunciare i nuovi componenti della Curia; nomine – precisa Moraglia – pensate anche nell’ottica di una gestione collegiale e condivisa, sempre in funzione del progetto pastorale diocesano. “La Curia – ha aggiunto – non è un luogo di privilegio ma un luogo di servizio, in cui ognuno è chiamato a servire la comunità diocesana sul territorio. La Curia non è fine a se stessa, è un mezzo; il fine è sempre il bene delle anime“ (Zenit).
A proposito del titolo ecclesiastico in questione, alcuni sacerdoti hanno rintracciato delle fonti storiche. Mons. – anzi “don” – Giuseppe Camilotto, arciprete della Basilica di San Marco, spiega che «Nel 1860 papa Pio IX ha concesso il titolo di Protonotari Apostolici ai canonici residenziali e onorari di San Marco e ai loro successori. Concessione mai abrogata». Ancora: «Nel 1969 la Segreteria di Stato di Sua Santità Paolo VI ha emanato un’Istruzione circa le vesti, i titoli … dei prelati di ordine minore. Al numero 26 si legge: “I Protonotari Apostolici soprannumerari, cioè i canonici di San Marco, possono fregiarsi del titolo di Monsignore preceduto da Reverendo”. Qualsiasi decisione», continua l’arciprete, «di abolire il titolo non è fattibile secundum jus». Una scelta, dunque, che secondo don Camilotto andrebbe riproposta alla Congregazione per il Clero.
Mentre a Venezia si discute sul titolo di monsignore, a Padova, uno studente in ingegneria di diciannove anni Stefano Cabizza, (chiamiamolo pure scherzo del destino o provvidenziale chiarimento) riceve a sorpresa la telefonata del Papa, raccontata dal giovane in questi termini: «“Pronto!”. “Sono Papa Francesco, diamoci del tu”. “Credi che gli apostoli dessero del Lei a Gesù, o lo chiamassero Sua eccellenza? Erano amici come lo siamo adesso io e te, ed io agli amici sono abituato a dare del Tu”».
28 commenti:
...la SAGRA continua.
La mitra del Patriarca è a dir poco oscena.
Più guardo Papa Francesco e più risalta agli occhi e alla mente la grande umiltà della figura del magno Benedetto XVI.
Non capisco poi: tutte queste smanie per il titolo e poi in processione non mettono neanche la berretta col fiocco rubeo. Tipiche robe da Venexiani che fanno le cose a metà - non come a Genova - .
Un consiglio cristiano (da cristiano qualunque) a don/ex mons. Camillotto: reverendo lasci perdere e se ne faccia una ragione.
La bolla, l'antico privilegio, la tradizione marciana, quel certo comma del codice canonico...e perché non aggiungerci magari anche il Tar, il Consiglio di Stato...
Ma non ha senso, di fronte ad una libera determinazione del santo Padre (a cui tutti i preti debbono obbedienza in forza della loro ordinazione, o sbaglio?) e perdipiù al semplice buon senso: se i cosiddetti "diritti acquisiti" fossero inamovibili per l'eternità...saremmo ancora al diritto romano e non in una moderna democrazia.
C'è poi un'altra ragione ben più evidente e da non trascurare: con l'elezione di questo Papa, il vento della storia è girato anche nella chiesa, verso quel rinnovamento di cui moltissimi in Italia avvertono urgente bisogno da lungo tempo.
Se questo rinnovamento riguarderà anche aspetti marginali come la modestissima questione dei "mosignori", a danno di qualche prete vanaglorioso, ben venga per tutti. Si confermerà ancora una volta che "la forma è sostanza", e non soltanto mera apparenza.
Sono stupito dell'ipocrisia del Patriarca di Venezia, che ricorda l'istruzione Sive solliciti ai suoi preti e non la applica per se stesso.
Infatti c'è un articoletto nella stessa istruzione del 1969 che riguarda solo tre vescovi della Chiesa latina, e uno è proprio lui:
"31. Patriarchae Latini Ritus, Romana Purpura non decorati, vestes induant, quibus ceteri Episcopi utuntur. "
Caro Moraglia inizia a vestirsi sempre di paonazzo e rinunci al ponsò che le è stato esplicitamente revocato, e poi chieda ai suoi monsignori (che comunque ne hanno diritto per consuetudine acquisita di almeno 30 anni in cui non si sia mai messa in questione la pratica ....) di fare altrettanto.
Eh sì, proprio vero: "Bona mixta malis" mi disse una volta uno dei più vecchi parroci d'Italia, tuttora vivente (e qualche anno fa nominato Monsignore dal Papa), commentando vizi e virtù degli esseri umani...preti compresi beninteso.
Per quanto mi riguarda, di fronte a personaggi, titoli, fregi e palandrane di qualsivoglia tipologia e colore, consiglio di limitarsi al rispetto delle più elementari regole (laiche) di buona educazione e nient'altro.
E per farsi una legittima (e a volte persino doverosa e necessaria) opinione di qualcuno, non dimenticare mai l'eterno insegnamento: "...è dai frutti che si riconosce l'albero".
Lo sapevo che a questa pagliacciata dei titoli si sarebbero connesse le pazzie romane odierne. Il papa che telefona ai ragazzini che gli danno del tu... monsignori che perdono il titolo... e poi?
Mi pare che in base al principio dell'incarnazione, Cristo non usava il 'lei' perché non esisteva nella lingua del tempo. Per lo stesso 'spirito del tempo' il Cristo chiamava 'madre' la Madonna, cosa che non credo papa Francesco consiglierebbe di fare ai ragazzi di oggi. Niente è sostanziale, né il titolo di monsignore né il toglierlo, ma se lo si deve togliere lo si tolga secondo il diritto, usando rispetto verso le persone e la chiesa tutta, che non è solo quella rappresentata da don Bozza.
Ad ogni modo, la faziosità dell'articolo, che conclude la storia dei monsignori col riferimento alla ridicola telefonata, è evidente. Telefonate segrete, confidenziali a-tu-per-tu, che puntualmente dopo un'ora fanno il giro del mondo con strombazzare dei giornali compiacenti. Sottoscrivo quanto scritto da Buonaiuti... riflettete sulla natura dell'umiltà che va tanto di moda oggi... riflettete cari...
che strana la realtà ecclesiale veneziana: una delle poche ove i preti si vantano dei loro ufficiosi poteri sulle decisioni, sulla curia, sulle nomine. Loro sanno e loro fanno ed il patriarca deve stare a bella statuina, magari trattandoli con il dovuto rispetto perché loro... ciò... sono PRETI VENEXIANI eredi della gloria ora spussoente ora cadente... de San Marco!
Soltanto un campagnolo poteva scrivere il commento qui sopra.
Soltanto uno di Mestre poteva scrivere un appunto al mio commento....
Soltanto uno da Rottanova può leggere sto Blog.
Soltanto un contadin dalle campagne della bassa padovana, piene de cacca e de armi dee br, potrebbe scrivere simili insensatezze.
Ma la smettete? Siete dei PROVINCIALOTTI ridicoli!
Evviva questo bel blog!
Non so se l'articolo di Vatican Insider, che è rielabora articoli precedenti facendo parecchia confusione, meritava di diventare un post di questo blog.
La confusione fondametale sta in questo: l'articolo dichiara che "il patriarca di Venezia Francesco Moraglia ha firmato recentemente un provvedimento", mentre don sandro Vigani su gvonline aveva già precisato da divesri giorni che "non c’è stata alcuna particolare decisione da parte del Patriarca, né alcun decreto, né alcuna lettera, né alcuna firma".
E lasciamo stare poi "la linea della sobrietà e del servizio" da seguire, pretestuosa e ridicola giustificazione di mosse tutte curiali.
Non al saga, ma la barzelletta continua e nessuno ne esce bene.
Concordo con l'anonimo: il Patriarca passa come trabattatore, pronto a lucidare gli SCARPONI del Papa, mentre i monsignori come bambini che hanno perso il giocattolo, che si riducono a fare pignisteo in pubblico... alla faccia dell'obbedienza!
Cari amici,come credente (qualunque) ho la netta impressione che certe opinioni, se scritte da preti, meriterebbero un approfondimento da parte di chi ha qualche responsabilità nella cosiddetta gerarchia, per il bene di tutti.
Poi forse per qualcuno potrebbe rivelarsi provvidenziale un adeguato periodo di riflessione... poi eventualmente qualche annetto di "missione" estera...e infine, se ancora non bastasse, un paterno consiglio di cambiare mestiere.
L'anonimo del 25 agosto 2013 16:48 non convince: quelle "certe opinioni" a cui allude quali sono? E perchè "se scritte da preti"? Nutre dei sospetti o si compiace di suscitarne?
Come credente (qualunque) chiamo le cose per nome: maldicenza gratuita.
Ciao Redazione! Scusate se faccio un OT clamoroso ma questa storia del Patriarca che declassa i monsignori la ritengo solo una bergogliata che si commenta da sola.
Vi segnalo questo articolo scritto dal saggio padre Cavalcoli:
http://www.riscossacristiana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2710:la-disobbedienza-dei-superiori-di-p-giovanni-cavalcoli-op&catid=61:vita-della-chiesa&Itemid=123
Redazione, dai per favore un'occhiatina... CIAO!!
Ma chi è sta donna che scrive "CIAO redazione"? Non siamo mica in un giornaletto da adolescenti eh...sacris solemniis non è CIOÈ
Non è cioè, è molto, molto peggio.
http://www.fait-religieux.com/monde/religions_1/2013/08/24/trop_de_monseigneurs_a_venise
Alvise Foscari
Giovanni Bragadin
Carlo della Torre Rezzonico
Paolo Francesco Giustinian
Antonio Maria Priuli
Giacomo Costa
Pietro Maria Trevisan Suarez
Lorenzo da Ponte
Giovanni Alberto Grandi
annunciano la pubblicazione dell'epistola "De malo in peius" o vero sia "Dei trionfi de lo sfacelo".
adhaeret
Jacobus Maria Erizzo
La storia di monsignorini volanti venexiani è arrivata fino in franza. Tutta da ridere. Beh, almeno non è come la storia di Sante Sguotti o del Paolo Spolaor... quelle erano meritevoli dei soli rotocalchi italici.
Cui prodest?
Vince Moraglia, supposto precursore di papa Francesco: resta l'unico MONSIGNORE legittimo del Patriarcato!
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