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Sul solco della continuità alla luce della Tradizione.

A Padova il tesoro "domestico" delle clarisse medievali


da culturaeculture.it
Memorie ritrovate. È questo il titolo della mostra che si svolgerà a partire dal 31 agosto 2012 a Palazzo Zuckermann di Padova dove saranno esposti rinvenimenti archeologici dal convento di Santa Chiara fino a domenica 18 novembre 2012. La mostra è già stata presentata con un grandissimo successo di pubblico, oltre 24mila visitatori in pochi mesi, al CEMA – Centro Espositivo Multimediale dell’Archeologia di Noventa di Piave (VE), e approda ora a Padova, sua terra d’origine, con un nuovo allestimento, contenuti aggiornati, approfondimenti storiografici e iconografici.
Le «memorie» esposte sono state ritrovate nell’antico e perduto Convento di Santa Chiara De Cella Nova a Padova che fiorì tra il XIV e il XVIII secolo, ma che negli anni Sessanta del secolo scorso venne demolito per erigere la Questura. Nel 2000 l’indagine archeologica diretta da Mariangela Ruta e condotta da Petra scrl nel cortile della Questura di Padova ha portato alla luce una struttura esagonale, residuo dell’impianto originario del convento e punto di partenza di una scoperta senza eguali. Sulla base dei materiali rinvenuti e delle notizie d’archivio che narrano delle vicissitudini del monastero si ipotizza che tale struttura esagonale abbia svolto la funzione di ghiacciaia-dispensa in epoca tardo-medievale (XIII e XIV secolo) e sia stata adibita poi ad immondezzaio in età rinascimentale (XV e XVI secolo).
Il curatore della mostra Francesco Cozza – grazie anche agli interventi di restauro conservativo, condotti da restauratori del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e da liberi professionisti – ha saputo restituire ai numerosi oggetti esposti i loro significati, sia funzionali che simbolici, come si può apprendere dalla lettura del catalogo riccamente illustrato e acquistabile presso il bookshop dei Musei Civici Eremitani, in piazza Eremitani n.8. Ceramiche maiolicate, graffite e invetriate, reperti vitrei decorati, manufatti metallici, strumenti fittili, in osso, legno e cuoio, costituiscono il «tesoro» perduto, ritrovato e restaurato. Un cuore strappato da due mani, una figura femminile dal volto maschile, un cane in atteggiamento di auto-castrazione accanto a figure prettamente religiose, come l’Annunciazione e il calice con l’Ostia, sono solo alcuni esempi dell’eterogeneità dell’esposizione.
«Portare la mostra a Padova», afferma il curatore Francesco Cozza, «significa riconsegnare alla città parte della sua storia perduta. Il successo del primo allestimento al CEMA – Centro Espositivo Multimediale di Noventa di Piave ha dimostrato che Le memorie ritrovate ha suscitato un reale e vivo interesse, quindi ci è sembrato doveroso far conoscere anche a Padova le scoperte e i tesori del suo territorio». La mostra è stata organizzata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, unitamente all’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova e ai Musei Civici di Padova, su idea e realizzazione di Cultour Active (società di promozione di eventi culturali), in collaborazione con McArthurGlen Designer Outlet di Noventa di Piave (VE) e la ditta Diego Malvestio & C. 

 Ingresso libero, orario 10-19, chiuso tutti i lunedì non festivi.


3 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi dicono che alla mostra è andato pure il vescovo di Padova. Mi dicono anche che si è soffermato ad osservare con attenzione il sistema di isolamento delle finestre del museo. Si è fatto dare il numero della ditta installatrice. Il monsignore intende fare installare il cimento anche in episcopio "con tuto queo che costa il gasoleo". Colpito anche dal bellissimo battiscopa in plexiglas, si è proposto di farlo installare nella cattedrale, così da armonizzare le volte "con il nuoo presbiterio mio". I presbiteri di treno hanno reagito con gaudiosa positività. Sua Eccellenza ha poi espresso il desiderio di visitare la rimessa degli attrezzi del giardiniere: strabiliato dal raffinato lavoro di sfalcio d'erba delle macchine, l'Episcopo, bontà Sua, ha voluto spandere sua paterna Benedizione alle lame e alle "sappe" rimembrando gaiamente il passato suo impegno alla Santa Sede. Ha poi proseguito con il suo treno verso il punto ristoro dove, tra le scelte vivande, ha intrattenuto con grande giovialità l'oste e gli abatini presenti. Ha poi fatto ritorno co' treno suo all'episcopio ancora e ancora rimembrando la bellezza del sì modernissimo battiscopa.

In Padova

12 Settembre 2012

Anonimo ha detto...

Ma al punto ristoro c'era il clinto?

Anonimo ha detto...

In quantità. Monsignore era desideroso di GRINTON.

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