Uno sguardo veneto sulla Liturgia, musica e arte sacra, le attualità romane e le novità dalle terre della Serenissima.
Sul solco della continuità alla luce della Tradizione.

L'ira divina di un Vivaldi un po' romano

La cantoria monumentale della chiesa della Maddalena a Roma



Un mottetto vivaldiano che - letteralmente - infuria nel carnevale della Roma settecentesca. La composizione chiesastica In furore iustissimae irae (RV626) fu ideata dal Prete Rosso in uno dei soggiorni romani che il compositore compì nel periodo di carnevale negli attorno al 1720. Il mottetto per soprano archi e continuo, versatile "per omne tempore", fu costruito dal Vivaldi su una semplice composizione letteraria, ricca di quella poeticità spirituale che permise all'autore di spaziare nel più fulgido cromatismo musicale delineando - con unisoni portentosi e fulminee discese cromatiche - la furiosissima ira divina che colpisce il peccatore (prima aria) che dopo aver chiesto pietà al Cristo Pater piissime (recitativo) si getta in una profonda ed intima preghiera che Vivaldi sintetizza in un aria di raro lirismo e cantabilità (seconda aria). L'Alleluia virtuosistico ripiomba nell'inquietudine d'apertura, concludendo il mottetto con una certa omogeneità. Questo tipo composizione a destinazione liturgica, formata da diverse arie e recitativi dalle caratteristiche chiaramente teatrali, era spesso eseguita durante la Messa, in particolare dopo la Consacrazione, anche in quella Roma papalina roccaforte della polifonia, che agli inizi del '600 si era fatta conquistare dagli strumenti musicali, dalle cantorie e dalla policoralità fastosa proveniente dal nord. 

Di seguito, il mottetto di don Antonio Vivaldi interpretato dalla teatralissima Gemma Bertagnolli e diretto dal bravo Marco Mencoboni, noto "sperimentatore" dell'acustica degli edifici sacri e interprete filologico della musica policorale.



In furore iustissimae irae

Aria

In furore iustissimae irae
Tu divinitus facis potentem.
Quando potes me reum punire
Ipsum crimen te gerit clementem.

Recitativo

Miserationum Pater piissime,
Parce mihi dolente
Peccatori languenti,
O Jesu dulcissime. 

Aria

Tunc meus fletus
Evadet laetus 
Dum pro te meum
Languescit cor.
Fac me plorare,
Mi Jesu care, 
Et fletus laetum
Fovebit cor

Alleluia!




Nel furore di una giustissima ira

Aria

Nel furore di una giustissima ira
Tu rendi divinamente potente.
Quando puoi punire me reo
la stessa colpa ti rende clemente.

Recitativo

O Gesù dolcissimo, 
padre piissimo di misericordia,
risparmia me dolente,
peccatore infelice.

Aria

Allora il mio pianto 
risulta lieto,
quando il mio cuore 
soffre per te.
Fammi piangere,
mio caro Gesù,
e il pianto renderà lieto
il cuore.

Alleluia!


10 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma quanto difficile è?

Anonimo ha detto...

Io mi chiedo perché la redazione del Blog sia cosi di parte....solo cose antiche, sempre e solo queste.

IL GRINTA ha detto...

Sì! Vogliamo più Frisina!

Anonimo ha detto...

molto bello

SUSY ha detto...

MA L'ANONIOMO DELLE 19:55 NON SI RENDE CONTO FORSE CHE QUESTO PEZZO E' SUBLIMEEEEEEEEEEEEEEEEEE. HO PIANTO ASCOLTANDO. CHISSA ALLA MESSA!

Anonimo ha detto...

Ma siamo impazziti!!!!! Frisina? Ma chi è costui...direbbe il prelato di Manzoniana memoria....Vivaldi? Si direbbe Don Abbondio ( per chi di ignoranza scolastica non saprebbe...)il sublime Prete Rosso ! Il maestro della Pietà de Venesian..de putele cantatrici... Grinta!!!! non far ridere i polli !! Complimenti alla Redazione...questi sono i blog che vi fanno onore !!! Grazie e buon ascolto e...lacrime

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

Che scellerato...

Anonimo ha detto...

Cari Signori ...non possiamo paragonare Vivaldi a Frisina...non c'è paragoneee!!! Signori commentatori cassati dalla Redazione la verità fa male ...e lo sapete...le armonie Vivaldiane NON si possono mettere a confronto con le mielose armonie Frisiniane! Questo è evidente e...sicuramente il M.or Marco lo sa!!!

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