Uno sguardo veneto sulla Liturgia, musica e arte sacra, le attualità romane e le novità dalle terre della Serenissima.
Sul solco della continuità alla luce della Tradizione.

Liturgie papali: riecco il fanone con un po' di Veneto




Paolo VI lo mandò in naftalina verso il 1965 come ultima reliquia di una liturgia papale radicalmente sconvolta. Invece quel fanone tornò dopo vent'anni d'armadio sulle spalle di Giovanni Paolo II, accompagnato da - quasi una rievocazione - una ricca pianeta barocca. Domenica scorsa il gran ritorno in occasione delle canonizzazioni di sette Beati in Piazza San Pietro, sopra una casula dalla foggia medievaleggiante made in Veneto: è stato riutilizzato infatti il parato confezionato per la Celebrazione Liturgica a Parco San Giuliano, il grande appuntamento dei 300 mila fedeli durante la visita veneziana del Santo Padre. Oltre alla casula con la stola, il Papa ha indossato anche la mitra relativa e i cardinali diaconi le medesime dalmatiche mestrine. Mediare è saggio e l'organza di seta appositamente tessuta da Rubelli nonché l'affinità cromatica con il fanone non lasciano spazio ad eclatanti accuse di tridentinismo che irragionevolmente hanno accompagnato alcune scelte di questo Pontificato. Non rievocazione, ma continuità, come vuole Benedetto. 





del Cardinale Enrico Dante per Enciclopedia Cattolica (V, Città del Vaticano, 1950, coll. 1024-1025) 

FANONE. - Nella sua forma attuale è un ornamento proprio del solo Sommo Pontefice, che lo assume quando celebra solennemente, dopo l'ora canonica di terza. Consiste in una doppia mozzetta di seta finissima e oro, tessuta in strisce perpendicolari, una bianca, l'altra d'oro, congiunte fra loro da una terza più piccola di colore amaranto: un palloncino d'oro ne borda l'estremo sia superiore che inferiore: la mozzetta esterna ha inoltre ricamata una croce d'oro con raggi. Queste due mozzette sono cucite nella parte che circonda il collo, allacciandosi con un bottone le aperture corrispondenti alle spalle; ora non più, perché Pio X per comodità le fece separare. Nelle Messe pontificali, quando il papa ha preso il succintorio e la croce pettorale, il cardinale diacono ministrante gli impone la prima mozzetta del f., poi la stola, le dalmatiche, la pianeta, e sopra di essa la seconda mozzetta: in ultimo il pallio. 

È molto difficile rimontare alle origini di questo ornamento. Confuso forse in principio con il manipolo, o con l'amitto (anabolagio), o con gli oralia, specie di fazzoletti o tovaglioli, che servivano ad asciugare il sudore del capo e perciò portati intorno al collo, passò nella forma attuale verso il sec. XIII. Precedentemente serviva a coprire il capo a guisa di cappuccio e vi si metteva sopra la mitra. Usava non solo nelle funzioni liturgiche, ma anche in circostanze profane, come in occasione di pranzi solenni, nella distribuzione del presbiterio. In un antico messale, di cui si ignora la data, della chiesa di S. Damiano in Assisi è detto che il papa mette sul capo il fanone senza la mitra per la lavanda dei piedi il Giovedì Santo; e che il Venerdì Santo non usa il fanone. Pietro Aurelio, sacrista di Urbano V nel 1362, nel suo Cerimoniale romano dice che il papa mangiava in pubblico con il manto rosso e con il fanone o orale sul capo sotto la mitra. Di Bonifacio VIII sappiamo che portava il fanone sotto la mitra, e che fu sepolto con esso; lo stesso dicasi di Clemente IV morto nel 1268. Innocenzo III (nel De mysteriis Missae, l. I, cap. 13) parla esplicitamente di questo ornamento che chiama orale: si è dunque al principio del sec. XIII. Qualche autore vorrebbe vedere il fanone nella figura scolpita nella porta di bronzo nella cappella di S. Giovanni Evangelista al Laterano rappresentante Celestino III. 

Vari autori vogliono che l'uso dei vescovi greci di coprirsi la testa con un velo, quando hanno assunto gli ornamenti principali, abbia dato origine al fanone del papa; ma è cosa incerta. Altri, invece, e con essi lo stesso Innocenzo III, intendono far derivare il fanone dall'ephod del sommo sacerdote ebreo, anch'esso tessuto di strisce d'oro e colorate, ma di diversa forma.


Papa Giovanni Paolo II  indossa il fanone papale nel 1985


53 commenti:

Anonimo ha detto...

Vedo che a Roma si continua ad indietreggiare! Ma beeene!

Romeo Borgia ha detto...

Era ora!!!! Tra tutte le pianetine e i fazzolettini, i gingilli questo è in assoluto il passo più intelligente di Guido Marini. Il fanone è naturale alla liturgia papale come le icone lo sono per la liturgia ortosossaa.....

Anonimo ha detto...

Che strano che qui ancora nessuno abbia speso nemmeno una riga sull'ultimo concistoro

Anonimo ha detto...

A me pare che i paramenti, mitra compresa, usati col fanone non ne siano assolutamente all'altezza.
Sono le solite tappezzerie, perline e strass.
Ma per carità.

Anonimo ha detto...

Non è il caso di parlare di Concistori dove il Patriarca di Venezia non e mentovato.

Meglio parlare delle perline e degli strass.

Sigismondo Montedeaversa ha detto...

Il parato è bellissimo. Probabilmente il nostro anonimo ha tappezzerie di Rubelli a casa... complimenti!

Anonimo ha detto...

Il parato è "bellissimo"? Riserverei un aggettivo del genere al parato Rezzonico di Padova.

La terra ai contadini, l'aratro ai buoi, le tappezzerie alle pareti.

Anonimo ha detto...

Chi dice che questo parato è uno straccio non capisce niente di arte sacra. Il parato è elegante e raffinato. Ma il Patriarca non viene fatto cardinale?

Anonimo ha detto...

Non se ne può più di sentire parlare di questo parato rezzonico... cosa avrà di speciale? Cosa sarà? Una pianeta ricamata e qualche dalmatica ammuffita! Eh basta! Tanto in quella città non lo mette nessuno, è inutile acclamarlo.

Tekla ha detto...

Dice: "non ne siano assolutamente all'altezza", cioè del fanone!? Ma non che questo brilli per raffinatezza e pregevole fattura. E' una semplicissima seta rigata fatta a telaio e bordata da passamaneria; mica un capolavoro di eleganza!

Anonimo ha detto...

"Non capisce niente di arte sacra"?

Quello stile, con le passamanerie comprate dalla Marisa Mercerie, sta declinando sempre più. Il Maestro attuale, che di liturgia certo si intende, non lo predilige affatto.

Quanto al parato Rezzonico arriverà il tempo in cui - a Padova - verrà rimesso in onore. In fin dei conti ad Ivrea, per passare da mons. Bettazzi a mons. Cerrato, non sono trascorsi secoli... Solo questione di 3 o 4 anni.

Anonimo ha detto...

Il fanone è molto elegante, sembra un paramento antichissimo. Non dite che è poco pregevole.

Anonimo ha detto...

Nessuno dice che non sia pregevole ma che pur'esso è prodotto di passamanerie e di semplice tela di seta, che altrove viene definita "tappezzeria". Come sempre due pesi e due misure.E per quanto concerne il gusto e le competenze liturgiche del Maestro in carica, beh, ci sarebbe molto da ridire, come difatti molto si dice, in Roma e altrove!

Anonimo ha detto...

Del maestro si dice cosa? Forse si dice più del suo predecessore che non manca mai alle messe del papa a fare le facce doloranti alla vista dei merli e dei ricametti "barocchi" che Bugnini tanto aveva covato per farli scomparire da tutta la città.

Anonimo ha detto...

Ben per questo è chiamato "er rigattiere" perchè si dice "passano dar rigattiere e poi vestono er Zanto Padre"

Anonimo ha detto...

A Roma, e altrove, si parlava molto (e si parla) anche del maestro predecessore; che, per le sue prodezze "artistiche", è stato remunerato con un incarichetto.

Gli indumenti antichi ora usati dal Santo Padre sono tutti conservati in Vaticano e per essi non si deve spendere un cent, neppure dai rigattieri.

Questo forse spiace tremendamente a qualcuno.

Anonimo ha detto...

Ah, se è per questo Mons. Marini II ne ha ben comprati di nuovi per il Santo Padre, infatti gli antichi sono in netta minoranza rispetto alle nuove acquisizioni. Anche lui ne ha spesi di soldini o ne ha fatti spendere. La leggenda di "paramenti antichi a costo zero" è, appunto, una leggenda.

Tekla ha detto...

Già, compresi i veri e propri furti, come quello dei paramenti di San Giuliano, che nessuno gli aveva regalato e che avrebbero dovuto restare a San Marco in ricordo della visita del Papa, e casomai farne di uguali per l'uso del Santo Padre, com'è successo per quelli di San Giovanni Rotondo. Ma quando si è genovesi nel dna e si presume che tutto sia dovuto, ecco che poi si agisce come tutto sia dovuto, in barba alla buona creanza e alla decenza.

Anonimo ha detto...

E quindi dovremmo pensare che a San Marco (S.E. Moraglia!), dove ci sono persino paramenti di epoca ducale, piangono il "rapimento"?

Come si dice a Venezia: cori cori.

Anonimo ha detto...

Tekla è la solita babbiona informata che pianta alberi di bile. Il fanone è così i genovesi sono colà...

Anonimo ha detto...
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Tekla ha detto...

In Basilica Marciana non c'è nessun paramento d'epoca ducale e hanno pianto a caldissime lacrime il rapimento e, si, verissimo, Tekla è informata e il fanone così e Mons. Marini colà, e i versamenti di bile vengono ad altri, come il plurianonimo che al contrario è assai disinformato !

Anonimo ha detto...

"In Basilica Marciana non c'è nessun paramento d'epoca ducale...".

E il parato Ottoboni lo ha regalato mia nonna l'anno scorso? Bla bla.

Non penso abbiano pianto qualcosa che potrebbero facilmente avere, ma che - non acquistandolo - hanno implicitamente dimostrato di non volere. Elementare W.

Tekla ha detto...

Il Parato Ottoboni è ridotto a emerita porcheria, valutato dalle medesime moniales che lo stanno restaurando, "mediocre nel ricamo e nella confezione fin dall'origine" ed è stato giudicato indegno di rivestire il Santo Padre nella Messa a San Giuliano; quanto alla facilità con cui la curia Patriarcale avrebbe potuto ottenere i parmenti usati dalPapa, non vedo come, dato che sono stati sottratti proditoriamente dal Marini. Non risulta elementarietà nell'assunto dell'anonimo che, come sempre, si rivela assai disinformato.

Anonimo ha detto...

In confronto con le altre città San Marco ha poco niente... vedeste Treviso!

Anonimo ha detto...

Visto che a proposito dei paramenti "di San Giovanni Rotondo" si è parlato dell'effettuazione di una copia, lo stesso poteva (e può avvenire) a proposito di quelli di San Giuliano.
Se quelli che li piangono (???) la copia non la richiedono, vuol dire che non la vogliono. Elementare W.

Suvvia, sappiamo tutti, informati o disinformati, a quali fornitori la Procuratoria si rivolge e a quali no.

Tekla ha detto...

Ah si? E allora perchè ci si è rivolti "altrove" per vestire il Papa e non da quei medesimi che sarebbero i preferiti dalla Procuratoria (semmai questa avesse mai avuto voce in capitolo), benchè questi "preferiti" si fossero fatti avanti ben per tempo. E poi, è ben evidente che la Curia Patriarcale non desiderasse una copia dei paramenti usati dal Pontefice - che senso avrebbe infatti - ma bensì gli originali di quel giorno, dandone in cambio una copia identica, come è stato fatto a San Giovann Rotondo. Il valore storico del parato c'è se è quello usato, se no, no! Le evidenze di Anonimo sono più da disinformato che da Sherlock Holmes, e la sua ironia gli si ritorce contro.

Anonimo ha detto...

Io punto su Tekla, Anonimo non mi dà nessuna sicurezza. Tekla ha una marcia in più, si capisce lontano anni luce.

Anonimo ha detto...

Io punto su Anonimo, Tekla non mi dà nessuna sicurezza. Anonimo ha una marcia in più, si capisce lontano anni luce.

Lorello ha detto...

Non si scrive "ma bensì".

Cuccarino ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Tekla ha detto...

Dante utilizzava il "ma però" che sarebbe scorretto e Tekla utilizza il "ma bensì" che è scorretto ma a Tekla poco gliene importa nella foga del discorso. E per completare l'excursus storico cronicistico dirò anche che in seguito, nel suo ufficio, al Rev.do ladro di paramenti fu proposto di fare copia identica, almeno di casula e mitra indossate dal Papa, in modo da riaverle in San Marco, ma egli rispose, con quel suo tono da suora mancata, che andava bene così. E questa e la fine della vera storia di un furto bello e buono, di un ladro sfacciato e di derubati imbelli e dalla spina dorsale da gasteropodi lagunari!

Anonimo ha detto...

20 anni fa ho studiato il patrimonio tessile delle cattedrali venete. se tutto è come lo lasciai, in testa c'è Padova con Verona. anche Vicenza è ricca. a Venezia cose belle a San Geremia E ai Frari.

Anonimo ha detto...

Tekla vada a vangare perché nulla sa degli accordi tra il prefetto e gli organizzatori della messa del papa alla discarica di mestre. Oppure è stata appositamente informata male perché è una di quelle betoneghe da messa tutte rosario e ciacole.

Tekla ha detto...

Al contrario del volgarissimo e stizzito anonimo Tekla è perfettamente informata de visu et ex auditu di tutti i particolari che ha citato e, sempre al contrario del rozzo anonimo, non mente consapevolmente e non chiacchera di cose che non conosce. E ricordo che si chiama Maesto e non Prefetto! Almeno anonimo curi l'esattezza dei termini.

Farfugliando ha detto...

Mi sa che sta Tekla è una delle due fantomatiche signore che il parato l'ha realizzato...boca mia...

Artemio Radicetti ha detto...

Esiste anche il telefono eh... fate chiamare Mattiazzo così quelli dell'ufficio li spiegano perchè hanno messo il fanone al papa.........

Anonimo ha detto...

Una delle due splendide donne di marca veneta?

Tekla ha detto...

Pensate ciò che volete, tanto pensate male e volete peggio!

Anonimo ha detto...

Fate proprio ridere tutti!!! Il fanone ha un Simbolo di regalità Papale e si indossa solo in alcune occasioni...non lo sapete? Certo che di comari in questo blog ce ne sono tante...magari anche ...comari ecclesiali!!!! Mi sembrate quelle galline di pollaio che cercano la più spennacchiata per poterla beccare...STOFFA QUI' STOFFA LA E:::MARINI II RESTA LA...e l'altro ( il I ) si fa del male assistendo alle solenni cerimonie papali in tono sicuramente piu solenne delle sue...chissa' se i suoi fazzoletti sono di pizzo o di ....carta? Anonimo piemontese...W MARINI II

Anonimo ha detto...

il fanone era semplicemente un bavagliolo per non sporcarsi, e soprattutto per non sporcare i paramenti sotto, che - non dimentichiamolo - non erano nemmeno concepiti per essere lavati.
non c'è nemmeno traccia di sacralizzazione per questo indumento, che era funzionale e decisamente brutto. non se ne sentiva la mancanza.

d. Vittorio ha detto...

Quant'è bello il paonazzo romano. Redazione dovrrebbe fare un post su questo caratteristico colore.

Anonimo ha detto...

Visto che di commenti ne avete fatti tanti vi dico la mia.
La linea stilistica è perfetta ed ha fatto scuola da almeno 20 anni. Se notate bene le linee dei concorrenti si scostano pochissimo. Sul tassuto di Rubelli non c'è molto da dire. Invece i bordi sono un disastro, belli da vedere, in realtà sono assemblaggi di bordi di poco prezzo
con aggiunta di strass di plastica e perline, tanto fumo ma poco arrosto.
La mia viva curiosità sta nel prezzo fatto pagare per i paramenti,che presumo molto alto, visto che la stessa ditta ha fornito il piviale del giubileo (plastica pura) per soli 18.000.000
delle vecchie lire.

Anonimo ha detto...

L'anonimo dell'11 novembre che si spaccia per ben informato in realtà non lo è affatto e sputa sentenze a caso per puro spirito di denigrazione. Fosse informato citerebbe le fonti ma io sostengo che appartiene pure lui a quella concorrenza che per anni, ed ancor oggi, ha rosicato amaro affannata a rincorrere lo stile della ditta citata senza citarla. In conclusione, parole miserabili!

Anonimo ha detto...

Tutto questa discussione ruota attorno ai rosicatori amari che non accettano un dato: MARINI 2 C'E' E NESSUNO LO SMUOVE.

Forse qualcuno farà bene a pensare al pensionamento perché i tempi antichi di lurex non tornano più.

Anonimo ha detto...

Vedi Anonimo del 12 novenbre ore 12,06 Mons. Marini ha una buona preparazione liturgica, pur provenendo da studi canonici. Purtroppo il posto che occupa è molto delicato e continuamente sollecitato da una serie di "ARPIE", alias i venditori e fabbricanti di paramenti che cercano di piazzare i loro prodotti più meno validi.
Il povero Marini è spesso da solo a decidere quale pezzo approvare.
Visto che non ha grandi competenze tessili andrebbe aiutato.
Una cosa sono d'accordo: mai più lurex se non per le fodere-

Anonimo ha detto...

Cari sapientoni tessili, vedo dai vostri commenti che siete completamente all'oscuro di cosa sia il lurex e in che modo venga utilizzato. Avete demonizzato questo filato senza sapere che diverse cose che voi adorate e che spacciate per genuine e degne della liturgia sono prprio in lurex. Più informazione e meno dabbenaggine! E per quanto riguarda Marini II e le sue competenze, mi fa specie che uno che ha studiato cose ben più difficili non riesca, nel giro di qualche settimana, a farsi un minimo di cultura sul campo riguardo a questioni tessili e sartoriali veramente di semplice accesso: ma questa è gente fatta così, tanto poco intelligente che quel che non gli hanno dato da studiare non riesce ad apprenderlo da sola! Si comprende pertanto come, ben più di Marini I il Marini II riempia il Papa di lurex, perline di plastica e paccottaglia da merceria, stoffe sintetiche e ogni sorta di prodotto scadente che sceglie solo per la personale simpatia con il propinatore di turno!

Anonimo ha detto...

"Paccottaglia" non esiste in lingua italiana.

In alcuni post c'è molto risentimento personale, chissà perchè...

Marini 2 c'è (a Roma) E NESSUNO LO SMUOVE.
Moraglia c'è (a Venezia) E NESSUNO LO SMUOVE.

Indietro non si torna, ma si può sempre cambiare mestiere.

Anonimo ha detto...

Consiglio rimandato all'anonimo mittente con tanti auguri per il prossimo mestiere, magari stavolta non di imitazione. Che Marini o Moraglia nessuno li smuova è ininfluente rispetto ai danni che l'uno e l'altro vanno facendo. Stiano pur la dove sono, Marini a riempire se stesso e il suo padrone di ridicolo e Moraglia a desiderare di essere altrove (a Bologna per esempio?).E come dice Tekla di ottimo spirito "io dico PACCOTTAGLIA perchè nella foga del discorso così mi va bene", senza contare che della lingua italiana nun me ne po'fregà dde meno! E di rincaro cito Casanova a sostenere che "... della lingua ognuno è padrone e ne fa ciò che vuole", alla faccia dei maestrini saccenti!

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

Scusate, sono l'anonimo del vaffa di prima, ho esagerato. Mi sono lasciato prendere dal livore e dalla rabbia.

Bepi el paron de Jole ha detto...

A proposito di fanone, recentemente la vacca Jole (di sangiulianesca memoria)ha ripreso a frequentare i luoghi di cui è devota, e si è vista di sfuggita - tra lo stupore dei pellegrini - in piazza San Pietro, confusa nella sua pezzatura, con il vetusto indumento, vezzeggiata dai monsignori presso il Soglio, come appunto a San Giuliano...ma poi sparve e più novella s'ebbe! Chi abbia notizie del religioso ruminante, si faccia vivo sul web. Mi manca tanto e vorrei riabracciarla ... sigh!

Anonimo ha detto...

La Jole! Caaara... sea 'nacora viva dai tempi de San Zulian? W la Jole, quadrupeda pontificia!

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