di Alberto Vitucci per la Nuova di Venezia e Mestre
Infiltrazioni d’acqua, muri scrostati, mattoni che cadono. Si aggravano le condizioni dell’abside della Basilica di Santa Maria Assunta a Torcello. Le piogge, il degrado dei materiali, le scosse di terremoto. Nessuno è intervenuto, e adesso la situazione è all’emergenza. I piccoli crolli mettono a rischio una della parti più antiche e preziose della storia di Venezia. L’abside della Basilica di Torcello, prima sede vescovile, ha resistito per mille anni con i suoi splendidi mosaici. E adesso è a rischio. «Non abbiamo fondi per la manutenzione, il governo li ha tagliati», denuncia disperato don Antonio Meneguolo, responsabile della Curia veneziana per i Beni culturali, «adesso abbiamo fatto richiesta dell’8 per mille, ma i fondi non arriveranno, ci hanno detto alla Presidenza del Consiglio, prima del 2013». Intanto il danno si aggrava. La vergine Odighitria, splendido mosaico bizantino dell’anno Mille, guarda dall'alto Il trono vescovile in pietra è a rischio, come la storica iscrizione dell’altar maggiore dove sono custodite le spoglie di Sant’Eliodoro, vescovo di Altino. Per terra frammenti di marmo e di mattoni, materiali che rischiano di andare perduti per sempre. Nei prossimi giorni arriveranno (forse) i soldi promessi nel 2009 per il restauro del campanile di Torcello. Torre campanaria tra le più antiche in laguna, ingabbiata da anni in una quasi arrugginita impalcatura. Anche qui la situazione è critica, i lavori fermi. E i soldi comunque non basteranno per i lavori dell’abside. Situazione drammatica perché riguarda buona parte dell’immenso patrimonio artistico religioso della città. «Ci hanno tolto i finanziamenti», continua il monsignore, «e non siamo in grado di provvedere al restauro delle chiese, dei monumenti religiosi e delle opere d’arte». Grido d’allarme lanciato anche davanti ai Comitati privati, l’altro giorno a palazzo Zorzi. «Inutile difendere Venezia dalle acque», aveva detto il sindaco Orsoni, «se nella città non è rimasto più nulla da difendere». I resti dei 42 milioni di euro stanziati dal Comitatone nel 2008 arrivano solo col contagocce dalla Regione. I 50 milioni stanziati nel 2010 non si sono mai visti. «Se non abbiamo fondi sicuri ogni anno», spiega don Meneguolo, «non riusciamo a mettere a punto un piano di restauro credibile».Vanno avanti solo piccoli interventi, finanziati dai Beni culturali e con gli introiti di Chorus e di qualche privato. Ma la stragrande maggioranza delle chiese aspetta. A cominciare da Torcello, simbolo della storia veneziana e della civiltà romanica e bizantina.
12 commenti:
Meglio non commentare perché tanto verrei censurato.
Certo che non ci sono più fondi dopo il restauro di extralusso fatto al seminario patriarcale, con tanto di palestra. Ecco l'eredità Scola.
Purtroppo ci sono tanti campanili a rischio crollo cominciando da quello di s.Aponal.
Rspondendo ad anonimo delle 20,56 dico: Meglio i seminaristi in palestra che in cerca di peripatetiche
Per non parlare dei rubinetti d'oro nel palazzo patriarcale.
Rubinetti d'oro? Stile residenza da dittatore ceceno...
Ringrazio gli Anonimo delle 23:09 del 7 novembre e delle 10:05 del 9 novembre per avermi aperto gli occhi su questo blog.
La palestra: c'era prima del restauro, ora non c'è più...
I rubinetti d'oro sono d'acciaio...
Si può essere arrabbiati col mondo, ma scrivere cose non vere con l'aria di chi sa è fonte di discredito. Anche per chi vorrebbe usare questo blog per commentare e criticare secondo amore di verità
Ecco il paladino del fu' patriarca!
Anch'io sapevo della storia della rubinetteria d'oro... che dicono che si è portato via. So anche la storia dei regali del popolino che ha valutato alla stregua di scoasse da terzo mondo e di cui ha preferito disfarsi in una specie di pesca di beneficienza. Ovviamente non dei pezzi più pregiati.
Ma di chi si parla? Di un Borgia?
No, di uno di Cielle!
Vedrete quando se ne andrà l'amico Tony! Altro che pesca di beneficenza, ci sarà un mercato ortofrutticolo.
Sapevo che in palazzo patriarcale v'era un'asse da stiro appartenuta al card. Sarto con tanto di stemmi a cinque giri di nappe rosse.
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