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Papa Pio VII a Padova (parte III)

La terza e utlima parte della cronaca della visita di Pio VII nella città dì Padova. I precedenti post, qui e qui.



Nella giornata dei 28 si recò il Santo Padre col solito treno al ritiro delle Nobili Dimesse. Dopo una fervorosa orazione all'Altare del Santissimo Sacramento, passò nel bel capace interno Coro dietro l'Altare suddetto, dove se gli presentò la R. Arciduchessa seguita dalla sua prima Dama, prostrandosi ai piedi di Santità Sua, da cui fu sollecitamente sollevata.
Celebrò la Santa Messa all'Altare interno del Coro, ed impartì il Pane Eucaristico alla prelodata Altezza Sua, che assisté con edificante divozione al Santo Sagrifizio.
Terminata la Santa Messa, ascoltò conforme al solito quella di un Suo Cappellano segreto.
Dopo di essere stato servito di un scelto rinfresco, ed ugualmente avendo di quello partecipato tutti i componenti la Nobile Sua Corte, ritornò nel Coro, dove assiso sotto magnifico Baldacchino vi ammise al bacio del piede S.A.R. la sua prima Dama d'onore, e le sue Damigelle, quella Religiosa Comunità, ed in appresso un numero considerabile di Nobili, ed in seguito altre distinte persone.
Ritornato il Santo Padre a Santa Giustina, visitò la Chiesa, e Monastero delle R.R. Monache Benedettine di Santa Agata, che furono ammesse al bacio del piede, e che ammirarono la paterna ed affettuosa degnazione di Sua Santità.
Restituitosi il Sommo Pontefice alla sua abitazione, ammise al bacio del piede molte distinte persone, e nello stesso giorno accordò il medesimo onore al Reverendissimo Rettore, ed ai Lettori e Maestri del Seminario Vescovile.
Dopo pranzo circa l'ora solita si portò a visitare i Monasteri delle R.R. Monache Benedettine di San Pietro, San Benedetto, e San Prosdocimo. Accordò a tutte l'onore del bacio del piede.
A notte avvanzata si restituì a Santa Giustina, e potè osservare l'illuminazione della Città e del Monastero stesso, che fu parimenti in detta sera replicata, impartendo col solito della sua benignità dalla Loggia di quel Monastero all'affollato popolo l'Apostolica Sua Benedizione.
Portandosi quindi alle sue stanze accolse gli omaggi di Molti distinti personaggi, fra i quali Sua Eccellenza il Sig. Tenente Maresciallo de Malius destinato al comando di Ancona.
La mattina del giovedì 29 maggio fu di qualche riposo a Sua Santità, non essendo sortito dal Monastero di Santa Giustina, e soltanto verso il mezzo giorno S.A.R. l'Arciduchessa Maria Anna Ferdinanda si portò dal Santo Padre accompagnata dalla sua prima Dama di Corte. onde porgere alla Santità Sua i felici auguri pel suo viaggio destinato per Venezia nel susseguente venerdì.
Dopo la partenza della prelodata Principessa passò il Santo Padre alla Gran Loggia, ove diede all'affollato esultante popolo l'Apostolica Benedizione.
In seguito trasferitosi per la magnifica Libreria di esso Monastero al suo appartamento, ammise al bacio del piede un numeroso popolo ivi concorso, il che succedeva ogni qual volta il Santo Padre sortiva dalle dette sue stanze mediante la paterna benigna sua condiscendenza.


"Dopo pranzo circa l'ora solita si portò a visitare i Monasteri delle R.R. Monache Benedettine di San Pietro [...]. Accordò a tutte l'onore del bacio del piede."


Alle ore 6 dopo pranzo, onde appagare i vivi desideri di tre Monasteri di Monache Benedettine, si è trasferita Sua Santità col solito treno a quelli di San Mattia, di Santo Stefano, e di San Giorgio. In ciascheduno dei premenzionati Monasteri ammise al bacio del piede le respettive Religiose, e varie Dame concorsevi, trattato già di squisiti rinfreschi, dei quali partecipò in luogo appartato tutta la sua Corte Nobile.
Andò finalmente a visitare il Monastero dell'Eremite ad ammise al bacio del piede tutta quella edificante Comunità.
Quindi facendo ritorno a Santa Gustina, vide di bel nuovo la Città illuminata, e ben disposte in maggior numero le illuminate Piramidi alla Chinese, colla solita banda d'Istrumenti nella stabilita Loggia.
La benignità del Santo Padre non volle che rimanessero delusi i desideri di un affollato popolo, che sul Prato della Valle l'attendeva; a cui dalla solita Loggia impartì l'Apostolica sua Benedizione, corrispondendo questi con le solite incessanti acclamazioni di allegrezza.
In detto giorno fu di grata sorpresa alla Nobile Deputazione rappresentante il Generale Consiglio la visita del R.P. Celerario Leoni, in unione col Nob. Co: Gio. Battista Sanfermo, entrambi incaricati da Sua Eccellenza Reverendo Mons. Caraccioli Maestro di Camera di Sua Santità, per testificare alla prelodata Nobile Deputazione la piena soddisfazione del Santo Padre di quanto questa Città, e la Deputazione stessa che la rappresenta, hanno contribuito nell'esternare la divota loro esultante sensibilità riguardo alla sua sacra Persona, con qué tributi di ossequio, di omaggio, e Religione; benignamente invitandola a rappresentare qualunque suo desiderio a Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Maestro stesso di Camera. Tali clementissime significazioni di compatimento magnanimo di Sua Santità col mezzo dei due prelodati Soggetti fatte giungere alla Nobile Deputazione, non poterono essere accolte coi più vivi sensi di riverente confusione, di grata riconoscenza, e di filiale tenerezza.
Infatti nella sera del giorno stesso la Nobile Deputazione rappresentante il General Consiglio, composta dalli Nobili Sigg. Marchese Luigi Maria Fantini, Co: Giuseppe Aldrighetti, Stefano Venezze, e Benedetti Trevisan seguita dal su Segratario Nob. Sig. Scordova, ebbe l'alto onore di essere per la seconda volta presentato alla Santità Sua, ai cui piedi umiliò colle divote espressioni di ringraziamento un riverentissimo Memoriale, implorando per ora sopra la Città di Padova l'Apostolica sua Benedizione, onde per aver ottenuto dal Cielo l'incomparabile dono d'essere annoverata fra le primogenite della Chiesa, sia preservata costante nella Cattolica Religione fino al compier de' secoli da qualunque insidia dell'infernale nemico.
Accolse il Santo Padre con vera sensibilità la più essenziale fra le petizioni, e letto per intero con inisprimibile degnazione l'umiliatogli Memoriale, assicurò la Deputazione, che impartirà in ogni tempo le Apostoliche sue benedizioni sopra una città si religiosa, onde tale appunto mantengasi fino alla fine de' secoli; e dopo breve paterno colloquio li ammise tutti inteneriti al bacio delle sacre sue mani.
Stabilita dal Santo Padre la susseguente giornata del venerdì pel suo ritorno alla Città di Venezia, si venne a penetrare nella sera stessa antecedente, col mezzo di Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Caraccioli Suo Maestro di Camera, un nuovo tratto veramente singolare della non mai abbastanza encomiata benignità sua, col non voler partire da questa Città, se prima a divota soddisfazione di questo Pubblico, non si fosse recato alla gran Sala della Ragione, onde ammettere anche al bacio del piede quelli, che non avessero potuto ottenere una tal grazia.
Fu subito fatto innalzare un maestoso Trono in detta Sala, ed altro pur simile in una delle Loggie della medesima riguardante sottoposta Piazza. 
Udito adunque per tempo in detta mattina di venerdì della Santità Sua il S. Sacrifizio della Messa nella cappella del suo appartamento in Santa Giustina, passò sopra la Loggia, ed impartì l'Apostolica sua Benedizione ad ogni prodigiosissimo numero di popolo, e di persone di ogni ceto, concorse per appagare la propria divozione. Nelle anticamere di Sua Santità trovavansi li Nobili e Reverendissimi Monsgnori Canonici in Abito Prelatizio, e numerosa Nobiltà.


"[...] non voler partire da questa Città, se prima a divota soddisfazione di questo Pubblico, non si fosse recato alla gran Sala della Ragione, onde ammettere anche al bacio del piede quelli, che non avessero potuto ottenere una tal grazia."


Sceso finalmente dal suo appartamento, e salito nella consueta sua carrozza preceduto da una numerosa truppa di Cavalleria, e dal Crocifero, e seguito dalle Carrozze de' Monsignori Canonici, da quelle de' R.R. Monaci, e da tutte le carrozze da gala della Nobiltà Padovana con entrovi la medesima, si avviò verso la gran Sala della Ragione.
Appiedi d'una delle grandi scale della medesima tutta coperta di tappeti, fu a riceverlo la Nobile Deputazione rappresentante il General Consiglio; ed introdotto nella Sala stessa, salito il già preparato Trono ammise al bacio del piede prima la detta Nobile Deputazione, indi molta Nobiltà, ed altre persone; e rimarcò la Santità Sua l'iscrizione di marmo, che la sempre dolce e santa memoria conserva nell'immortale suo Antecessore, onorò la detta Sala della sua sacra Persona.
Passò quindi all'altro Trono nelle Gallerie di detta Sala eretto, che riguardando Piazza delle Erbe, ripiena di un'infinità di popolo, a cui impartì l'Apostolica sua Benedizione fra le incessanti acclamazioni di allegrezza del popolo stesso, a cui fece la Santità Sua degli umanissimi cenni di suo gradimento.
Accompagnato finalmente dalla detta Nobile Deputazione, a cui rinnovò i più benigni, clementi tratti della piena soddisfazione, salì nella sua carrozza, e proseguì il suo cammino verso la Porta del Portello, in mezzo sempre ad un folto popolo, e fra il suono di tutte le campane della Città, col seguito costante di tutte le prenominate carrozze.
Giunto il Santo Padre alla riva del fiume Brenta, per la ben lunga strada che colà conduce, tutta adobbata di tapezzerie; ritrovò pur ivi la Nobile Deputazione, che si affrettò per altra strada di arrivarvi prima di lui, e rinnovati verso la sacra sua Persona i più vivi sensi di riverenza, di omaggio, e di ringraziamento, a' quali benignamente corrisposto dal Santo Padre, fra le lagrime di tenerezza e della Nobile Deputazione e del numerosissimo popolo, che tanto lungo la riva, che sopra le barche, ed il non breve tratto delle mura della città eravi concorso, pose piede nel suo naviglio, tanto nell'interno, che nell'esterno vagamente adobbato, da cui per l'ultima volta impartì sopra questa città e sopra il popolo stesso, l'Apostolica sua Benedizione. Fu seguito il naviglio di Sua Santità da altro per li Prelati, e persone di sua Corte parimenti in vaga foggia allestito. 

"[...] e proseguì il suo cammino verso la Porta del Portello, in mezzo sempre ad un folto popolo, e fra il suono di tutte le campane della Città, col seguito costante di tutte le prenominate carrozze."

Molte persone per lungo tratto dietro la riva del fiume sempre camminando, mosse da rispetto, venerazione, e filiale attaccamento verso il primo Gerarca della Cattolica Chiesa, non sapendo staccarsi dal mirare se non altro il naviglio su cui risiedeva il Sommo Padre del popolo cristiano.
Lasciò la Santità Sua i cuori de' Padovani commossi per quella sua maestosa sì, ma affabile sacra presenza, dolcemente condiscendendo ad ogni umiliata richiesta del bacio de' santi suoi piedi, e di grazie ad alcuni concesse, specialmente all'Ordine Ecclesiastico; e per quella benigna dimostrazione che a divedere egli diede di compatimento per quanto con animo religiosamento spontaneo concorsero tutti ad esternare a riguardo della sua augusta, e sacra Persona.
In principal modo devesi rimarcare quanto li R.R. Monaci di Santa Giustina, sempre splendidi in ogni incontro, in questo poi sì luminoso hanno contribuito a rendersi meritevoli degli universali dovuti elogi. Non isfuggirono alle ben concepite idee dei R.R. Monaci direttori, nel far allestire tanto magnifico, e maestoso appartamento per uso di Sua Santità, quanto agli altri destinati ai Prelati, ed altre persone del suo seguito, le cose più minute, che furono meritatamente rimarcate da Ospiti sì cospicui.
L'apparecchio poi delle tavole, l'apprestamento delle squisite e copiose vivande, i frequenti scelti rinfreschi riuscirono di grata soddisfazione agli Eminentissimi Cardinali, a' Vescovi, e Prelati, unitamente a quelli del seguito di Sua Santità in copioso numero erano giornalemente invitati dalla generosità de' prelodati R.R. Monaci.
Attesa la suprema sua dignità, pranzando solo il Santo Padre, erano dalla benignità sua prescelti all'onore di starvi presenti, oltre a qualche rispettabile soggetto, alcuni R.R. Monaci a vicenda giornalmente, fra i quali con maggior frequenza il Rev. P. procurator generale, il Rev. emeritissimo P.Abbate, attuale D.Gio: Alberto Campolongo, il Rev. Padre Trevisan, li R.R. Padri Celerarj Leoni, e Bagnado, i quali tutti si distinsero in ispecial modo coll'assidua rispettosa loro attenzione e verso il Santo Padre, che dimostrò sempre la sua piena soddisfazione, e verso tutti i rispettabili Prelati di sua Corte, che rimarcarono le maniere nobili, ed obbiganti di tutta quella Religiosa Comunità, che in tale incontro, come si disse, si è tanto distinta a maggior lustro ancora, ed onore della Città di Padova, che ben meritatamente si compiace d'avere fra le sue mura una sì commendabile Abbazia.

"[...] si è tanto distinta a maggior lustro ancora, ed onore della Città di Padova, che ben meritatamente si compiace d'avere fra le sue mura una sì commendabile Abbazia."

immagini da Corbis, g.immage, w.commons

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