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Storie di ordinaria contabilità: il veleno dei Presidenti

Il Santo Padre in visita nelle terre croate

Sede sul risarcimento per il monastero benedettino in Istria ''e' di fatti un tentativo di alcuni ambienti politici ed ecclesiastici italiani che, usando l'autorita' del Santo Padre, vogliono arrivare a una revisione degli Accordi di Osimo''.
Lo ha dichiarato il presidente della regione Istriana, Ivan Jakovcic, apertamente appoggiando il vescovo di Parenzo e Pola, Ivan Milovan, che due settimane fa si e' opposto alla decisione del Vaticano in base alla quale l'ex monastero di Dajla deve essere restituito ai benedettini di Praglia, vicino a Padova.
''Questo e' il vero merito di questa inaccettabile iniziativa'', ha aggiunto. I benedettini, secondo Jakovcic, sono stati gia' risarciti avendo ricevuto in base agli Accordi di Osimo 1,7 miliardi di vecchie lire e non hanno nessun titolo o diritto di essere risarciti una seconda volta.
Il politico istriano e' dell'opinione che ''il Vaticano abbia agito in modo unilaterale, violando di fatto i Concordati tra la Santa Sede e la Repubblica di Croazia''.
''Noi in Istria siamo molto preoccupati perche' se la questione dell'indennizzo si concludera' come vuole il Vaticano, si creara' un pericoloso precedente giuridico e allora non sara' solo la diocesi di Pola e Parenzo a dichiarare la bancarotta, ma c'e' d'aspettarsi decine di migliaia di simili domande di risarcimento per beni in Istria, Fiume e in Dalmazia'', ha concluso Jakovcic invitando le massime autorita' croate ad agire perche' cio' non accada.

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L'ex presidente della Croazia, Stipe Mesic, commentando la controversia sulla restituzione dei beni immobili di un monastero in Istria ai benedettini di Praglia, in provincia di Padova, ha apertamente accusato il Vaticano di voler ''rivedere o addirittura abrogare gli Accordi di Osimo'', stipulati tra la Jugoslavia di Tito e l'Italia nel 1975.
''Va ricordato che il risarcimento per l'immobile in questione (l'ex monastero di Dajla, e i terreni circostanti, nell'Istria nordoccidentale, ndr) e' stato gia' riscosso dai benedettini di Praglia e pertanto la richiesta di un secondo indennizzo, non e' altro che un tentativo nascosto male di revisione o di abrogazione degli Accordi di Osimo che sono la base dei rapporti tra la Croazia e l'Italia'', ha dichiarato Mesic sostenendo che il Vaticano si vuole porre ''al di spora della Corte suprema croata''.
''In gioco sono i principi sui quali Zagabria ha fondato negli ultimi decenni la propria politica estera verso l'Italia, il concetto del rispetto degli accordi tra Stati, gli interessi vitali della Croazia'', ha ammonito l'ex presidente, in carica dal 2000 al 2010, che e' dell'opinione che il caso sia ''un tentativo di pretesa politica rivestito in veste religiosa''.
Mesic ha invitato tutte le autorita' politiche croate a dare una ''risposta chiara e decisa alle richieste del Vaticano, senza mezzi termini o tatticismi''.

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Scende in campo anche la premier croata Jadranka Kosor nella tormentata vicenda relativa alla richiesta dei frati benedettini di Praglia in provincia di Padova, di ritornare in possesso della loro tenuta di Daila presso Cittanova, dalle quale furono cacciati nel secondo dopoguerra. E nel paese è scoppiata la bufera, tra l’altro la Diocesi istriana rischia la bancarotta e di trovarsi in strada senza un tetto sulla testa. Per la perdita dei beni i benedettini sono già stati risarciti da Roma con l’importo di 1,7 miliardi di lire in applicazione degli Accordi di Roma.
È opinione diffusa in Croazia che non avrebbero alcun diritto ad un secondo risarcimento. Dopo l’incontro di ieri nel suo ufficio a Zagabria con il vescovo istriano Ivan Milovan, la premier ha annunciato che scriverà una lettera direttamente al Santo Padre per chiedere il suo aiuto nella soluzione del contenzioso. Il Papa invece come sappiamo, si è invece schierato apertamente dalla parte dei frati italiani. E già ieri la Kosor ha inviato una missiva anche al segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone per spiegare per filo e per segno i termini della questione. Dal canto suo il ministro degli Esteri croato Gordan Jandrokovic ha annunciato che chiamerà nel suo ufficio il nunzio apostolico a Zagabria Mario Roberto Cassari.
E l’ambasciatore croato in Vaticano Filip Vucak è stato richiamato dalle ferie. Dunque la diplomazia croata si è messa in moto alla grande. Anche la Kosor è dell’opinione che la vicenda di restituzione dei beni dovrebbe esser archiviata dagli Accordi di Osimo. Secondo il presidente della Regione istriana Ivan Jakovcic, certi circoli politici ed ecclesiastici vorrebbero proprio revisionare tali accordi per rimettere le mani su migliaia di ettari di terreno in Istria, Fiume e Dalmazia. Dal canto loro i benedettini non scherzano affatto. Presso un ufficio notarile di Pola hanno aperto la srl “Abbazia” alla quale dovrebbero venir trasferiti i beni contesi o il loro controvalore in denaro, si parla di 30 milioni di euro. La restituzione in natura però sarebbe impossibile visto che gran parte dei 200 ettari della tenuta di Daila è stata venduta. E il valore dell’immobile è molto alto poichè la destinazione d’uso nel frattempo è cambiata in area di sviluppo turistico. Gli acquirenti però non possono attuare i loro progetti in quanto si tratta di beni oggetto di contesa in tribunale.
Alla Diocesi viene apertamente rinfacciato di aver venduto immobili non definitivamente suoi. Interessante la valutazione dell’ex ambasciatore croato al Vaticano Ivica Mastruko. Lo Stato croato dice, ha fatto un grosso errore cedendo alla Diocesi istriana la tenuta di Daila per la quale la chiesa era già stata risarcita secondo gli Accordi di Osimo. Tale tenuta prosegue, doveva venir usata per altri scopi. E ora conclude Mastruko, in pratica arriva una terza richiesta di risarcimento per gli stessi beni. In Croazia viene definito perlomeno strano il silenzio del cardinale Josip Bozanic di cui nella vicenda c’è lo zampino. Ha fatto parte infatti della commissione cardinalizia nominata dal Papa che ha stilato l’accordo di restituzione dei beni ai benedettini. La richiesta dei benedettini poggia proprio su tale documento.
(p.r.) Il piccolo
 
Cristo Risorto a Dajla. Il Paese giace semiabbandonato

immagini da Flickr, Corbis

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ipse dixit!

Anonimo ha detto...

E' chiaro come il sole che le ragioni sono dei monaci, e questi osano metterci bocca?

Anonimo ha detto...

... certo che si ! Ma nelle controversie internazionali di tal genere, il diritto non è di univoca e facile interpretazione, tanto più che sono passati anni ed anni, non ci sono gli stessi attori, le condizioni politiche sono cambiate etc. etc. Purtroppo non si riesce a fare giustizia senza che questo costituisca ingiustizia per altri. Aggiungi lo sfrenato nazionalismo croato, il loro senso di colpa e di inferirità, la percezione di esere uno stato "teorico", in cui la componente sociale è ben più fragile di quella Italiana e il gioco è fatto. Ho parlato più di una volta con il Card. Bozanic, che conosco benissimo, di queste cose e, non appena tiri fuori argomenti di italianità, anzi, venezianità, subito ti accusa di neofacismo. Lui stesso ha studiato ed è stato educato in una visione storica degli avvenimenti, pur remoti, del tutto falsificata, fino a negare la presenza della cultura Venteta a plasmare i bellissimi paesi della costa dalmata e istriana. Fino a questo punto, e parliamo di un cardinale ... pensa gli altri !

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