Uno sguardo veneto sulla Liturgia, musica e arte sacra, le attualità romane e le novità dalle terre della Serenissima.
Sul solco della continuità alla luce della Tradizione.

Storie di ordinaria contabilità ovvero Papa, Vescovo e Sublacensi

I giardini all'italiana nell'Abbazia di Praglia

L’abbazia di Praglia fa litigare il Papa e un vescovo, come nel medioevo.
Chi l’avrebbe mai detto: Papa Benedetto XVI che diventa nemico della Chiesa croata dopo che la sua visita di due mesi fa nel Paese era considerata un evento storico per la nazione, con la premier Jadranka Kosor che lo aveva salutato con la testa coperta da un velo nero, mentre gli alti prelati erano inchinati all’inverosimile. E la televisione pubblica aveva modificato i suoi programmi proprio per seguire la visita del Pontefice, minuto per minuto. Dall’esasperata devozione si è passati a dichiarazioni di guerra giudiziaria in virtù di una presunta grossa ingiustizia subita ad opera dal Vaticano. Nel rispetto del diritto canonico, il Santo Padre ha sospeso per un minuto il vescovo della diocesi di Parenzo-Pola monsignor Ivan Milovan attribuendo i suoi poteri al vescovo vaticano monsignor Abrila y Castella che in 60 secondi ha firmato ciò che Ivan Milovan si era rifiutato di fare. Vale a dire l’accordo secondo cui la diocesi istriana e la parrocchia di Dajla restituiscono ai frati benedettini di Praglia in provincia preziosi immobili e li risarciscono di quasi sei milioni di euro a titolo d’imposte e spese giudiziarie. Al posto della restituzione naturale (di difficile attuazione, visto che nel frattempo la Chiesa croata ha venduto parte degli immobili contesi) si concede la possibilità di un risarcimento pari a 25 milioni di euro. La vicenda si rifà alla triste storia dei beni nazionalizzati dalle autorità jugoslave nell’immediato Secondo dopoguerra, quando i benedettini di Dajla vennero cacciati dalla loro tenuta trovando poi riparo a Praglia, in provincia di Padova. Nel 1999, nel rispetto della legge sulla denazionalizzazione, lo Stato croato ha assegnato la tenuta alla diocesi di Parenzo e Pola o meglio alla nuova parrocchia di Dajla, ritenuta erede legale dei Benedettini. Questi ultimi però si sono fatti avanti rivendicando l’immobile, che comprende 600 ettari di terra fertilissima e una struttura che in passato è stata convento, poi ospizio per anziani fino al 1989, mentre ultimamente è in stato di abbandono. Secondo alcuni esperti croati di diritto e il cancelliere della diocesi di Parenzo e Pola Ilija Jakovljevic, i benedettini di Praglia non possono esercitare più alcun diritto sulla tenuta di Dajla in quanto hanno già ricevuto il risarcimento di 1,7 miliardi di lire da Roma, nel rispetto degli accordi di Osimo del 1975. «Nel caso l’accordo fatto firmare dal Papa diventasse esecutivo - aggiunge il cancelliere - verrebbero confiscati i beni della diocesi per cui ci ritroveremmo in strada».
 Ci sono stati tentativi di arrivare a un accordo tra le due parti, tutti falliti. Va segnalato anche che nel frattempo i terreni contesi sono stati urbanizzati per cui il loro valore, considerata la posizione, è salito alle stelle e qualcuno parla già di italianizzazione della costa.




 testo da Il Mattino di Padova
immagini da Panoramio, Daylife

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Mancava solo la sospensione flasch.... che robe! Che robe!

Anonimo ha detto...

bene ... ora che rientrino anche i leggittimi abitanti d'Istria, gli esuli sparsi per il mondo !

Anonimo ha detto...

I monaci di Praglia sono Sublacensi e non Cassinesi, SU-BLA-CEN-SI! Come lo erano all'epoca dei fatti descritti e pure all'epoca dell'apertura di Daila, nella seconda metà dell'ottocento ... qualche testa dura dell'amministrazione, già corretta in passato, vuole appuntarselo in bacheca in modo da non più errare, please !

Redazione Sacris Solemniis ha detto...

Grazie. In effetti ATTUALMENTE è Sublacense.

G.D. ha detto...

Vabbè che i Benedettini ci tengono alle etichette, ma è ora di finirla con questi sublacensi, si uniscano e ben finita. C'è un certo Dom Vittorelli che la pensa ben così e in fine dei conti "subla-cassinesi" non suona male...

Comunque è incredibile che il Vescovo di Pola sia arrivato al punto di farsi sospendere per un minuto.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

I croati sono incazzatissimi e quella è gente poco raccomandabile.

Solidarietà alla Redazione: inutile parlare di Sublacensi nel 2011.

Anonimo ha detto...

Dillo ai Sublacensi quanto sia inutile, visto che sono la congregazione benedettina più florida e ricca, e non solo di vocazioni, e l'unica, peraltro, di configurazione internazionale. L'Abate Vittorelli non riuscirà mai nel suo perverso disegno di voler unire le due congregazioni, di modo che i moribondi cassinesi si approprino dei beni materiali e spirituali dei floridi sublacensi. Pensi piuttosto a come lui e i suoi predecessori hanno governato quel grande e insigne cenobio, provocando la fuga di decine e decine di vocazioni, allontanate per lo scandalo della rilassatezza e insipienza della vita monastica che vi si conduce. Sono stati aiutati in tutti i modi e per molti anni e non ne hanno tratto alcun beneficio ed ora vogliono unire le congregazioni a loro beneficio per tirare ancora a campà e per continuare a fare i gran signori che trionfano nei gossip estivi per i loro salotti politici e le iniziative culturali senza senso appoggiate da amicizie political/radical/chic... che Dio confonda i loro disegni!

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