Uno sguardo veneto sulla Liturgia, musica e arte sacra, le attualità romane e le novità dalle terre della Serenissima.
Sul solco della continuità alla luce della Tradizione.

La Riforma Liturgica secondo Magnani




Il Concilio e la sua Riforma Liturgica? Monsignor Paolo Magnani, Vescovo emerito di Treviso, risponde. Da La vita del popolo. 


Lei ha una grande competenza in ambito liturgico. Quali sono i tratti salienti della riforma introdotta dal Concilio e il significato che hanno assunto? 

Quanto alla mia competenza in fatto di Liturgia, non mi considero un grande protagonista, ma piuttosto un discepolo del tempo ecclesiale che ho vissuto. Durante i miei studi alla Gregoriana la Liturgia aveva un ruolo molto modesto, quasi irrilevante. Basti rileggere le cento tesi che si dovevano studiare per la licenza in Teologia. Più che gli studi, in particolare quelli radicati sulla Ecclesiologia del Concilio Vaticano I, furono le Encicliche “Mystici Corporis” e la “Mediator Dei” di Pio XII, ad offrirmi un quadro sulla Liturgia nella Chiesa. Queste Encicliche e il Movimento liturgico, allora in atto, hanno preparato la strada al Concilio. Personalmente mi è stato molto di aiuto la fioritura della Liturgia operata a Pavia dal futuro cardinale Virgilio Noè, negli anni Sessanta. Il nuovo interesse poi, sulla Liturgia si è fatto più vivo con una ricerca sul “Messale in lingua Italiana nell’edizione di Pavia dell’anno 1805”, pubblicato nel 1965. Quanto ai tratti salienti della Costituzione sulla Liturgia, “Sacrosanctum Concilium” promulgata il 4 dicembre 1963, ci portano a considerare la liturgia come il momento più significativo in cui la Chiesa si manifesta: la Chiesa totale, cioè Cristo e il suo Corpo, quale Chiesa della Parola di Dio, della preghiera, operando la Salvezza degli uomini. Mentre si glorifica il Padre in Cristo, si salvano gli uomini. La Liturgia è per la santificazione dell’umanità e quindi, per sua essenza, è pastorale. A proposito, ricordo un principio tradizionale della morale cattolica e della Pastorale: “Sacramenta propter homines”, i Sacramenti esistono per la salvezza degli uomini! Ecco perché la Liturgia ha una dimensione pastorale. A me pare che il senso della riforma liturgica è quello di rendere in modo più espressivo, e vorrei dire a portata di mano, l’azione di Dio Padre, attraverso Gesù Cristo che agisce nella Chiesa per la salvezza dell’umanità intera. Nella Costituzione conciliare Sacrosanctum Conciluim possiamo dire che c’è più Bibbia, più preghiera, più comprensione e più partecipazione. Direi, “più”, non significa che la Liturgia precedente fosse ritualmente e sostanzialmente di “meno”. È un “più” per così dire pastorale, che peraltro si deve misurare anche con la cultura del tempo. E legato a questo “più”, va messo in evidenza l’uso della lingua parlata nelle celebrazioni, che ha permesso ai fedeli una partecipazione più consapevole e più attiva. 

In che misura quella riforma è ancora “in fieri” come sostengono alcuni esperti? 

La Liturgia è sempre in essere ed è sempre “in fieri”, in divenire, proprio come la Chiesa. Sia l’esistente che il “fieri”, dipendono notevolmente dalle Liturgie parrocchiali, dal parroco, dalla partecipazione dei fedeli, dai lettori, dai ministranti e dalle corali. Se la Liturgia è “lex credendi”, cioè norma della fede, questo è vero per tutta la storia e la vita della Chiesa; alcune formule rituali cambiano ma non nel loro significato di fede. La riforma conciliare recita sempre lo stesso “Credo”. L’evoluzione storica di alcuni riti sacramentali non ha mutato la loro sostanza salvifica e il magistero della Chiesa ce lo garantisce. Secondo me ci potrebbero essere anche aspetti che possono rischiare di distogliere i fedeli dal centro dei riti propriamente liturgici e sacramentali, centro che è sempre Gesù Cristo, realmente presente. Mi riferisco all'introduzione nelle celebrazioni eucaristiche, ordinariamente corrette, preparate e vivaci, di strumenti catechistici, sia grafici che luminosi, pur lodevoli, che possono creare una sovrapposizione didattica al mistero celebrato. E’ forse il caso di precisare che l’azione liturgica è innanzitutto “Opus Dei”, Opera di Dio! Poi ci sono alcuni aspetti marginali che dipendono dai gusti, quelli dei “prelati” ma anche quelli dei “parroci”. La riforma liturgica, con Paolo VI, aveva introdotto, per le cotte e per i camici, uno stile all'insegna della semplicità, ma questo stile sta cambiando e si va verso il trionfo del ricamo. Così pure riaffiorano vesti liturgiche che sembravano desuete, eppure legittime. 

Quali gli aspetti che più hanno favorito la partecipazione attiva e consapevole del popolo di Dio all’azione liturgica? 

Per favorire la partecipazione attiva e consapevole alla Liturgia, occorre inculcare la convinzione che Gesù Cristo il Risorto è il centro dinamico della Liturgia, e ci vuole uniti a Lui anche con i gesti corporali. Nella Liturgia, Cristo non è solo, ma con la sua Chiesa, viva. Il cristiano nella Liturgia non è un semplice spettatore ma uno che partecipa e condivide. Senza il Cristo vivente non c’è Liturgia, e senza la Chiesa non c’è Liturgia. Certo che per una corretta partecipazione liturgica il cristiano deve presentarsi con la sua fede, con il suo vivere in Cristo, con la sua totale adesione a Lui. La qualità del cristiano, membro di un popolo sacerdotale, si misura con l’atto della sua fede, professata e testimoniata. Non illudiamoci, il pericolo di un nuovo ritualismo esteriore è sempre in agguato. 

Come ha accompagnato la riforma liturgica a Lodi e a Treviso, riandando ai suoi scritti liturgici durante il suo episcopato più che trentennale? 

Durante il mio Episcopato mi sono impegnato per applicare la Riforma della “Sacrosanctum Concilium”. Quando sono diventato vescovo, cioè nel 1977, erano già promulgati la maggior parte dei testi liturgici: il Messale Romano, tutti i Sacramenti e la nuova Liturgia delle ore. Il mio compito era quello di aiutare la diocesi ad attuare la riforma, sia a Lodi che a Treviso. Diventato vescovo di Treviso ho potuto usufruire del Sinodo diocesano del 1987, promulgato da mons. Antonio Mistrorigo, che dedica una significativa parte delle Costituzioni al culto divino. E sempre a Treviso ho avuto l’opportunità di promulgare un “Direttorio liturgico pastorale”, grazie alla collaborazione intelligente e operosa dell’Ufficio Liturgico diocesano. La consegna di questo Direttorio alla comunità diocesana è stato l’ultimo gesto, forse il più simbolico. Sempre nella scia della riforma liturgica ho realizzato l’adeguamento del presbiterio della Cattedrale di Treviso, e con il posizionamento del nuovo organo si è permesso alla corale di essere accanto all'assemblea  per animarla, e condurla ad una partecipazione attiva nella lode al Signore, attraverso il canto. Quanto ai miei scritti liturgici ho in progetto di riunirli in un solo volume, in occasione del 50° anniversario della promulgazione della “Sacrosanctum Concilium”. Rileggendoli mi sono reso conto come il Concilio abbia influito sulla mia spiritualità liturgica, e quanto il mio lungo esercizio liturgico episcopale mi abbia plasmato insieme al popolo nello spirito della Costituzione “Sacrosanctum Concilium”.

69 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella e di alto livello questa intervista. Magari tutti i vescovi (in carica) parlassero così.

Tra l'altro ridimensiona alcune opinoni volgari, secondo cui il ritorno ai paramenti antichi - che tra l'altro non costano nulla - sarebbe "contro il Concilio" (!).

Mons. Magnani dice chiaramente che queste vesti sono assolutamente "legittime".

Anonimo ha detto...

Perché non lo fanno vescovo di Padova?

Anonimo ha detto...

Non possono perché se no fa togliere gli adeguamenti del vescovo rovigotto.

Francesco ha detto...

Questa intervista dimostra come nel Veneto non si sia ancora aperto il dibattito sulla corretta ermeneutica del Concilio e sulla riforma della riforma liturgica. Siamo ancora in alto mare, ragazzi miei, questi qua non si sono ancora accorti della crisi del post-concilio, anzi ritengono ancora che la primavera conciliare stia per venire adesso...
Comunque, nello stesso numero de La Vita del Popolo è stata pubblicata la lettera di un giovane che si è dichiarato entusiasta per la messa in forma straordinaria a cui ha partecipato a Mirano e, sul numero uscito la settimana successiva, una riflessione di don Fabio Bertuola invita i celebranti a chiedersi perchè un ragazzo di diciotto anni trovi esaltante la messa in latino e, magari, snobbi le normali messe domenicali...

Efisio Ponaro ha detto...

Anche quegli "adeguamenti" di Padova, come tanti altri (Reggio Emiliaaaaaaa) non erano assolutamente necessari, ma corrispondono ad un scelta ideologica o a qualche blocco psicologico(come il rigetto delle pianete).

A Padova l'altare coram populo c'era già dai tempi di mons. Bortignon.

Comunque quelle modifiche sono reversibili e arriverà un Vescovo che rimetterà a posto il gioiello architettonico.

Anonimo ha detto...

Penso anch'io come il post delle 17 e 57.
Per Padova è solo questione di tempo, anche se nel frattempo non hanno di meglio da fare che invitare a parlare della Riforma liturgica uno come Grillo. Uno cioè che contesta pubblicamente il Papa solo perché ha consentito - e non imposto - l'uso del Messale che è stato usato durante tutto il Concilio.

Anonimo ha detto...

Ma la Riforma liturgica ha aperto la Chiesa al mondo, come bene illustra Tornielli dalla Diocesi del Papa:
"Ieri alla parrocchia dei Santi Pietro e Paolo all’Eur padre Francesco Bartolucci ha celebrato i funerali di Riccardo Schicchi, il “re del porno” italiano, il talent scout delle pornodive Ilona Staller “Cicciolina”, Moana Pozzi, Eva Henger (con quest’ultima Schicchi era stato sposato e ha avuto dei figli: lei, nonostante le separazione, gli è stata vicina e lo ha assistito nella fase finale della malattia).
Com’era comprensibile, alle esequie hanno partecipato molte pornostar, alcune ancora in attività, che si sono messe ordinatamente in fila per ricevere la comunione. Alla fine della cerimonia Ilona Staller è salita sul pulpito e parlando di lei e di Schicchi ha detto: «Abbiamo fatto tanta poesia, si può dire, perché anche se era erotismo e pornografia, per noi era poesia… Giocherellando, abbiamo fatto quello che, magari, tantissime persone hanno paura di fare».

Prima di lei dal pulpito aveva parlato Rocco Siffredi, star delle luci rosse made in Italy, che ha detto: «Mi dicono che ho fatto sdoganare il porno, ma io non ho fatto sdoganare proprio nulla. Riccardo ha iniziato ed è grazie a lui se sono qui e se sono quello che sono».

Ecco, mi piacerebbe rivolgere qualche domanda a padre Francesco. Bene ha fatto, credo, a celebrare le esequie chieste dalla madre di Schicchi. Non sappiamo come il re del porno italiano abbia vissuto la sua malattia, come si sia preparato alla morte che non è arrivata all’improvviso. Capisco anche che il sacerdote romano non potesse fare altro al momento della comunione, anche se provo a mettermi nei panni di quegli uomini e di quelle donne divorziate e risposate che vedono le immagini di quelle comunioni, essendo loro esclusi dal sacramento.

Chiedo: era davvero necessario che la Staller e Siffredi parlassero dal pulpito rivendicando in chiesa lo sdoganamento del porno come principale merito del defunto? Padre Bartolucci, non si poteva evitare?".

W la Riforma liturgica, w le Facoltà di liturgia pastorale!

Anonimo ha detto...

Magnani è stato un vescovo abbastanza dritto... ha fatto un buon adeguamento liturgico nella cattedrale (lasciamo perdere l'organo) si è posto da vero pastore con la sua diocesi. Non si lamentava ad usare cose antiche e nuove...

Anonimo ha detto...

Io trovo incredibile che ORA, a poca distanza, vi siano due vescovi come FRANCESCO MORAGLIA e ANTONIO MATTIAZZO: nel giro di una trentina di KM si passa dalla cattolicità al filo protestantesimo. Si passa dal mantello col tricorno al clergy col pettorale d'Aquileia! Il bello è che Franceschi predecessore del Rovigottone fece fare tutto il REVIVAL storico della diocesi, con gli scavi archeologici e le ricerche per bardarla con Aquileia del titolo di culla del cattolicesimo del nord-est. ECCO: LA CULLA è MARCIA E PUTREFACENTE ED ESALA UN'ODORACCIO MEFITICO.

Anonimo ha detto...

Ma, giusto a metà strada tra Venezia e Padova, non troviamo forse quel piccolo faro di luce tridentina, con la sua messa tradizionale celebrata ogni secondo sabato del mese alle 16.30, che è Mirano? Suvvia, la Provvidenza agisce per piccoli passi! Una vivace succursale di San Simeon Piccolo, la moderna chiesa parrocchiale miranese di San Leopoldo Mandic, posta a difesa e baluardo della Tradizione giusto al centro della mitica PATREVE!
Tra i due litiganti iper-progressisti (Mattiazzo e Gardin), gode Venezia con la sua "appendice" miranese!
Comunque, per chi non l'avesse ancora visto, invito tutti i lettori di Sacrissolemniis ad andare sul blog Messainlatino e trovare il post pubblicato sabato 8 dicembre in merito alla messa di Mirano e al settimanale diocesano di Treviso "La Vita del Popolo".

Evaristo ha detto...

La messa di mirano di cui si parla è quella dei lefebvriani ?

Anonimo ha detto...

Egregio Evaristo, la sua ironia è fuori luogo. Certo, Mons. Vardanega non sarà l'austero e impettito padre Konrad, ma officia la messa tridentina in modo più che dignitoso, naturale, alla portata di tutti. Che, poi, è il modo in cui veramente i preti diocesani celebravano le messe cantate nelle nostre parrocchie prima del Concilio.
In ogni caso, sappia che le messe di San Leopoldo Mandic sono più frequentate di quelle di San Simon.

Anonimo ha detto...

L'organo della Cattedrale di Treviso? Si potrà discutere la posizione ma, rispetto al deplorevole precedente, la sua qualità è notevolissima.

Spostando il catafalco, inoltre, è saltata fuori l'abside originale e qualche sepolcro vescovile.

Mons. Magnani, restituendo l'abside originale, ha fatto quello che nella cattedrale di Padova farà uno dei prossimi vescovi: grattare le incrostazioni.

Anonimo ha detto...

Ha ragione Anonimo delle 23 e 42.

Se ci fosse stato mons. Magnani, in Cattedrale a Treviso non sarebbero state demolite le due cantorie del presbiterio.

Pratense ha detto...

Io ho visto la situazione di Padova... ...ci vuole un vescovo che abbia tanto coraggio per smontare quella robaccia super costosa (dello stesso autore di Pisa). Oltretutto sono rimasto amareggiato da gli altari spogli, dalle piantine verdi... ...una desolazione simile a quella che ho visto solo in Francia!
A Treviso non sono mai stato ma da quanto vedo da Wikipedia la cattedrale è piccolissima!

Anonimo ha detto...

San Leopoldo, San Leopoldo! Basta! Neanche fosse la roccaforte della tradizione cattolica! E poi cos'è questa pubblicità? Cos'è? Forse un locale in cerca di clientela? Un bacaro veneziano alla ricerca del turistame?

Abbelli !!

Anonimo ha detto...

La cattedrale di Treviso è come la pasta scondita: non è cattiva ma non è neanche buona! AahahahahhahHAHAHahhahahahahahh

Anonimo ha detto...

Ma gli "adeguamenti" della Cattedrale di Padova li hanno anche pagati? Pensavo fossero stati regalati.

Naturalmente in quel caso nessun prete sessantottino è venuto fuori a dire che quei soldi potevano essere dati ai poveri.

Anonimo ha detto...

Pagati con cifre astronomiche. Effettivamente il marmo di Carrara è sì tanto bello quanto costoso. Per non parlare del crocefisso neonazi fatto con oro e nichel e argento. Una delle cose più orripilanti mai concepite. L'unica cosa che è passabile è la cattedra in freddo marmo, perfetta per i pontificali del tempo natalizio.

Anonimo ha detto...

Ma in Cattedrale a Padova fanno ancora i "pontificali"? La cosa mi era sfuggita.

Anonimo ha detto...

Si fanno, ma non riescono anche se alla regia c'è l'optimo don Di Donna. Non si può cavare il succo da una rapa!

Anonimo ha detto...

Tantomeno dalle patate americane!

Anonimo ha detto...

La cattedrale più bella è certamente san Marco, gli uccellini canterini, l'odore di folpa andata a male che sale dalla cripta, i colombi, l'acqua salmastra la rendono LA PI' BEA. Inoltre è rimasta intatta nei secoli.

Gigetto Forsadura ha detto...

San Marco non sarà mai una CATTEDRALE. San Marco è e rimane una CAPPELLA DUCALE. I veneziani si glorino della loro cattedrale, tra orti e pescadori, ovvero SAN PIETRO DI CASTELLO.

Anonimo ha detto...

Mi hanno parlato bene anche del parroco di un paese vicino Dolo. Si rivivono le messe parrocchiali preriforma.

andante ha detto...

Egregio sig. Forsadura,
è meglio che si lavi le mani da campo prima di scrivere certe cattiverie alla tastiera.

Cordialmente.

Antonello Andante Conte di Saonara

Anonimo ha detto...

Si tratta del parroco di Sambruson, frazione di Dolo. Credo che, una volta all'anno, più o meno, celebri la messa in rito romano antico coaudiuvato dagli esponenti di Unavoce. Ma la messa antica non può essere officiata regolarmente nella sua parrocchia, ma solo in modo estemporaneo (cioè in particolari ricorrenze), poichè non esiste un gruppo stabile di fedeli legati alla liturgia tradizionale in quella parrocchia. Anche il parroco della chiesa di San Giuseppe a Mestre, il cattolicissimo don Cristiano Bobbo, di tanto in tanto celebra la messa tridentina. Ma neanche lui può farlo con regolarità, essendo assente un gruppo stabile che ne abbia fatto specifica richiesta.
Solo a Venezia e Mirano esistono messe pre-conciliari stabili e regolari nella provincia veneziana e tutte e due sono messe cantate. A Venezia tutte le domeniche, a Mirano una volta al mese.

Anonimo ha detto...

"Messe pre-conciliari" è profondamente sbagliato. Infatti il Messale consentito è quello del 1962: usato durante tutto il Concilio.

Anonimo ha detto...

È ancora d'obbligo il "gruppo stabile" per celebrare nel rito straordinario?

Gigetto Forsadura ha detto...

Ho solo riportato all'onor della verità. Il patriarca a San Marco sta come i folpi col filetto. Il Patriarca deve stare a Casteo e Zaia deve farsi un suo Primicerio (su tutti il rev. Corrado) e far solennità alle domeniche e alle comandate magari col rito patriachino.

Anonimo ha detto...

Sig. Forsadura, 'ste c.....e venetiste o psudo-tali non interessano a nessuno, tranne che a qualche nostalgico fallito che crede ancora che Campoformido possa essere cancellata...
Il "Primicerio", il rito "Patriarchino": ma va da' via .. ...!

Anonimo ha detto...

Il gruppo stabile è d'obbligo se si vuole che una messa possa essere celebrata con regolarità, cioè a cadenza fissa (giornaliera, settimanale o mensile) in una data chiesa. Solitamente è richiesto anche l'imprimatur della Curia vescovile, anche se, formalmente, basterebbe il consenso del parroco.
Non è necessaria la presenza di un gruppo stabile, invece, per le messe celebrate in modo estemporaneo, cioè in occasione di particolari ricorrenze: es. metrimoni, funerali, feste patronali, giubilei, pellegrinaggi, ecc...

Esterino ha detto...

Non sapevo che Campoformido fosse femminile.

Comunque mi dà l'impressione che "Forsadura" e il suo contestatore siano la stessa persona; e qui può succedere.

p.s. il primicerio non è stato abolito a Campoformido. Studiare un po' non fa male.

Licio Beolco ha detto...

A Padova ci sono alcune chiese bellissime. Tre particolarmente: gli Scrovegni, il Santo, la Cattedrale.

La Cattedrale ha subito una sorte architettonicamente straziante a causa di chi è pubblicamente noto.

Grazie al cielo il Santo non è stato toccato né potrebbe esserlo visto il controllo della Veneranda Arca.

Grazie al cielo gli Scrovegni sono di proprietà pubblica e non vi può essere spostato neppure un toco de malta. Gli Scrovegni conservano l'Altare della (già) gloriosa Chiesa patavina.

Anonimo ha detto...

Non mi pare giusto paragonare gli scorovegni con altre chiese. La celebre cappella patatina non è luogo di culto ma solo museo. Non vi si tocca nulla ma neanche si celebra. Xe un fia come ea ciesa in giardin da me nona. Xe deventada un ponaro.

Anonimo ha detto...

Questo Blog, molto bello, lo trovo un pò di parte. Si parla sempre e solo di Padova, galline, tacchini e patate americane.

Aristide ha detto...

Dov'è finito il poeta del Blog? Le sue rime ispirate erano la cosa più interessante e culturalmente elevata qui dentro.

Anonimo ha detto...

Quando si parla di delitti si cita la saponificatrice di Correggio, quando si parla di malachiesa si cita Padova... è inevitabile.

Porciglia ha detto...

Agli Scrovegni si celebra oggi una volta l'anno. Sino ad un secolo fa nel giorno dell'Assunzione era arrivo di una pomposa processione che partiva dalla cattedrale. Era una cosa medioevale e c'erano i bambini che si travestivano da angeletti, il vescovo in cappa era seguito dai canonici protonotari apostolici pure in cappa.

Anonimo ha detto...

Questa è la Padova che vogliamo!

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

Fatevi un giro in duomo a Mestre....

Anonimo ha detto...

Gli Scrovegni non è mai stata cappella palatina.

Comunque vorrei ricordare che si è talmente toccato il fondo, che un certo Marini metteva l'altaressa anche nella Cappella sistina.

Comunque ripeto: grazie al Cielo la cappella degli Scrovegni è di proprietà pubblica e non ecclesiastica. Nessun prete può toccarla.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

Era il giorno dell'annunciazione non quello dell'assunzione quando il vescovo faceva corteo cattedrale-arena ... svegliaaa

Non capisco perché Matt non lo voglia più fare.. sarebbe solo esercizio fisico utilissimo per la sua aitante prestanza arcivescovile!e

Redazione Sacris Solemniis ha detto...

Le stoccate a terzi sono proprio fuori luogo su Sacris Solemniis.

Invitiamo ad usare più serietà anche nei confronti dei vescovi.

Grazie.

Anonimo ha detto...

scusate... qualcuno può erudirmi su cos'è l' "altaressa"? beata ignoranza...! :-)

Anonimo ha detto...

Che medievale la Redazione. Uno schifo vedersi sparire il commento.

Anonimo ha detto...

..io conoscevo la pennellessa. Sarebbe utile
in quella cappella vecchia e desueta.

Anonimo ha detto...

"Uno schifo vedersi sparire il commento".

Io invece, che non sono moderatore, ho provato mal di stomaco nel vedere commenti con riferimenti a nomi e cognomi in un blog che è sostanzialmente libero e anonimo.

Questo non può assolutamente succedere, né sul piano giuridico (ne rispondono i moderatori) né sul piano della civiltà.

Anonimo ha detto...

Lode e onore al vescovo Magnani, uno dei pochi che avevo coraggio di "assistere" in mitria e piviale alle messe celebrate dai parroci. Un bel salto se pensiamo che l'attuale vescovo è allergico a tutto ciò che richiama (anche minimamente) il passato. I pizzi non ne parliamo, ma anche i paramenti, il suo modo di vestirsi... che delusione da un certo punto di vista!

Anonimo ha detto...

Siete pazzi. Siete tanti pazzi isterici.

Anonimo ha detto...

Facendo un punto della situazione in Veneto:

Delegazione Pontificia al Santo: Gioia '38 nel luglio del 2013 lascia la cattedra.

Diocesi Adria-Rovigo: De Franceschi '39 nel dicembre 2014 lascia la cattedra.

Diocesi di Belluno: Andrich '40 nel marzo del 2015 lascia la cattedra.

Diocesi Padova: Mattiazzo '40 nell'aprile del 2015 lascia la cattedra.

Anonimo ha detto...

Chi è la matta delle 19:26?

Secondo me a Rovigo mandano un altro furlano, e tutti sanno di chi sto parlando.

Anonimo ha detto...

Mandano?? Ma voi qui credete allo spirito santo o credete che si giochi a fare il prete o il vescovo?? Andate a pregare invece di perdere tempo qui massa di preti mancati!

F. M.

Anonimo ha detto...

Non siete nemmeno capaci di lavarvi le mudande,che sono piene di sgarpie e avete anche i rovinassi nascosti dietro le porte,pero' vi divertite a fare della facile morale contro i vescovi.Sciacquatevi il cervello prima di usarlo.

Anonimo ha detto...

Siete tutte delle vecchie in fresca!

Gigetto Forsadura ha detto...

Non saremo in grado di lavarci le mutande, ma non raggiungeremo mai i livelli di volgarità dell'anonimo delle 20:39.

Come se le nomine dei vescovi fossero dogma di fede... se ragionassimo come voi, staremo ancora qui a baruffare sulla liceità dei cristiani incirconcisi.

Anonimo ha detto...

E quelli che progettano il ripristino del primicerio.........del venetostatosubito!!!!! ohohohohoohoh

Anonimo ha detto...

Credo sia da deviati mentali tenere conto delle scadenze dei vescovi veneti. Fatevi una vita.

Gigetto Forsadura ha detto...

Io credo sia da burini non rendersi conto che il veneto ecclesiastico rovina come una frana sul Toc e che quindi è perfettamente giustificabile il tener conto delle scadenze magisteriali degli episcopi. Sperando che a Roma ne tengano conto con egual attenzione. Vogliono si o no la salvezza delle anime? O forse è roba troppo tridentina per l'umanità moderna?

Anonimo ha detto...

Uauauauauauauauaauauauauauauauauaua

Sandro Barbassa ha detto...

Perché non s'è mai pensato ad una messa antica in duomo a Mirano? Certo non sarà bellissimo ma almeno è capiente.

Anonimo ha detto...

a Padova comanda doni e il segretario di Mattiazzo e cresimano Rizzato e carraro. lo sappiamo anche a Roma...

Anonimo ha detto...

Sig. Barbassa, in caso non lo sapesse, ma penso che lo sappia visto che intuisco solo ironia dalle sue parole, il Duomo di Mirano è una delle chiese più belle del Veneto, con un presbiterio ed un ciborio che non hanno eguali, senza contare il soffitto del De Min, con un Giudizio Universale annoverato tra i più insigni bestiari di tutta la Storia dell'Arte, poi la pala di Giambattista Tiepolo, ecc...
In ogni caso, consiglio i lettori di visitare il sito www.duomosanmichelemirano.it, così si faranno un'idea precisa di ciò di cui stiamo parlando.

Anonimo ha detto...

"una delle chiese più belle del veneto" cosa? Il duomo di Mirano? Ma non fatemi ridere. Una chiesa rovinata sia nel XIX e XX secolo. A qualche opera carina e di valore (Tiepolo), ma non è niente se la confrontiamo con la chiesa di Spinea o quella di Scorzé. Il tabernacolo sproporzionato! Certo che per la messa tridentina sarebbe più adatto della caserma austriaca anni '50 dove la fanno ora.

Ho visto il sito del mentovato duomo: ho chiuso subito appena ho sentito la musichetta da invasati. Il sax e la tastiera elettronica ed il mix non mi sembrano strumenti contemplati dalle schiere angeliche.

Anonimo ha detto...

Scorzè e Spinea sono normalissime chiesa parrocchiali di provincia, pregevoli, ma nulla più. Qualsiasi chiesetta risalente almeno al XVIII secolo nelle nostre zone può essere paragonata ad esse: Noale, Zianigo, Caltana, Ponte di Brenta, Borbiago, ecc...
Ma il Duomo di Mirano è altra cosa, pensiamo solo agli angeli del Torretto, più belli persino di quelli della chiesa degli Scalzi. E la cantoria con l'organo? Non regge il paragone con nessun'altra chiesa che non sia almeno una cattedrale, e anche tra le più belle.... Ripeto: visitate il sito www.duomosanmichelemirano.it

Porciglia ha detto...

Cos'è la gara alla chiesa barocca? Sappiamo tutti qual'è la chiesa più bella ed affascinante in assoluto, la più cattolica: la chiesa di Santa Sofia. http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Santa_Sofia_(Padova)

Anonimo ha detto...

Aveve citato tutte chiese rimaneggiate. Spinea poi...

E cosa bisognerebbe dire della centrale di Castelfranco? Si può andare al di là del proprio naso?

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