È bene precisarlo subito: questa intervista in forma scritta non rende onore alle doti canore di Giovanni Vianini, 71 anni, milanese di origini cremonese, storico direttore e fondatore del coro Schola Gregoriana Mediolanensis che quest’anno festeggia i 30 anni di attività. Per uno come lui cresciuto a pane e gregoriano, cantore nella Cappella Musicale del Duomo di Milano già a 8 anni, è difficile rispondere anche a telefono senza sciorinare quei vocalizzi austeri e sublimi. E da vero innamorato del canto tradizionale della Chiesa, non può non accogliere con melodioso gaudio la notizia che dal 12 marzo il gregoriano sbarca stabilmente in televisione grazie a “La domenica con Benedetto XVI”, in onda su Tv 2000 ogni sabato alle 17.30. Mezz’ora di trasmissione in cui i “Cantori Gregoriani” diretti dal maestro Fulvio Rampi eseguiranno i canti della liturgia domenicale: accompagneranno il meglio della predicazione del Papa (omelie, Angelus, discorsi) illustrata anche dallo storico dell’arte Timothy Verdon. «È davvero una grande iniziativa – afferma Vianini – . Qualche anno fa Del Noce aveva proposto di portare il gregoriano nei palinsesti Rai, ma poi non ne fece più nulla. Fulvio Rampi di Cremona è bravissimo, è stato il mio maestro. Lui ha un metodo più “filologico”, io sono un po’ più popolare».
La sua fama, maestro, è legata alla Schola Gregoriana Mediolanensis che ha fondato nel lontano 1981…
Sì, avvertivo l’esigenza di dare una svolta a certe liturgie: al posto della musica sacra girano ancora oggi insulse “canzonette”. Così nella parrocchia di San Marco a Milano ho cominciato a proporre un corso di gregoriano, il canto principe della tradizione liturgica. In 30 anni hanno aderito oltre 1500 persone. La capienza massima per ogni lezione è di 40 persone, ma spesso ne sono arrivate anche 100 a serata. Il corso è del tutto gratuito e libero, nel senso che puoi seguire le lezioni che vuoi per cui ogni volta ci sono persone diverse.
Ma non occorre una certa continuità?
Basta un breve apprendimento, poi ovviamente dipende dalle capacità delle persone. Quando faccio le prove, montiamo i pezzi come un puzzle: io ti canto un pezzettino e tu lo ricanti. Fino a quando tu non l’hai acquisito non vado avanti. Nel giro di una serata di due ore di prove torni a casa con due pezzi nuovi.
Chi sono i partecipanti?
Abbiamo tanti giovani, in un gruppo in cui l'età media è 40-50 anni. Molti sono incuriositi dalla qualità del canto. Oltre ovviamente a quelli che vengono per fede perché hanno inteso il gregoriano per quel che è: una preghiera cantata. E difatti facciamo un servizio liturgico: cantiamo la messa due volte al mese nella chiesa di San Marco a Milano (ogni terza domenica del mese alle 18.30) e all’abbazia di Chiaravalle milanese (ogni seconda domenica del mese alle 18), insieme con i monaci. Mettiamo anche noi la “cocolla” per rispetto alla liturgia: l’abito fa il monaco in questo caso… Coloro che frequentano il corso (ogni mercoledì dalle 21 alle 23 nella chiesa di San Marco) fanno le professioni più svariate, dal medico all’artigiano. L’unico requisito è quello di essere intonati…
Le pare poco?
Ma non è affatto un problema. Non esistono persone stonate per natura, ma solo persone non abituate a cantare. Purtroppo in Italia le scuole non educano al canto. A chi è “stonato” chiedo di restare inizialmente ad ascoltare. Poi piano piano entrerà nel gruppo. È come se dovesse entrare in un fiume in piena: siamo in 40-50 a cantare la stessa melodia, all’inizio ascolta poi si ritroverà dentro con gli altri. Certo con qualcuno ci vuole più pazienza...Ma non faccio prove singolarmente: evito di mettere in imbarazzo la gente…
Il fatto che si canti in latino non è una difficoltà?
No, anzi è un piacere. È la nostra lingua madre. Poi lavoriamo sempre con il testo italiano a fronte, quindi si capisce che cosa stiamo cantando. Il gregoriano ha una sua metrica che è inscindibile dal latino. Accamparlo come difficoltà è solo un alibi…
Lei vorrebbe il gregoriano in tutte le liturgie?
Ci sono tante apprezzabili composizioni sacre moderne che rispettano la liturgia. Però mi è capitato più volte di entrare nelle chiese di Milano e assistere a messe accompagnate da sassofono, batteria, chitarra elettrica… La gente si guardava tra sé, voleva partecipare e non riusciva. Io dico soltanto che il gregoriano favorisce il raccoglimento.
Però anche i Salmi incitano a lodare il Signore con cembali, timpani…
Questa è una domanda cattiva… Io non ho nulla contro la chitarra che trovo sia uno strumento bellissimo. Ma c’è un motivo se la Chiesa preferisce il suono dell’organo: è lo strumento più adatto a sostenere il canto liturgico. È vero poi che in altri Paesi prevalgono tradizioni diverse. Però il gregoriano può addirittura far a meno anche dell’organo quando si è in pochi. Se vuoi far cantare l’assemblea cosa c’è di meglio di Kyriii e e ee… (e intona il celebre Kyrie della Missa De Angelis, ndr). Alla fine puoi ben dire “ho pregato”.
È indubbio che la tradizione del gregoriano si è persa nelle nostre parrocchie. Come è stato possibile?
Si è ecceduto con le “libertà” liturgiche promosse dal Concilio. Senza voler polemizzare c’è la responsabilità del clero in tante odierne esagerazioni. Non a caso già Giovanni Paolo II e soprattutto Benedetto XVI sta combattendo la “sciatteria” liturgica. Io non riesco a capire perché i ragazzi possono cantare i canti Gen e non Adoro te devote di Tommaso d’Aquino (e la linea telefonica diventa ancora un microfono, ndr…) I canti moderni spesso hanno testi letterari molto belli, ma purtroppo la musica ricalca la balera... Mentre i canti gregoriani, mi creda, ti portano in Paradiso. Per questo oggi molti sacerdoti si stanno ricredendo. Oltretutto possono essere anche strumento di evangelizzazione…
In che senso?
Anche nel mio coro ho tanti non credenti. Sono certo attirati dalla melodia, ma poi si soffermano sui testi che sono tutti legati alle Scritture. Quando tu canti Beati mundo corde, il canto delle Beatitudini, è un messaggio che risponde alle esigenze di ogni uomo di diverso credo e visione filosofica. “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio… Beati gli afflitti… Beati i perseguitati...”. Questa è una poesia universale.
Però c’è un ritorno d’interesse per il gregoriano anche nel mercato discografico…
Sì magari i compositori moderni che lavorano su nuove melodie gregoriane non sono molto conosciuti, anche perché lo fanno per servizio liturgico, non per diventare delle star. Hanno avuto però grande successo i monaci dell’abbazia di Santo Domingo di Silos in Spagna. Son riusciti a scalare le classifiche anche perché hanno fatto molta pubblicità. Aiutano certo a diffondere il gregoriano, ma noi lo dobbiamo trovare anche domenica a messa: non può scomparire questo canto che nella Chiesa c’è sempre stato. Nel Medioevo ha raggiunto la sua massima fortuna, ha sempre scandito le giornate dei monaci. Oggi ben venga la pubblicità: io stesso uso tutti gli strumenti digitali, come i social network, per far conoscere il gregoriano. Solo su “you tube” ho pubblicato 2420 video che servono anche per studiare: mi hanno scritto perfino molti monaci per ringraziarmi.
In rete (e non solo) spopola anche il gregoriano rivisto in chiave rock, perfino nei brani più famosi dei Metallica…
Non mi meraviglio. Il gregoriano ha influenzato il rock. Prenda anche un brano come Ubi caritas est vera di Paolino di Aquileia si presta benissimo a delle variazioni in stile rock. Ma la stessa Yesterday dei Beatles riprende antiche melodie gregoriane. Pensi anche al brano “Fratello sole sorella luna”: è il Kyrie della Missa De Angelis sviluppato a mo’ di bella canzonetta. Non vorrei essere irrispettoso: io stimo tutti i generi musicali quando c’è un lavoro serio dietro. Tutti i generi, anche il rock. Non voglio passare per invasato: credo soltanto che il gregoriano risponda anche a un bisogno profondo della nostra società…
Quale?
C’è una forte ricerca di spiritualità. La cronaca ci mostra un decadimento morale in tutti i campi. C’è una richiesta di silenzio e di fede e il gregoriano viene incontro a questo bisogno in modo potente. Noi adesso stiamo usando delle parole, ma lei provi a sentir e a cantare il gregoriano…
Faccia pure lei, è già un’intervista cantata…
C’è una bellezza del gregoriano che le parole non possono esprimere. Io sono un uomo felice e fiero perché vedo che la gente cantando percepisce questa sensazione d’incanto. Sono cresciuto in Chiesa, sono stato organista per 20 anni al Duomo e oggi mi dedico a tempo pieno alla divulgazione del canto gregoriano e ambrosiano (un canto monodico, a una voce come il gregoriano, ma con melodie diverse). Studio dalle 4 alle 6 ore al giorno. Non posso dire di avere un pezzo preferito, ma certo sono estasiato dall’Adoro te devote di san Tommaso d’Aquino e soprattutto Jesu dulcis memoria di san Bernardo. Però davvero ogni brano gregoriano ha un suo fascino "travolgente", mi permetta di definirlo così. Vede, a volte faccio fatica a non farmi scorgere, ma mi commuovo davvero.
intervista di Antonio Giuliano, titolo orig. E venne il giorno del gregoriano in Tv, da La bussola quotidiana.
immagini da www.cantogregoriano.it
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