Abbazia di Praglia, Teolo |
Due frammenti del medesimo autore, padre Adalbert de Vogüe O.S.B., sul tema del digiuno. Il monaco benedettino tratta dell'argomento con specifico riferimento alla situazione monastica, ma sicuramente alcuni punti possono interessare chiunque si trovi a vivere il periodo quaresimale.
«La continenza alimentare nelle nostre regole non è oggetto di nessuna teoria. Che il monaco debba praticare digiuno e astinenza [...] è talmente evidente da non aver bisogno di giustificazione. [...] Questo laconismo e questa carenza si fanno sentire tanto più oggi quanto il significato delle restrizioni alimentari, e perfino la loro pratica, ci è sempre meno familiare. [...] Quanto ai monaci, le loro osservanze caratteristiche, già molto attenuate, ora tendono ad assottigliarsi e a scomparire. [...] Tutto va come se il genere umano - ed è ciò che si dice spesso - fosse caduto in un tale stato di debolezza da dover rinunciare ad ogni ascesi fisica per quanto leggera possa essere.Questa spiegazione, diciamolo pure, ci lascia insoddisfatti. Quando l'uomo sperimenta intensamente un'esigenza, trova la forza di soddisfarla e anche il modo di organizzare la propria vita in conformità. Se l'ascesi non ha più spazio nelle nostre vite, è perché non ne sentiamo più l'importanza. Noi abbiamo tanta forza quanto ne avevano i nostri Padri, solo che la impieghiamo diversamente. I monaci non hanno abbandonato il digiuno per mancanza di salute, ma perché non avevano più motivo di digiunare.La nostra impotenza a questo riguardo è dunque prima di tutto un fatto spirituale, che richiede spiegazioni spirituali. Una delle più profonde è indubbiamente l'estroversione del dinamismo umano, che, trascurando lo sforzo su se stessi, si è completamente investito nel lavoro sulle cose.»
(Adalbert de Vogüe, La Regola di San Benedetto. Commento dottrinale e spirituale, Bresseo di Teolo, Edizioni Scritti Monastici, 1998, pp. 318-320; 330)
«Il nostro regime attuale differisce da tale austerità moderata ma reale [quella di san Benedetto, ndr], per l'assenza di ogni digiuno effettivo. Per quanto ne sappiamo, non c'è monastero in cui non si mangi tre volte, ogni giorno dell'anno [...] Spesso, almeno in ambiente anglosassone, vi si aggiunge un caffè nella mattinata e un thè a metà pomeriggio. La quaresima ecclesiastica dà luogo a restrizioni più o meno importanti e obbligatorie, che consistono per esempio nel ridurre la colazione e la cena. Quanto al digiuno «monastico» [...] è caratterizzato solo da modifiche leggerissime, quasi simboliche, come l'astinenza dalla carne nei pasti principali e la soppressione del latte a colazione. [...]Attualmente dunque nulla sopravvive della disciplina alimentare stabilita da san Benedetto. Neppure un giorno all'anno ci accontentiamo di un solo pasto al giorno, e neppure di due. [...] Perché i monaci di ogni colore si sono accordati, nella nostra epoca, per abbandonare un'osservanza tanto caratteristica del monachesimo e così chiaramente fissata nella Regola?La spiegazione più corrente, che mi fu fornita in noviziato circa quarant'anni fa, consiste nell'invocare la salute debole dell'uomo moderno. [...] Tuttavia un'esperienza recente mi ha dimostrato che tale spiegazione è totalmente falsa. [...] Per esperienza, credo di poter affermare che la nostra allergia moderna al digiuno non è questione di forze diminuite, ma di giudizio e di volontà deboli. La causa non è di ordine fisico, ma spirituale. [...] un uomo di oggi, di forze medie e di salute normale, può facilmente seguire il programma della Regola. Per arrivarvi, basta una giusta capacità di giudizio e una determinazione ferma della volontà, che alimenti uno sforzo sostenuto e progressivo. [...] Ma ritorniamo alla nostra: perché non pratichiamo più il digiuno? [...] si può in ogni caso dare largo spazio al fattore che, con ogni evidenza, ha giocato e gioca un ruolo determinante: la perdita di tono e di convinzione. [...] mentre la passione politica mobilita l'energia dei nostri contemporanei, l'ideale monastico - triste a dirsi - non ha più questo potere di mobilitazione. [...] Se i monaci non digiunano, è in ultima analisi perché non ne hanno motivo, perché non ci credono.Quali potrebbero essere allora le considerazioni capaci di motivarci al digiuno? [...]In primo luogo è vero, come dice Cassiano, che il digiuno ha un ruolo chiave nel controllo delle passione. Salta agli occhi la sua relazione speciale con la castità. [...] Vi si può aggiungere un vantaggio secondario ma non disprezzabile: il tempo guadagnato [...] [infatti] si guadagna un tempo notevole su tutto ciò che circonda il pasto: cucinare e apparecchiare, riunirsi e mettersi a tavola, riunire e lavare i piatti: tutto questo ha luogo una volta invece che tre. Il tempo in tal modo liberato diventa disponibile per la lettura e la preghiera, anch'esse facilitate dal digiuno [...]Si potrebbe aggiungere un altro effetto benefico: la differenziazione dei giorni e delle stagioni. Rompendo la monotonia dei tre pasti quotidiani, la disciplina del digiuno distingue i giorni feriali dalla domenica, i periodi di sforzo da quelli di calma. [...] Un'altra differenza, la più importante, è quella che il digiuno stabilisce tra vita monastica e vita secolare. La nostra vita monastica attualmente manca di contenuto specifico [...] non si distingue molto, per altri versi, da quella che si conduce nel mondo: conversazioni e letture (pensiamo ai giornali), cibo, sonno, vestito, tutto questo è molto simile o completamente identico a ciò che si vive fuori clausura. La mancanza di originalità e di vigore che ne risulta non rende questo tipo di vita attraente ed interessante. [...]Si può obiettare che l'unica rottura che conta è rompere con il peccato [...]. Senza dubbio, ma questa consacrazione in spirito e verità non può fare a meno di gesti concreti che la significano e la realizzano. [...]Non si tratta di rifiutarsi il necessario, né di affamarsi. Un'ascesi di questo tipo non è forse senza interesse, quando è contenuta nei giusti limiti, ma non si tratta di questo. Digiunare non è principalmente questione di quantità, ma di tempo: si prende il necessario, ma solo una volta al giorno, nel momento scelto, alla fine di una certa attesa. [...] ritorniamo, per finire, all'essenziale, che è, come dice san Benedetto, «amare il digiuno». I monaci di oggi non lo praticano più, non sanno neppure più che cosa sia. Come potrebbero «amarlo»? Amore e pratica vanno insieme. Noi non possiamo praticare il digiuno se non l'amiamo, ma per amarlo abbiamo bisogno di sperimentare i suoi vantaggi, perciò di praticarlo. Beato chi spezzerà questo circolo, fidandosi della Regola e provando!»
(Adalbert de Vogüe, La comunità. Ordinamento e spiritualità, Bresseo di Teolo, Edizioni Scritti Monastici, 1991, pp. 346-350; 352-353; 355-358)
immagine da Flickr.
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