Con il Giovedì Santo si pone fine al Tempo di Quaresima e si dà inizio al Triduo Pasquale, il punto focale di tutta la vita annuale del cristiano. Il Giovedì Santo, nella Messa in Coena Domini, celebriamo l'istituzione dell'Eucarestia da parte di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Ultima Cena, e faremo memoria del gesto della lavanda dei piedi, che Gesù Cristo ha compiuto dopo l'Ultima Cena, lasciando agli Undici il comandamento: "Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri". Il Giovedì Santo, però, si celebra anche un altro aspetto molto importante: durante l'Ultima Cena, infatti, il Signore, anticipando l'offerta sacrificale di se stesso sulla Croce, diede ordine ai suoi discepoli di continuare a perpetuare il suo sacrificio sull'altare tutti i giorni: ha istituito quindi il sacerdozio ministeriale, quello dei diaconi, dei preti e dei vescovi, che in virtù del Sacramento dell'Ordine si occupano della cura delle anime del popolo di Dio. Il Venerdì Santo, nell'Azione Liturgica pomeridiana, celebriamo la Morte del Signore in Croce, leggendo la Passione secondo san Giovanni e procedendo con l'Adorazione della Santa Croce e la Santa Comunione. Il Sabato Santo, nella Solenne Veglia Pasquale, e la Domenica celebriamo la Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, il compimento della vera Pasqua, la liberazione dal peccato e dalla morte di tutti i credenti in Cristo Gesù.
Quest'oggi, come preludio al Triduo Pasquale, ha luogo la Messa del Crisma, che si celebra in tutte le cattedrali del mondo, e vede il popolo e soprattutto i sacerdoti uniti attorno al proprio vescovo, chiamati a rinnovare le loro promesse sacerdotali; durante questa Santa Messa vengono inoltre consacrati gli Olii santi per il Battesimo, la Cresima e l'Unzione degli Infermi: l'Olio dei Catecumeni, l'Olio del Crisma e l'Olio degli Infermi.
Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha anch'egli celebrato la Santa Messa del Crisma, insieme ai cardinali e vescovi di Curia e i presbiteri e diaconi della diocesi di Roma. Durante la sua omelia ha approfondito in particolare il significato che hanno per i cristiani questi Olii santi. Nei sacramenti, ha detto il papa, il Signore ci tocca per mezzo degli elementi della Creazione: l'unità tra Creazione e Redenzione si rende visibile. Pane e vino sono frutti della terra e del lavoro dell'uomo: il Signore li ha scelti come portatori della sua presenza; anche nell'olio questo accade, infatti la parola Cristo significa "unto". Ciò che nel sacerdote dell'antica alleanza era avvenuto in modo simbolico con l'unzione con l'olio, avviene propriamente in Cristo, dove l'umanità è penetrata dalla divinità. Noi stessi ci chiamiamo cristiani, unti, persone che partecipano a Cristo. “Non voglio soltanto chiamarmi cristiano ma voglio anche esserlo” ha detto citando sant'Ignazio di Antiochia, ed ha esortato ad pregare il Signore perché sempre più non solo ci chiamiamo cristiani ma anche lo siamo nella vita.
E' passato poi a spiegare più da vicino il significato dei tre Olii: tramite essi si esprimono tre dimensioni essenziali dell'esistenza cristiana. L'Olio dei Catecumeni, ha detto Benedetto XVI, è un tocco interiore col quale il Signore attira le persone vicino a sé, un primo tocco; mediante questo tocco, che avviene ancora prima del Battesimo, guardiamo alle persone che sono alla ricerca della Fede, alla ricerca di Dio. L'olio dei Catecumeni ci dice che non solo l'uomo cerca Dio: Dio stesso si è messo alla ricerca di noi. Il fatto che Egli si sia fatto uomo ci fa vedere quanto Dio ami l'uomo: “Cercandomi ti sedesti stanco: che tanto sforzo non sia vano”, ha ricordato nel Dies Irae. Dio ama gli uomini: Egli viene incontro all'inquietudine del nostro cuore con l'inquietudine del suo stesso cuore che lo induce a compiere l'atto estremo per noi. In questo senso dovremmo sempre rimanere catecumeni: “Ricercate sempre il suo volto” e “Dio è tanto grande da superare sempre infinitamente tutta la nostra conoscenza e tutto il nostro essere”, ha detto citando il salmo 105 e sant'Agostino. L'uomo è inquieto perché tutto ciò che è temporale è troppo poco; ma siamo veramente inquieti verso di Lui? Non ci siamo forse rassegnati alla sua assenza? Non permettiamo questa riduzione, ha esortato il pontefice: rimaniamo sempre inquieti.
Guardando all'Olio dell'Unzione degli Infermi il papa ha posto davanti a noi la schiera dei sofferenti (affamati, assetati, vittime di violenza, gli ammalati, i perseguitati e i calpestati, le persone col cuore affranto). Nel primo invio dei discepoli da parte di Gesù, san Luca ci narra che li mandò ad annunciare il Vangelo e a guarire gli infermi. Certo il compito principale della Chiesa, sottolinea Benedetto XVI, è l'annuncio del Regno di Dio, ma proprio questo annuncio deve essere un processo di guarigione: “Fasciare le piaghe dei cuori spezzati”. L'annuncio del Regno di Dio deve innanzitutto guarire il cuore ferito degli uomini. L'uomo è per sua stessa essenza un essere in relazione: se però è turbata la relazione fondamentale, quella con Dio, non possiamo neppure veramente guarire nel corpo e nell'anima. Per questo la prima e fondamentale guarigione avviene nell'incontro con Cristo, che ci riconcilia con Dio e sana il nostro cuore affranto. Ma anche la guarigione concreta della malattia e della sofferenza, nota il Santo Padre, è ruolo della Chiesa, visibile nell'Olio per l'Unzione degli Infermi. E' questa anche l'occasione per ringraziare le sorelle e i fratelli che portano sollievo agli uomini sofferenti, senza guardare la loro confessione. Attraverso il mondo una scia luminosa di persone ha origine dall'amore di Gesù per i sofferenti e i malati. Per questo ringraziamo in quest'ora il Signore, per questi fratelli che danno testimonianza della bontà di Dio. L'olio degli Infermi è segno tangibile della bontà del cuore: senza parlare di Cristo costoro lo manifestano.
Infine il papa si è soffermato sull'Olio del Crisma, mistura di olio di oliva e profumi. E' l'olio dell'unzione sacerdotale e di quella regale, che si allaccia alle unzioni dell'Antica Alleanza. Nella Chiesa si usa per la Confermazione e per le ordinazioni sacre. Con questo, ha detto il pontefice, si vuole dare compimento alle parole del profeta Isaia, con le quali riprende le parole di promessa di Dio verso il suo popolo presso il Sinai: voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa. Israele doveva esercitare una funzione sacerdotale per il mondo, aprire il mondo a Dio. San Pietro proclama, aprendo a tutto il popolo dei battezzati: "Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa. Voi un tempo eravate non popolo; ora siete popolo di Dio". L'unzione nel Battesimo e nella Confermazione introduce in questo ministero sacerdotale per l'umanità. I cristiani dovrebbero rendere visibile al mondo il Dio vivente, testimoniarlo e condurre a Lui. Quando parliamo di questo comune incarico, in quanto battezzati, non dobbiamo farne un vanto, ammonisce il papa, ma ciò è una cosa che ci dà gioia e ci inquieta: siamo davvero santuario di Dio per il mondo? Diamo testimonianza di Dio o lo nascondiamo? Non siamo forse diventati popolo dell'incredulità? Non è vero forse che l'occidente è stanco della sua fede? Benedetto XVI ci invita con forza a gridare in quest'ora a Dio: “Non permettere che diventiamo non popolo; fa' che la forza del tuo Spirito diventi nuovamente efficace in noi, affinché con gioia testimoniamo il tuo messaggio”. Nonostante tutta la vergogna per i nostri errori, dice il Santo Padre, non dobbiamo dimenticarci dei grandi esempi della fede. Ricorda, il pontefice, il 1° maggio, data in cui verrà beatificato Giovanni Paolo II; allora penseremo a lui come esempio per il nostro tempo, ed insieme a tutti coloro che egli ha beatificato e canonizzato.
Al termine della sua omelia, il papa si rivolge ai sacerdoti: "Il giovedì è particolarmente il nostro giorno: nell'Ultima Cena il Signore ha istituito il sacerdozio neo-testamentario: “consacrali nella verità” ha pregato il Padre. Con umiltà per tutte le nostre insufficienze rinnoviamo il nostro Sì al Signore Gesù".
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Sul solco della continuità alla luce della Tradizione.
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Uncti ex Uncto
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