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Il Papa a Venezia: troppo latino e poco "ritmo" a San Giuliano


Il parco straboccante di gente emoziona i sacerdoti veneziani. Per tutti l’enorme partecipazione dei fedeli è andata oltre le migliori aspettative, mentre è corale il plauso per la macchina organizzativa che ha girato alla perfezione, senza sbavature. Più di qualcuno, però, non lesina critiche a una liturgia a tratti un po’ fredda, con i passaggi in latino, soprattutto, che hanno faticato a raggiungere le persone. In ogni caso, doveva essere una mattinata indimenticabile e così è stato. «Dal palco il colpo d’occhio era incredibile - dice monsignor Fausto Bonini, arciprete del Duomo e delegato patriarcale in Terraferma - La nota più positiva è stato il clima di preghiera che si è creato, ma avrei preferito qualche canto in più in italiano».
      La polemica sullo scarso impegno delle istituzioni per la visita, che gli è costata il richiamo del patriarca, è alle spalle: «Mi sono sentito in dovere di esplicitare questa rimostranza a due settimane dall’evento, ma è acqua passata perché ora hanno colto la valenza civile di quest’evento storico». Unanime il coro di soddisfazione tra i vertici della Curia. «Una splendida mattinata - afferma monsignor Valter Perini, vicario episcopale e tra i favoriti per il compito di vicario generale dopo la nomina di monsignor Beniamino Pizziol a vescovo di Vicenza - Il nostro popolo ha risposto alla grande, dimostrando d’essere profondamente radicato nella fede e desideroso di riscoprirla e di declinarla nella società odierna. Il cristianesimo non è un sistema di valori, ma esperienza di una persona viva in mezzo a noi».
      «Tutte queste persone dimostrano che la fede resta un luogo di ricerca e risposta: tutto è andato alla perfezione anche se la liturgia è stata un po’ troppo priva di ritmo», spiega monsignor Dino Pistolato, delegato patriarcale per la carità. «Questa partecipazione straordinaria evidenzia l’appartenenza alle sue radici di questa gente che guarda al futuro con grande speranza» sottolinea monsignor Fabio Longoni, delegato per il sociale e per il lavoro. Anche tra i parroci l’entusiasmo è enorme. «Si è sperimentata l’importanza dell’essere tutti assieme chiesa che vive il credo e la bellezza dell’evangelizzazione in una maniera comunitaria» sostiene don Danilo Barlese, arciprete di Carpenedo. «Le nostre comunità cristiane sono un’ottima base per lavorare in vista del futuro, occorre dare loro uno slancio rinnovato di forza e gioia - asserisce don Narciso Danieli pastore di Santa Maria Goretti - I giovani, in particolare, hanno saputo cogliere la bellezza di un respiro universale. Personalmente avrei preferito una liturgia meno ingessata per favorire il coinvolgimento e per permettere al calore presente di manifestarsi completamente all’esterno». «Un’esplosione meravigliosa di folla in cui mi hanno molto colpito i momenti di silenzio, che sono stati i più veri. Però sarebbe stato meglio evitare il latino visto che se non si celebra nella lingua parlata, il rito è incomprensibile e rischia di non esser un gesto evangelico», condivide don Gianni Fazzini, amministratore di Altino e direttore dell’ufficio pastorale per i nuovi Stili di vita che al parco ha distribuito 60 mila volantini contro la privatizzazione dell’acqua. Felicitazioni anche tra chi è rimasto a casa per motivi d’età. «Meglio di così davvero non poteva andare: la giornata è riuscita alla grande, è stata bella ed è una prova d’orgoglio per tutta la nostra terra», commenta don Armando Trevisiol. (a.spe.)
     

© riproduzione riservata

testo da Il Gazzettino di Venezia, immagine Daylife

15 commenti:

Anonimo ha detto...

Questi preti, che criticano la liturgia, oltre che far cadere le braccia, manifestano ignoranza, mancanza di intelligenza ed infedeltà al papa.

Ignoranza, perché si fanno vedere, come si dice dalle nostre parti, grezzi fino al limite del sopportabile. Nessuno che si sia speso sulla bellezza oggettiva delle musiche eseguite. E poiché si parla di bellezza oggettiva (non soggettiva) chi non la riconosce o è in malafede o è un ignorante. In ogni caso bisogna inorridire. Ed usano termini come "ritmo"... Una volta il patriarca avrebbe richiamato il sacerdote, facendogli una ramanzina tale da fargli passare la voglia di parlare a vanvera.

Mancanza d'intelligenza, perché a quello che dice che non si celebra in lingua parlata con il latino bisognerebbe spiegare con pazienza (come si fa con i bambini delle elementari o con gli uomini tardi nel capire) che c'erano anche fedeli dall'Austria, Slovenia, Croazia, Ungheria, Baviera. Quindi la lingua parlata di questo prete non era certo la lingua parlata di questi pellegrini. Che lingua usavamo, vorrei chiedere all'intelligentone di prete che se ne esce con queste trovate? La persona intelligente va a vedere cosa dice la Chiesa; ed il Concilio Vaticano II (al quale evidentemente tutti questi monsignoroni sono contrari, dato che manifestano apertamente ostilità ai suoi dettami) dice che quando ci sono popoli di diversa nazionalità si celebri in latino. Quindi il prete che dice di non celebrare in latino per celebrare nella lingua parlata è ignorante, tardo nel capire e ostile al Concilio.

Infine disobbediscono al papa; perché è bello riempirsi la bocca di "Che bello il papa in mezzo a noi", "Conferma la nostra fede", "Pietro da Marco", e appena Pietro volta le spalle si sparla contro di lui, e la si butta sul ridere. Si vergognino questi monsignori e preti, prima di tutto perché sono preti. O dobbiamo credere che ce l'abbiano col Santo Padre perché li ha costretti, un giorno in tutta la loro vita, ad indossare la veste talare che taluni non hanno mai neppure comprato? E' una vergogna, ipocriti!

Scusate lo sfogo.

Anonimo ha detto...

E anche il patriarca, è bene che si svegli fuori, come si dice dalle nostre parti. Come può permettere che i suoi sacerdoti vengano fuori sul giornale più letto nel territorio mentre parlano male della liturgia voluta dal papa, e quindi parlano male del papa? Che figura ci fa la diocesi intera? E non solo, se fosse furbo il patriarca si preoccuperebbe anche della figura che ci fa lui stesso, per colpa di questi tronfi monsignori.

Caterina63 ha detto...

Concordo con "scusate lo sfogo" ^__^ perchè sentire o leggere certe scempiezze è davvero deleterio...

Frasi del tipo:
"Personalmente avrei preferito una liturgia meno ingessata per favorire il coinvolgimento e per permettere al calore presente di manifestarsi completamente all’esterno "

PERSONALMENTE? AVREI PREFERITO?
e che stiamo alla CENA AL RISTORANTE, AL BANCHETTO IN PIZZERIA per il quale le personali opinioni di GESTIONE possono trovare ACCOMODAMENTI?
E con quale CRITERIO tal sacerdote GIUDICA ciò che è meglio per i suoi parrocchiani se njon con l'errata visione del SOGGETTIVISMO LITURGICO?

TUTTI I FEDELI avevano in mano il libretto della Celebrazione liturgica che contiene il latino E L'ITALIANO....
un canto poi è un canto, non c'è bisogno di farlo nella lingua che si conosce....
I GIOVANI stessi sono abituati nel mondo a rincorrere le canzoni dei loro beniamini per molti dei quali NON CAPISCONO nulla di quel che dicono, almeno nella Liturgia SI SA DI COSA SI STA PARLANDO...

UN RITO INCOMPRENSIBILE PERCHE' ERA IN LATINO????
ma questo sacerdote dove vive?
ma si rende conto della castroneria che ha detto?

Un appello si ritiene URGENTE per il Patriarca:
Eminenza reverendissima, non prevalga mai il semplicismo attraverso il quale si intende colpevolizzare il latino nella Liturgia.... si agisca senza timore contro ogni tentativo di eversione e perversione contro la sacralità di una lingua che accompagna la sacralità stessa del RITO.... si agisca proprio nelle PARROCCHIE INVITANDO i Sacerdoti a celebrare almeno una Messa a settimana che abbia in sè IL CANONE DI CONSACRAZIONE IN LATINO, come del resto è il Papa stesso a chiederlo nella Sacramentum Caritatis la quale, a quanto pare, sfugge a molti bravi attivisti sacerdoti...
Certo è che se nelle Parrocchie tal Canone SACRO non viene MAI detto in latino, è ovvio che i fedeli possano trovarsi in difficoltà, una difficoltà che a quanto pare è sconfessata dalla loro stessa voglia di partecipare al Rito SACRO celebrato dal Pontefice, in latino...

Si mettano a tacere queste inutili lamentele che non sono altro che semi di ZIZZANIA...

Anonimo ha detto...

Ora è più chiaro perchè il Patriarca abbia giustamente affidato la cura della liturgia della Messa papale alla diocesi di Padova e non ai sacerdoti del Patriarcato di Venezia.
Ed è ancor più chiaro che, qualora il Patriarca dovesse andare a Milano (speriamo di no), a Venezia sia ormai indispensabile un Patriarca come mons. Mario Oliveri.

Anonimo ha detto...

Lamenti, lamenti, sempre lamenti, pianti, querelare al vento, straccirsi le vesti, inorridire di tutto, deprecare qualsiasi voce... pensate invece al disagio della povera vacca che non ha potuto entrare nel giardino della resurrezione a brucare l'erbetta in buona compagnia di sue simili. Quelli sono problemi veri!

Anonimo ha detto...

A Padova è peggio, perchè in Cattedrale c'è il bingo bongo a tutte le solennità, con tanto di caregotti di plastica, altro che a San Marco dove il Patriarca veste robe vecchie e si osa cantare il Credo in latino! Diciamo che per San Giuliano è stato scelto un Sacerdote in linea con Mons. Guido Marini... che pazzo veneto.

Anonimo ha detto...

Ma chi è sto anonimo che è fissato con la vacca? E' Dolly88?

Anonimo ha detto...

Questi psudo-preti che contestano il Successore di Pietro per le sue liturgie troppo cattoliche e solenni sono la vergogna della Chiesa. Vadano a rifugiarsi dai luterani o dagli anglicani se il cattolicesimo sta loro stretto. Mi fanno semplicemente pena: ormai abituati allo squallore, alla sciatteria e al minimalismo con cui, ormai, viene celebrato il 95% delle Messe nel Veneto, si stupiscono perchè una liturgia viene celebrata come Dio comanda, cioè in maniera cattolica. Si occupano di tutto: dalla sociale, al politico, dal volemose bene al siamo tutti fratelli. Ma la dottrina, il dogma e la liturgia l'hanno messa in soffitta da tempo, insieme alla veste talare. Credono di essere preti, ma sono soltanto dei buffoni, dei clown che scambiano la Santa Messa per la festa dei popoli. Vergogna! Studino e imparino dal Papa, al quale non sono degni neppure di annodare il cingolo!

Andrea Carradori ha detto...

Dopo aver letto le incredibili lamentele alla Messa Papale nel parco mestrino di San Giuliano, esternate da alcuni Sacerdoti, che interpretano solo se stessi (http://sacrissolemniis.blogspot.com/2011/05/il-papa-venezia-troppo-latino-e-poco.html ),ne ho dedotto che le critiche sono state fatte ingiustamente a Mons. Guido Marini, fedele traduttore del pensiero del Papa per la Liturgia e quindi al nostro amatissimo Benedetto XVI.
Invece di essere fieri per l’ottimo complesso corale e strumentale che ha favorito la vera preghiera nel parco di San Giuliano i “soliti” chierici hanno (s)parlato di “poco ritmo” e di “troppo latino” , sprecando l’occasione di stare una buona volta zitti di fronte alla riuscita dell’evento…
Badate : i preti criticoni di Venezia , che dicono, senza provarlo, di interpretare il pensiero dei giovani e dei fedeli sono della stessa razza che alla fine del Concilio ha fatto morire traumaticamente i Cori, la Musica Sacra, le Confraternite, le Pie unioni ecc ecc consegnando al boia ( = società laicista) una fiorente civiltà cattolica con le mani ormai legate.
Con molta trepidazione attendo di conoscere le sorti liturgiche in occasione del Congresso Eucaristico Nazionale che si terrà nella Città di Ancona...
Vi saluto con grande ammirazione per quanto fate !
Andrea Carradori

Anonimo ha detto...

Mi state dicendo che alcune vacche sono entrate nel giardino della resurrezione?

Anonimo ha detto...

No, stiamo dicendo che, purtroppo una vacca quadrupede, volonterosa quanto pia, non è stata fatta entrare nel giardino della resurrezione, dove si sarebbe trovata benissimo e in ottima compagnia, considerando la posione del giardino medesimo.

Anonimo ha detto...

Basta lamentarvi! Il Papa non ha bisogno di essere difeso, i preti di essere attaccati e la Chiesa veneta di essere criticata da zelanti interpreti dell'autentica volontà pontificia. Non siate più papisti del Papa; non c'è necessitè alcuna!

Nikolaus ha detto...

I soliti pretoni ignoranti: sono gli stessi che non sanno intonare un Gloria in excelsis Deo o peggio un Per Cristo con Cristo e in Cristo; ma dove siamo finiti? E' tempo che nei seminari ricomincino a studiare la musica sacra e che brucino quelle maledette chitarre che qualche cialtrone gli ha messo in mano...robe dell'altro mondo!

Anonimo ha detto...

Dice il profeta: "chi è causa del suo mal..."!

Anonimo ha detto...

Tutti questi curati (ignoranti)che parlano di poca partecipazione del popolo alle celebrazioni e troppo latino sanno realmente di cos'hanno bisogno i fedeli?

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