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Moraglia Patriarca: due annunci, due stili
L'annuncio a La Spezia e l'annuncio a Venezia, l'annuncio del distacco e l'annuncio dell'arrivo. Con due stili un po' diversi.
14 commenti:
Anonimo
ha detto...
Io sono emiliano ma ho nonni vicentini e permettetemi... in queste occasioni i veneti sono sempre spassosissimi
Questo Patriarca e' un dono prezioso che mostra la generosita' infinita del Signore. Che Dio lo benedica. Quanto e' dolce, profondo, umano... E' il mio Patriarca Pastore!
Moraglia quando parla trasmette emozioni, come Marco Cè. Scola è indubbiamente un grande Cardinale, ma la sua comunicativa non mi ha mai emozionato, il che è del tutto un problema mio soggettivo. Ora, ascoltando Moraglia, mi sono addirittura commosso. Sembra una persona di grande umanità, ed emerge con sincerità il suo amore per la comunità che lascia e per quella che lo aspetta. Mi sa che sarà un vero pastore, che piacerà a tutti: cattolici progressisti, moderati, conservatori e anche non credenti.
Proprio oggi (il giorno dopo la nomina annunciata ufficialmente) pubblica sul suo sito la lettera:
"Mercoledi, 1 Febbraio 2012
Il Patriarca che vorrei
Caro Direttore, le scrivo non a proposito del "Patriarca che vorrei" ma del Patriarca che auspicherei: cioè semplicemente secondo il Vangelo. Chiunque egli sia, deve essere accolto con gioiosa attesa e rispetto perché viene nel nome del Signore, come Lei dice. Egli è un dono grandissimo che il Signore ci dà. Il dono è la presenza del Vescovo in una Comunità Ecclesiale: egli nel suo operare e nel suo parlare, con la sua esistenza, dovrà costantemente rimandare a Colui che lo ha inviato, in quanto suo dono. Il discorso vale però anche per ciascuno di noi: essere dono di Dio l'uno per l'altro così che Dio possa abitare con l'uomo e l'uomo vivere con Dio e di Dio. L'incontro del nuovo Vescovo con la Comunità è per me il momento più significativo del ministero episcopale e il più intenso, quasi programmatico: il Vescovo pertanto non dovrebbe arrivare accompagnato da fedeli della diocesi di partenza. Non ne ha bisogno: non è infatti solo ma con Colui di cui è l'inviato. "Chi accoglie voi accogli me". La festa d'ingresso è solo della comunità accogliente. Non dovrebbe nemmeno essere accompagnato né da autorità ecclesiastiche né da personalità politiche perché altrimenti non verrebbe nel nome del Signore ma nel suo nome. E magari con la sua potenza. Non dimentichi l'asciuga-piedi perché solo per questo ha il Pastorale. Vivrà tra i fedeli sì da conoscerne le difficoltà materiali e spirituali e la loro grande devozione e poterli chiamare per nome. Anche loro lo conosceranno, conosceranno la sua voce e cammineranno al suo seguito. Al di là di una visita pastorale dovuta. Hanno vitale bisogno di lui, per vivere secondo Cristo. Non punti solo su laici "certificati" ma incontri, segua e ascolti attentamente coloro che esprimono dissensi , domande, dubbi o fermenti. Questi sono esigenza di una esistenza rinnovata e autentica. In loro c'è profezia e occasione di conversione per la Chiesa. Non li lasci andare, contando nei "suoi", "i sicuri": smentirebbe il suo ministero pastorale. Si faccia colloquio, con tutti.
(Penso che i poveri liguri -forse il lettore ne teme l'invasione a San Marco il 25 marzo, chissà..- , e non solo quelli, saranno molto 'contenti' nel leggerla. E non so se aumenterà la stima verso la "gente veneta".. Comunque, sul serio: un giornale diocesano che si comporta così, comincia a dir poco col piede sbagliato..)
Ho sentito che molti preti del patriarcato sono scontenti perchè è un vescovo di Siri, molto tradizionalista. Ho sentito con le mie orecchie un prete dire "che non creda di venire qui a comandare". Cioè, sono allibita. Come si fa a provare un astio verso un vescovo così buono, così amato, così dolce come è Moraglia? Si vergognino questi preti e prendano esempio dalla serietà e dalla spiritualità di questo vescovo. Sono sicura che anche in curia stanno tramando! Perfidi servitori, dov'è l'obbedienza? Cechi d'invidia e d'odio...
io invece ho sentito solo preti e gente contenti. Comunque il Cardinal Cè, nostro amato Patriarca emerito,gli ha scritto una bella e affettuosa lettera e gli ha detto una cosa che è vera e cioè che pregiudizialmente i veneziani vogliono bene al Patriarca. Penso che nessuno voglia smentire il Cardinal Cè. E poi il nuovo Patriarca E' un tipo che si fa voler bene e a cui si vuole bene. Ho visto i video di Mons. Moraglia che girano sul web e ho letto tutte le sue omelie sul sito diocesano di spezia, in esse traspare la forza e nel contempo l'umiltà dell'uomo e soprattutto la cura e l'amore per le sue pecore. E' il buon pastore, non è il mercenario. Conosce le sue pecore e loro conoscono lui. Io ho già imparato a conoscere la sua voce e mi abbandono alla sua guida con fiducia.
tra le altre cose sembra un tipo molto simpatico e gioviale, con senso dell'ronia, leggetevi questa intervista (vi scrivo il link, selezionate, fate copia e poi su explorere incolla)rilasciata al Corriere della serea.
Alberto Vitucci, del Coriere delle Alpi, ha colto l'essenza della personalità del nuovo patriarca: Umiltà, apertura al dialogo, mano tesa alle altre religioni e ai «non credenti». Mi è piacuta del discorso di Moraglia la citazione di San Paolo,il fatto che inende venire non come padrone della nostra fede, ma come colaboratore della nostra gioia. Ha un ottima impostazione pastorale e grande, anzi grandissima sensibilità. Mi sa che questo nuovo patriarca abbia in sè caratteristiche di Giuseppe Sarto, Angelo Roncalli e Albino Luciani. Comunque, cari amici, vi do il link dell'articolo di Vitucci, buona lettura:
Diciamo che (lo dico da genovese) quella di Moraglia è una mano tesa, aperta, e rivestita da un guanto di umiltà. Ma, comunque, più ferrea che no. (Il che non contraddice le doti elencate in precedenza, anzi.)
14 commenti:
Io sono emiliano ma ho nonni vicentini e permettetemi... in queste occasioni i veneti sono sempre spassosissimi
Questo Patriarca e' un dono prezioso che mostra la generosita' infinita del Signore. Che Dio lo benedica. Quanto e' dolce, profondo, umano... E' il mio Patriarca Pastore!
TUTTI AMANO CHECCO MORAGLIA!
Moraglia quando parla trasmette emozioni, come Marco Cè. Scola è indubbiamente un grande Cardinale, ma la sua comunicativa non mi ha mai emozionato, il che è del tutto un problema mio soggettivo. Ora, ascoltando Moraglia, mi sono addirittura commosso. Sembra una persona di grande umanità, ed emerge con sincerità il suo amore per la comunità che lascia e per quella che lo aspetta. Mi sa che sarà un vero pastore, che piacerà a tutti: cattolici progressisti, moderati, conservatori e anche non credenti.
Che simpatica, Gente Veneta!
Proprio oggi (il giorno dopo la nomina annunciata ufficialmente) pubblica sul suo sito la lettera:
"Mercoledi, 1 Febbraio 2012
Il Patriarca che vorrei
Caro Direttore, le scrivo non a proposito del "Patriarca che vorrei" ma del Patriarca che auspicherei: cioè semplicemente secondo il Vangelo. Chiunque egli sia, deve essere accolto con gioiosa attesa e rispetto perché viene nel nome del Signore, come Lei dice. Egli è un dono grandissimo che il Signore ci dà. Il dono è la presenza del Vescovo in una Comunità Ecclesiale: egli nel suo operare e nel suo parlare, con la sua esistenza, dovrà costantemente rimandare a Colui che lo ha inviato, in quanto suo dono. Il discorso vale però anche per ciascuno di noi: essere dono di Dio l'uno per l'altro così che Dio possa abitare con l'uomo e l'uomo vivere con Dio e di Dio. L'incontro del nuovo Vescovo con la Comunità è per me il momento più significativo del ministero episcopale e il più intenso, quasi programmatico: il Vescovo pertanto non dovrebbe arrivare accompagnato da fedeli della diocesi di partenza. Non ne ha bisogno: non è infatti solo ma con Colui di cui è l'inviato. "Chi accoglie voi accogli me". La festa d'ingresso è solo della comunità accogliente. Non dovrebbe nemmeno essere accompagnato né da autorità ecclesiastiche né da personalità politiche perché altrimenti non verrebbe nel nome del Signore ma nel suo nome. E magari con la sua potenza. Non dimentichi l'asciuga-piedi perché solo per questo ha il Pastorale. Vivrà tra i fedeli sì da conoscerne le difficoltà materiali e spirituali e la loro grande devozione e poterli chiamare per nome. Anche loro lo conosceranno, conosceranno la sua voce e cammineranno al suo seguito. Al di là di una visita pastorale dovuta. Hanno vitale bisogno di lui, per vivere secondo Cristo. Non punti solo su laici "certificati" ma incontri, segua e ascolti attentamente coloro che esprimono dissensi , domande, dubbi o fermenti. Questi sono esigenza di una esistenza rinnovata e autentica. In loro c'è profezia e occasione di conversione per la Chiesa. Non li lasci andare, contando nei "suoi", "i sicuri": smentirebbe il suo ministero pastorale. Si faccia colloquio, con tutti.
Giuseppe Cerni "
http://www.gvonline.it/public/articolo.php?id=6857
(Penso che i poveri liguri -forse il lettore ne teme l'invasione a San Marco il 25 marzo, chissà..- , e non solo quelli, saranno molto 'contenti' nel leggerla. E non so se aumenterà la stima verso la "gente veneta"..
Comunque, sul serio: un giornale diocesano che si comporta così, comincia a dir poco col piede sbagliato..)
Già, esattamente due stili diversi: a La Spezia infatti i preti portano ancora la talare!!!
Ho sentito che molti preti del patriarcato sono scontenti perchè è un vescovo di Siri, molto tradizionalista. Ho sentito con le mie orecchie un prete dire "che non creda di venire qui a comandare". Cioè, sono allibita. Come si fa a provare un astio verso un vescovo così buono, così amato, così dolce come è Moraglia? Si vergognino questi preti e prendano esempio dalla serietà e dalla spiritualità di questo vescovo. Sono sicura che anche in curia stanno tramando! Perfidi servitori, dov'è l'obbedienza? Cechi d'invidia e d'odio...
ELENA
io invece ho sentito solo preti e gente contenti. Comunque il Cardinal Cè, nostro amato Patriarca emerito,gli ha scritto una bella e affettuosa lettera e gli ha detto una cosa che è vera e cioè che pregiudizialmente i veneziani vogliono bene al Patriarca.
Penso che nessuno voglia smentire il Cardinal Cè.
E poi il nuovo Patriarca E' un tipo che si fa voler bene e a cui si vuole bene. Ho visto i video di Mons. Moraglia che girano sul web e ho letto tutte le sue omelie sul sito diocesano di spezia, in esse traspare la forza e nel contempo l'umiltà dell'uomo e soprattutto la cura e l'amore per le sue pecore. E' il buon pastore, non è il mercenario. Conosce le sue pecore e loro conoscono lui. Io ho già imparato a conoscere la sua voce e mi abbandono alla sua guida con fiducia.
tra le altre cose sembra un tipo molto simpatico e gioviale, con senso dell'ronia, leggetevi questa intervista (vi scrivo il link, selezionate, fate copia e poi su explorere incolla)rilasciata al Corriere della serea.
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2012/1-febbraio-2012/nuovo-patriarca-ora-venezia-ha-tanti-orienti-governare-1903094076556.shtml
ha veramente il senso dell'ironia, leggetevi quest'articolo di Tornielli.
ecco il link:
http://2.andreatornielli.it/?p=3535
a Venezia regna l'ineleganza.
Alberto Vitucci, del Coriere delle Alpi, ha colto l'essenza della personalità del nuovo patriarca: Umiltà, apertura al dialogo, mano tesa alle altre religioni e ai «non credenti».
Mi è piacuta del discorso di Moraglia la citazione di San Paolo,il fatto che inende venire non come padrone della nostra fede, ma come colaboratore della nostra gioia.
Ha un ottima impostazione pastorale e grande, anzi grandissima sensibilità.
Mi sa che questo nuovo patriarca abbia in sè caratteristiche di Giuseppe Sarto, Angelo Roncalli e Albino Luciani.
Comunque, cari amici, vi do il link dell'articolo di Vitucci, buona lettura:
http://corrierealpi.gelocal.it/2012/02/01/news/venezia-e-moraglia-il-nuovo-patriarca-1.3133314
Diciamo che (lo dico da genovese) quella di Moraglia è una mano tesa, aperta, e rivestita da un guanto di umiltà. Ma, comunque, più ferrea che no. (Il che non contraddice le doti elencate in precedenza, anzi.)
Rileggere dopo due anni e mezzo questi post ingenui lascia interdetti.
Occorre pregare ogni giorno perchè se ne vada altrove.
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