Uno sguardo veneto sulla Liturgia, musica e arte sacra, le attualità romane e le novità dalle terre della Serenissima.
Sul solco della continuità alla luce della Tradizione.

Curiali ciàcole trevigiane e la Messa della discordia



Le resistenze al motu proprio Summorum Pontificum, con il quale nel 2007 Benedetto XVI volle liberalizzare la messa antica, concedendo ai parroci di celebrarla in presenza di un gruppo stabile di fedeli, senza il bisogno di una speciale autorizzazione del vescovo, raggiungono livelli di guardia. L’ultimo caso è accaduto in quel di Vetrego, paese vicino a Mirano in provincia di Venezia ma in diocesi di Treviso. Qui, con l’accordo del parroco e del consiglio parrocchiale, che non è affatto composto da tradizionalisti, era stato stabilito di celebrare il 1° maggio – domenica in Albis e festa della Divina Misericordia – una messa antica (solo per una volta, solo in quella speciale occasione), per festeggiare il sessantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale e il quarantesimo anniversario di permanenza dello stesso parroco, don Pietro Mozzato. Che avrebbe dunque rivissuto la messa della sua ordinazione sacerdotale. Nessuna nostalgia borbonica, nessun inno al Papa re (sentimenti peraltro difficilmente riscontrabili in Veneto, che non fece mai parte dello Stato Pontificio), nessuna finalità “politica”, nessuna polemica contro il Concilio Vaticano II… Solo una messa secondo il rito antico, con il messale del 1962, quello promulgato dal beato Giovanni XXIII, quello liberalizzato dal suo successore Papa Ratzinger.
A celebrare la messa in onore di don Pietro sarebbe stato padre Konrad Zu Loewenstein, della Fraternità San Pietro, cappellano di San Simon Piccolo a Venezia, che celebra more antiquo nel capoluogo lagunare in accordo con il cardinale patriarca Angelo Scola. I manifestini per invitare i fedeli erano già pronti. Ma… il parroco di un paese vicino, Spinea, vedendoli, ha pensato bene di dire al collega di Vetrego che quell’iniziativa avrebbe urtato la curia di Treviso. Così, nonostante la decisione presa in accordo con il consiglio pastorale (quando serve, s’invoca sempre l’importanza di questi organismi, quando non serve la si dimentica; quando fa comodo i laici e le loro inziative scompaiono, in barba allo stesso Concilio) e nonostante si ricadesse in tutto e per tutto nelle facoltà concesse da un motu proprio papale che è legge universale nella Chiesa, il parroco di Vetrego è stato vivamente sconsigliato di procedere. E’ stato infatti avvertito il vicario generale del vescovo Gianfranco Agostino Gardin, monsignor Giuseppe Rizzo, il quale ha fatto sapere (per interposto sacerdote) che la curia era contraria e la messa non s’aveva da fare.
Così don Pietro, che avrebbe potuto tranquillamente procedere come previsto e annunciato, si è sentito sotto pressione e ha pensato di annullare tutto, in barba ai manifesti già stampati e alle norme sancite dal Pontefice. I fedeli di Vetrego che avevano sostenuto l’iniziativa – ricordiamolo, celebrazione straordinaria una tantum per un giubileo sacerdotale della messa liberalizzata da Benedetto XVI – hanno provato invano a contattare vicario e vescovo, che, come spesso purtroppo accade in questi casi, han pensato bene di non rispondere. Sui laici faranno molte omelie, convegni, progetti pastorali. Ma non si sentono in dovere di dar loro risposte, perché facendolo dovrebbero spiegare in base a che cosa proibiscono ciò il Papa ha liberalizzato.
Qualcosa del genere era già accaduto nei mesi scorsi a Mirano, sempre in diocesi di Treviso. Inutile dire che questo zelo e questa volontà di stabilire norme ad personam viene applicato a senso unico, in un’unica direzione. Fingendo di non vedere ciò che accade in tante altre parrocchie (mi riferisco a certe liturgie, per così dire, ”disinvolte”, di cui non mancano esempi).
Chi segue questo blog sa come negli ultimi mesi il sottoscritto sia stato piuttosto severo nei suoi giudizi verso certi atteggiamenti del mondo tradizionalista. Ma ciò che sta accadendo, con pastori che pretendono di far valere la loro autorità al di sopra di quella del Papa, dimenticando le leggi della Chiesa e non degnando neppure di una risposta i fedeli laici “colpevoli” di aver proposto per una volta soltanto la celebrazione della messa antica, è davvero grave. La diocesi di Treviso, che ha dato i natali a san Pio X, non risulta – almeno per il momento – dispensata dalla comunione con il vescovo di Roma, né risulta seguire il rito ambrosiano o mozarabico. Celebra il rito romano. E dal 2007 di quel rito romano, accanto alla forma ordinaria, esiste, pienamente legittima e legittimata, la forma straordinaria. Anche nella curia trevigiana dovrebbero farsene una ragione.


testo da 2.andreatornielli.it, immagini da g.image.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Sempre a lamentarsi, sempre a lamentarsi ... continuo a dire che la bolla di nomina di Gardin a Treviso non l'ho firmata io ! Che preti del genere sono frutto di anni di seminario e che il loro rettore era vescovo ed ora è arcivescovo, coccolato e stimato, sempre da Chi ha firmato la sua bolla di nomina. Continuo a dire che chi è causa del suo mal ... !

Anonimo ha detto...

Quelli delle Messe polverose sono bravi a lamentarsi! Però la curia di Treviso... qui ha toppato alla grande.

Anonimo ha detto...

Si,si ! La curia di Treviso fa muro di gomma, come tutte le curie degne di questo nome. Dietro l'untuoso "... non è opportuno ..." quanta acredine, stizza, contrarietà, eterno desiderio di dominio su persone e avvenimenti, tutto condito con manifestazioni di religioso fervore per la causa della Chiesa ... a conosso ben 'sta zente, paurosa della propria ombra, desiderosa di compiacere l'umore del gerarca di turno, in nulla difforme dai dettami della maggioranza, pronta a cambiar parere se la maggioranza cambia partito ... questa è la gente di curia ! Torno a dire, chi è causa del suo mal ...

pietro ha detto...

Vorrei sapere perché i fedeli di quella parrocchia non si sono rivolti al Metropolita del Triveneto, dato che il loro Ordinario non ha mai dato risposta. Bisogna bussare.......bussare.......bussare e insistere ad un certo punto una risposta la dovranno pure dare.

Anonimo ha detto...

I metropoliti non hanno più da molto tempo reale potere sui suffraganei, ne lo vogliono avere. E figurati se Scola si prende grattacapi con Gardin ... e loro, i curiali, sono espertissimi a non dar risposta alcuna. Anni, secoli di esperienza raffinata, perchè se non parli con le persone - che ben inteso sarebbero le tue pecorelle da pascere - ebbene, se non parli con loro puoi dire di non aver dato alcuna risposta, positiva o negativa che sia, e con questo di non avere una posizione definita da cui difendersi in caso di attacchi o da rinnegare in caso di intervento di superiori autorità. E' la piccola furbizia degli incapaci elevati in autorità, che val quel che vale, ma tanto basta per sopravvivere senza timore di spiacere a nessuno, se non ai tuoi fedeli ... ma di quelli chi se ne importa!

Renzo T. ha detto...

Qual'è la posizione dell'arcivescovo Gardin nei confronti del Summorum Pontificum? Osservate bene la tipologia dei frutti e conoscrete l'albero che li ha prodotti...!!!

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